di STEFANO AVANZI

Robert Winnett, selezionato per dirigere il Washington Post, ha deciso di non assumere l’incarico a seguito dei dubbi sulle sue pratiche non etiche nella raccolta di notizie in Gran Bretagna. A bruciarli è stata un’inchiesta dello stesso Washington Post.

Winnett resterà al Daily Telegraph di Londra, dove è Vicedirettore. La notizia è stata comunicata venerdì 21 giugno sia ai dipendenti del Telegraph che allo staff del Post tramite e-mail. Chris Evans, caporedattore del Telegraph, ha dichiarato: “Sono lieto di annunciare che Rob Winnett ha deciso di restare con noi. Come tutti sapete, è un ragazzo di talento e la loro perdita è il nostro guadagno”.

“incredibile talento”

Will Lewis, amministratore delegato del Washington Post, ha confermato la notizia ai dipendenti del Post, esprimendo il suo rammarico per il ritiro di Winnett e lodandolo come un “editore e giornalista di incredibile talento”.

Secondo fonti vicine alla questione, Winnett ha scelto di ritirarsi dalla posizione di Direttore della redazione del Post. Lewis ha annunciato che il Post avvierà una nuova ricerca per coprire il ruolo vacante.

La decisione di Winnett di rimanere in Gran Bretagna rappresenta l’ultimo episodio di una serie di sconvolgimenti al Post. All’inizio del mese, Sally Buzbee, direttrice esecutiva del giornale, ha rassegnato improvvisamente le dimissioni, coincidenti con l’annuncio di Lewis di un piano per riorganizzare drasticamente la redazione del Post.

“rat boy”

Nelle settimane successive sono usciti numerosi articoli -anche del Washington Post- che sollevavano dubbi sull’etica giornalistica di Winnett e Lewis. Jeff Bezos, fondatore di Amazon e proprietario del giornale da oltre un decennio, è intervenuto  rassicurando gli editori senior che gli standard del Post rimarranno elevati.

Winnett, noto per la sua incessante ricerca di scoop, si è guadagnato il soprannome di “Rat Boy”. La notizia del suo ritiro ha suscitato sollievo tra alcuni giornalisti del Post. “Rat Boy è uscito!”, ha esclamato un giornalista in un messaggio di testo.

Lewis aveva inizialmente annunciato che Winnett avrebbe assunto la Direzione del Post dopo le elezioni presidenziali americane di novembre, con Matt Murray, ex redattore capo del Wall Street Journal, che avrebbe ricoperto il ruolo di Caporedattore ad interim fino ad allora. Nella sua e-mail di venerdì, Lewis ha confermato che Murray continuerà a ricoprire il ruolo fino a dopo le elezioni. Ha inoltre annunciato che il Post pianifica di creare una nuova divisione focalizzata sul giornalismo di servizio e sui social media nel primo trimestre del prossimo anno.

conflitti interni

La decisione di Winnett rappresenta una grave battuta d’arresto per Lewis, criticato nelle ultime settimane per la sua gestione delle situazioni etiche e dei conflitti interni. Il New York Times ha recentemente riportato che Lewis e Winnett avrebbero utilizzato documenti ottenuti in modo fraudolento per articoli pubblicati sul Sunday Times di Londra.

Un’inchiesta del New York Times ripercorre i rapporti tra i due, tornando ai tempi in cui lavoravano per i media britannici, adombrando il dubbio abbiano usato informazioni ottenute fraudolentemente. Lewis era all’epoca il direttore del Sunday Times (testata del gruppo di Rupert Murdoch), Winnett lavorava già per il Daily Telegraph.

investigatore privato

Lo stesso Washington Post ha successivamente condotto un’indagine sui legami di Winnett con John Ford, un investigatore privato che ha ammesso di aver utilizzato metodi non etici per ottenere esclusive. Secondo il Post, sarebbe stato proprio grazie a Ford che Winnett avrebbe pubblicato scoop sulle finanze di Tony Blair, la scalata di un uomo d’affari iracheno al Leeds United e la lista dei clienti per un nuovo modello di Mercedes da 250 mila sterline. Ford, che in passato si è autodescritto come “un ladro comune”, usava il suo talento con gli accenti per convincere banche e altri soggetti a passargli informazioni private. La pratica – in inglese “blagging” – è contro la legge anche in Gran Bretagna, ma può essere giustificata in tribunale se il materiale è pubblicato nell’interesse del pubblico.

Alcuni giornalisti di spicco del Post hanno pubblicamente chiesto le dimissioni di Lewis per il bene del giornale e del pubblico, affermando che ha perso la fiducia della redazione e non la riconquisterà mai.

(nella foto, Will Lewis, amninistratore delegato del Washington Post)

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