Nel profondo discorso che della Sala Clementina che Papa Francesco ha tenuto a fine maggio ai membri  dell’Associazione Stampa Estera un aggettivo insolito viene abbinato ai giornalisti: umile: “L’umiltà può essere la chiave di volta della vostra attività”. Più della professionaità, della competenza, della memoria storica, della curiosità, della capacità di scrittura, dell’abilità nell’indagare e nel porre le giuste domande, della velocità di sintesi, dell’abilità nel rendere comprensibile al vasto pubblico ciò che accade. “Ognuno di noi -dice il Papa- sa quanto sia difficile e quanta umiltà richieda la ricerca della verità. E quanto sia più facile non farsi troppe domande, accontentarsi delle prime risposte, semplificare, rimanere alla superficie, all’apparenza; accontentarsi di soluzioni scontate, che non conoscono la fatica di un’indagine capace di rappresentare la complessità della vita reale. L’umiltà del non sapere tutto prima è ciò che muove la ricerca, La presunzione di sapere tutto è ciò che la blocca”. Insomma: “Il giornalista umile è un giornalista libero. Libero dai condizionamenti. Libero dai pregiudizi e per questo coraggioso”.

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