di VITTORIO DI TRAPANI
Si, lo so, esiste la Legge Melandri. Si, lo so, esiste il Regolamento AgCom. Ma sul rapporto tra diritti tv e diritto di cronaca una riflessione va fatta. Lo spunto è la nuova circolare inviata dalla Lega Calcio di Serie A alle emittenti televisive. Parto dalla mia opinione: l’insieme di norme sui diritti sportivi e regia unica si traduce in una lesione del diritto di cronaca. Insomma, le attuali leggi e regolamenti rendono impossibile un racconto completo di tutto ciò che avviene dentro uno stadio. A danno dei cittadini ai quali, quindi, noi giornalisti non possiamo fornire il servizio migliore cui loro hanno diritto. Il racconto tv vive di immagini. Le telecamere sono i vostri occhi dentro uno stadio. Ecco, con le attuali regole c’è chi decide per tutti voi dove dovete rivolgere lo sguardo, cosa potete vedere e – soprattutto – cosa no. Ed è la Lega Calcio di Serie A che amministra i diritti tv, produce e li vende per conto dei club di calcio. Intanto è bene sapere che: 1- Le immagini della serie A sono prodotte da un unico soggetto. E sono uguali per tutti.
2- All’interno dello stadio non possono entrare altre telecamere. Pertanto nessun altro video è consentito se non quelli messi a disposizione dal Produttore dell’evento.
3- Ora addirittura si impedisce ai giornalisti seduti in tribuna stampa di scattare foto. Insomma, un tifoso può scattare una foto. Un giornalista in tribuna stampa no. Il diritto di cronaca è il dovere del giornalista di informare rispetto a fatti di interesse pubblico e di utilità sociale, e il diritto dei cittadini ad essere informati. Insomma, è una delle traduzioni operative dell’art.21 della Costituzione. La domanda allora è: Può rientrare in questo solo ciò che registra o – peggio – mette a disposizione il produttore dell’evento?
1- il produttore dell’evento ha ovviamente una sua idea di racconto.
2- la legge permette la messa a disposizione anche delle sole “immagini salienti”. “Salienti” per chi? Per il produttore dell’evento. Non per me giornalista.
3- io giornalista potrei avere interesse a raccontare una visione diversa di un evento. E pertanto potrei aver bisogno di immagini che il produttore non mi dà. Gli esempi possono essere centinaia: le curve, gli striscioni, i tifosi, un reparto specifico della squadra, le panchine, gli arbitri, la tribuna dove siedono i dirigenti delle squadre.
4- se il produttore dell’evento decide che qualcosa che avviene allo stadio non si meritevole di attenzione, quello che soccombe è il diritto di cronaca.
Ecco due esempi:
1- dopo l’uccisione del capo del gruppo di ultras della Lazio “Irriducibili”, potrei avere interesse ad avere particolare attenzione su ciò che avviene nel loro settore. Ovviamente il produttore dell’evento non avrà una personalizzata su quello. 2- ricordate il drone che sfiora lo sciatore rischiando un incidente importante? Quelle immagini non erano del produttore dell’evento, ma della personalizzata Rai che colse l’attimo. Perché in quel caso era consentita l’introduzione di telecamera per le cosiddette personalizzazioni. In assenza, nessuno avrebbe saputo.
La soluzione? Eliminare tutte le limitazioni al diritto di cronaca. Quindi le limitazioni “ex ante”: ovvero, per evitare che tu violi i miei diritti, io ti tolgo ogni strumento e possibilità potenziale a farlo. Ma, in questo modo, crei la potenziale lesione del diritto di cronaca, perché mi togli ogni strumento per documentare qualcosa di “interesse pubblico” o di “utilità sociale”, che il produttore dell’evento non ha ripreso o che non mi darà nelle sua “immagini salienti”. Il bilanciamento tra il diritto tv e il diritto di cronaca può essere solo “ex post”: ovvero se io effettivamente violo il tuo diritto tv. Se invece io uso mie immagini (video o foto), riprese anche dalla tribuna stampa, nei limiti temporali fissati dalle norme sul diritto di cronaca, nessuno deve potermelo impedire. Credo questa sia una battaglia di libertà di informazione al pari di quelle fatte sulla cronaca politica e giudiziaria. Non perché è sport allora è una libertà… di serie B.
(L’autore è segretario nazionale Usigrai)