“Per uscire dalla crisi ci vuole qualità”: è il concetto che esprimono quasi tutti gli esperti. Il giornalismo si salverà, tornerà competitivo, troverà autorevolezza e acquirenti, se migliorerà la qualità del prodotto e, dunque anche quella dei suoi produttori. I giornalisti.
Chiunque può esprimere i propri giudizi attraverso la lettura dei quotidiani, l’ascolto dei notiziari tv, radio e on line. Possono essere indicativi i risultati degli esami di stato? Forse anche da questi qualche indicazione è possibile trarla.
Ecco i dati raccolti dall’Ordine nazionale, al termine dell’ultima sessione, quella numero 130, conclusa nel mese di luglio 2019. Si possono riassumere così:

Domande presentate 262

Presenti alla prova scritta 211

Ammessi agli orali 162 su 211 (76.77%)

Bocciati alla prova orale 17 (di cui 2 assenti)

Idonei finali 145 (68,72%)

Candidati laureati 177, pari all’83,88% (dei quali ammessi agli orali 136, pari al 76.83%

Uomini presenti 115, idonei 80 pari al 69,05%
Donne presenti 96, idonee 65 (67,70)

Fra i risultati più significativi ci sono: i 49 candidati non ammessi alla prova orale (34 per cento), segno chiaro dello scarso addestramento alla scrittura e della insufficiente capacità di rispondere ai quesiti proposti dalla commissione. Poi c’è il rapporto fra i presenti e gli idonei: 211 e 145, un quarto dei partecipanti non ce l’ha fatta.
Poi ci sono i 34 non laureati, ma la legge ancora non prevede l’obbligo del titolo accademico. L’antica discussione sulla necessità della laurea è ancora valida: può esistere un professionista non laureato?
Altra questione rilevante, quella del praticantato effettuato dai candidati. Oggi vengono ammessi all’esame: quelli che posseggono la certificazione di un direttore di testata; quelli con la dichiarazione sostituiva data dall’Ordine regionale, quelli delle scuole autorizzate dall’Ordine; quelli che hanno avuto il cosiddetto “ricongiungimento”.

Con la dichiarazione del direttore erano 46, sono stati ammessi all’orale in 33 (77,7%) e sono risultati idonei in 28 (68,86%).

Con la dichiarazione sostitutiva erano 44, sono stati ammessi all’orale in 34 (77,2%), idonei 30 (68,18%).

Dalle scuole provenivano in 54, ammessi all’orale 48 (88,8%), idonei 44 (81,48%).

Si sono presentati con ricongiungimento in 67, ammessi all’orale 47 (70%), idonei 43 (64,17%).

Detto che ogni possibile osservazione è relativa e non ha un particolare valore probante, si può osservare: le prestazioni migliori (percentuali più alte) appaiono quelle dei praticanti usciti dalle scuole (due anni di addestramento tecnico pratico con residenza obbligatoria); più in difficoltà appaiono i praticanti forniti di “ricongiungimento” (pezzi di praticantato in periodi e aziende diverse). C’è anche da osservare che mentre nelle scuole la formazione teorica (etica, diritto, economia ecc) è nota e certificata, negli altri casi né la commissione né l’Ordine regionale che ha ammesso l’allievo all’esame, conoscono gli studi affrontati (a parte il corso di Fiuggi, cui avevano partecipato 38 allievi su 211 presenti all’esame).

Professionereporter

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