Alfio Sciacca, Cesare Giuzzi e Paolo Ottolina a Milano, Claudia Voltattorni e Maria Rosaria Spadaccino a Roma. Sono i cinque nuovi membri del cdr del Corriere della Sera.
A Milano hanno votato 243 giornalisti su 293 aventi diritto, a Roma 56 su 65.
Alfio Sciacca (Redazione Cronache) e Maria Rosaria Spadaccino (Cronaca di Roma) hanno avuto precedenti esperienze in differenti cdr. Sciacca fu membro dell’unico comitato che negli ultimi anni ha completato il mandato (un biennio). Il cdr di cui fece parte rivelò sul Corriere che i debiti enormi accumulati da Rcs dipendevano dal cattivo investimento nel gruppo editoriale spagnolo Recoletos. Sciacca, nel programma reso noto prima delle elezioni, ha proposto stabilizzazione dei precari, perequazione per i “depotenziati”, confronto su carichi e qualità del lavoro e massima trasparenza nell’azione del cdr. Spadaccino nella sua mail elettorale si è impegnata a “lavorare sulle sperequazioni (come si è già fatto bene in passato) che nelle redazioni sono tante e di vario tipo” e sull’accesso ai diritti per tutti. Ha aggiunto: “Credo sia necessario riprendere la buona pratica dell’informazione costante su passaggi decisivi per la nostra vita professionale, nati nell’interlocuzione con la controparte, ovvero l’azienda”.
Depotenziati e precari storici
Claudia Voltattorni (Cronache, da Roma) ha proposto “un cdr unito, che possa occuparsi, in maniera trasparente al meglio di tutti i giornalisti del Corriere della Sera, dai più ‘deboli’– depotenziati e precari storici – alle prime firme, passando per chi trascorre ore in coda per disegnare le pagine o all’alba già è in pista per coprire il web. Non ultima cosa, mi candido perché una donna al Cdr ci vuole, visto che siamo la metà (o forse di più?) della forza lavoro di questo giornale. E aggiungo, per chi non lo sapesse, che ci vuole pure una mamma, che lavora e tira tardi come tante mamme qui dentro”.
I “depotenziati” sono i giornalisti assunti dopo il 2011, che non hanno diritto ad alcuni benefit, primo fra tutti l’auto aziendale. Sono oltre 100, circa un terzo dei giornalisti del Corriere.
Per il riequilibrio dei diritti si sono spesi gran parte dei candidati. Fra questi, coloro che avevano portato avanti le proposte più particolari non sono stati eletti.
Carlo Vulpio (inviato speciale, con sede ad Altamura, in Puglia) voleva diminuire i super compensi dei manager e di alcuni giornalisti, per fare nuove assunzioni. Giornalisti e manager, aveva scritto nel suo programma, “percepiscono centinaia di migliaia di euro di compensi che non hanno ragion d’essere”. Questi soldi “potrebbero invece essere investiti per assunzioni di giovani, con sgravio del lavoro delle redazioni sotto organico”. Vulpio parlava dei “super compensi di quei giornalisti che, pur non spaccandosi la schiena di lavoro, con qualche rubrichina qua e là incassano centinaia di migliaia di euro l’anno. Non perché siano più bravi degli altri o perché facciano aumentare il numero di copie vendute (non stiamo sostenendo un egualitarismo con livellamento verso il basso), ma perché… così è, e basta”.
Super stipendi e assunzioni
Paolo Foschi (Cronache, da Roma) proponeva un’associazione di dipendenti/azionisti del giornale “per fare sentire con forza la nostra voce anche nelle stanze di chi prende decisioni sul nostro futuro, sulla nostra pelle, sulle nostre vite”. L’adesione dei singoli sarebbe volontaria: “Un ente di questo genere potrebbe essere lo strumento per affermare la centralità della redazione nei piani di rilancio del giornale, oltre a permettere una maggiore valorizzazione economica del nostro lavoro con la partecipazione agli utili che – ricordiamolo sempre – sono il frutto anche dei nostri sacrifici, del nostro impegno professionale.
Per quanto riguarda gli articoli 2 e 12, Silvia Nani e Claudio Guaitoli hanno entrambi raccolto 3 voti. Diventerà rappresentante l’eletto iscritto da più tempo al sindacato o quello con maggiore anzianità aziendale.
Professione Reporter
(nella foto: in abito scuro Urbano Cairo, azionista di maggioranza di Rcs e Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera)