di MICHELE CONCINA

Giornalisti “garantiti” di mezza età: stipendio, mutua, ferie pagate, sicurezze e talvolta privilegi. Giovani giornalisti precari: tanta passione, pochi soldi, pochissime prospettive.

Cittadini di due mondi separati da distanze siderali; ma a Londra, c’è chi prova a metterli sotto lo stesso tetto. Letteralmente: l’organizzazione PressPad recluta giornalisti stabilizzati disposti a offrire ospitalità a giovani aspiranti colleghi che qualche editore o emittente ha selezionato per uno stage, immancabilmente gratuito, nella capitale del Regno (per ora) Unito.

Preziosa porta d’ingresso nella professione, difficile però da varcare per chi non ha alle spalle una famiglia agiata: per vivere un mese, anche in dignitosa povertà, servono più di mille sterline, cioè 1200 euro, secondo i calcoli del Sutton Trust, una ong che studia la mobilità sociale. Solo un giovane su cinque può permetterselo.

Scuole private e costose

Di conseguenza, le redazioni restano un campionario di facce bianche e pasciute, che non somiglia affatto alla Gran Bretagna di oggi, quella che i professionisti dell’informazione devono analizzare e descrivere. Il 94 per cento dei giornalisti britannici hanno la pelle chiara. Appena uno su dieci viene da una famiglia della working class, uno strato sociale che include il 60 per cento della popolazione. Nei gradi alti della professione, quattro persone su cinque hanno frequentato le scuole private della fascia più costosa. Solo lo 0,4 per cento dei giornalisti in attività sono musulmani.

PressPad prova a correggere almeno un po’ lo squilibrio, offrendo a ragazzi differenti il contatto con colleghi che hanno una stanza in più, e qualche consiglio da elargire. Una questione di pari opportunità.

A fondare l’organizzazione, circa un anno fa, è stata Olivia Crellin, 30 anni, approdata alla Bbc dopo un lungo precariato in tre continenti. Con qualche altro volontario ad aiutarla, finora è riuscita a trovare una sistemazione a circa 50 giovani giornalisti; ma sono 150 i “garantiti” che hanno dato la propria disponibilità. Gli uni e gli altri vengono controllati e assicurati.

Per finanziare quella che considera una missione, Crellin nei primi mesi ha usato i suoi risparmi e il suo tempo, passando a lavorare part-time alla Bbc. Un spugno di sponsor e un crowdfunding appena concluso le consentiranno adesso di assumere un coordinatore per PressPad e tornare a fare la giornalista a tempo pieno.

Prime storie di successo

Negli archivi dell’organizzazione, intanto, cominciano ad allinearsi le prime storie di successo. Come quella di Annissa Warsame, vent’anni. Viene da una famiglia di Birmingham così povera da aver diritto all’esenzione dal pagamento della mensa scolastica. Quando è stata scelta per uno stage di giornalismo investigativo promosso da Open Democracy, a Londra non conosceva un’anima, ma è stata ospitata da Meirion Jones, uno dei nomi di punta in quel ramo della professione, e da sua moglie Kate. “Sapevano di offrirmi non solo un posto per dormire, ma un’esperienza su cui riflettere per il resto della mia carriera”, ha raccontato Warsame al Guardian. Grazie anche ai consigli di tutte le sere, e alle discussioni durante la cena della domenica, ha trovato un lavoro “vero”: oggi è addetta stampa dello European Centre for Press and Media Freedom.

Daniel Clark, 24 anni, studente a Cardiff, aveva accolto con giubilo, ma anche con allarme la notizia di essere stato selezionato per uno stage al Bbc News Lab. “Era un’opportunità straordinaria, ero pronto anche a indebitarmi pur di pagare un qualche ostello a Londra. Quando ho scoperto PressPad, non ci potevo credere: era la soluzione ideale”, esulta sulla British journalism review. Il suo padrone di casa, e mentore, sarà Aubrey Allegretti, cronista politico di Sky News.

Per Catherine Philp, redattore agli Esteri del Times, aiutare i giovani colleghi è un modo per ringraziare indirettamente i molti che le hanno dato una mano nel corso della carriera; non ha neppure aspettato PressPad per farlo. “Ho lavorato quasi sempre all’estero, e non ho mai dimenticato le persone che mi hanno aperto la loro porta all’inizio. Perciò, dovunque mi sono trovata, ho ospitato giornalisti agli inizi. Mi sembra il modo più giusto per aiutarli anche ora che sono tornata a Londra, e ho una stanza in più”.

In quella stanza andrà a stare per un po’ Julia Atherley, catapultata a Londra da Ripon, 15 mila abitanti nel North Yorkshire, per un’esperienza di lavoro al Sunday Times. Philp non vede l’ora che arrivi: “Conversare con aspiranti giornalisti è sempre interessante. PressPad è un’idea semplice, brillante, che risolve un problema molto evidente”.

(nella foto, Olivia Crellin)

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