Il giornale che non si paga ha fatto il colpo dell’anno. Almeno fino ad oggi.
Leggo, diretto da Davide Desario, ha pubblicato mercoledì 15 gennaio un pezzo, firmato da Lorena Loiacono, che raccontava cosa c’era scritto sul sito della scuola per l’infanzia, primaria e secondaria di Roma, “Via Trionfale”. Si spiegava per filo e per segno la composizione sociale degli alunni e studenti che frequentano le differenti sedi: “Qui l’alta borghesia, lì i figli dei poveri”, riassumeva il titolo di “Leggo”.
capacita’ e dinamismo
Nel giro di poche ore i giornali di tutta Italia e tutti i telegiornali hanno dovuto riprendere la notizia, lavorarla e approfondirla. La nuova ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, è prontamente intervenuta e ha voluto spiegazioni ufficiali dalla Preside della scuola.
Come talvolta capita, una testata piccola e tra l’altro classificata “free press”, distribuita cioè gratuitamente, ha dato prova di maggior dinamismo e capacità giornalistica rispetto ai grandi e prestigiosi “marchi” dell’informazione italiana. Leggo ha 15 giornalisti distribuiti fra le sedi di Roma e Milano, Repubblica e Corriere della Sera hanno più di 300 giornalisti a caccia di notizie.
la citazione che manca
Poi c’è la questione delle citazioni. Se un giornale pubblica per primo e in solitaria un’informazione, chi la riprende è tenuto, dalle regole deontologiche (non scritte), a far sapere qual è la fonte.
Noblesse oblige.
Per la verità è quello che tutti hanno fatto. Tutti -giornali e tv-hanno ricordato che è stato Leggo a trovare il caso. Meno uno, Il Messaggero, che tra l’altro appartiene allo stesso gruppo editoriale (Caltagirone editore), di Leggo. O meglio, sull’edizione online Leggo è citato, su quella cartacea no.
Si sarà trattato di una svista.
Professione Reporter