di VITTORIO ROIDI
La notizia del decreto con cui il Governo bloccava gran parte del Nord d’Italia è apparsa sul sito web del Corriere della Sera prima che su qualsiasi altro veicolo di informazione. La firma era quella di Fiorenza Sarzanini, caporedattore del quotidiano di via Solferino.
Uno scoop o una violazione delle regole? Sui cosiddetti social si è scatenata una polemica, con le opinioni più disparate. L’accusa era basata sul fatto che il decreto non era ancora apparso sulla Gazzetta ufficiale. La giornalista andava condannata e via con insulti e offese, gravi perché espresse anche da rappresentanti politici, sia di maggioranza sia di opposizione, la prova che perfino in Parlamento siedono persone che non conoscono l’etica del buon giornalismo, di cui ha bisogno un’autentica democrazia.
nessun permesso
L’informazione era esatta, dunque poteva essere pubblicata. Il nostro mestiere non ha bisogno di autorizzazioni e di permessi, che esistevano durante il fascismo e che si vedono nelle nazioni che non hanno ancora conquistato un’autentica libertà di stampa.
Se è certo che la propria notizia è vera, un giornalista non aspetta, pubblica. E’ un dovere. Si può dire semmai che la Sarzanini ha rischiato. Perché se il testo del Governo all’ultimo fosse cambiato o fosse rimasto nel cassetto di Palazzo Chigi, allora lei avrebbe potuto essere accusata di disinformazione e magari anche di aver diffuso notizie capaci di provocare agitazione e apprensione.
cassetti da chiudere
Questione diversa è quella che chiede chi le ha fornito il testo del decreto. Ma è problema che riguarda la catena di comando del Governo. Il segreto non esiste, per i giornalisti. Chi invece, magari un’importante istituzione, ha bisogno di mantenere riservata un’informazione fino a quando la stessa sia diventata ufficiale, deve organizzarsi di conseguenza. Chiuda bene i propri cassetti.
Professione Reporter ha segnalato, fin dalla comparsa dell’epidemia, la necessità che i cittadini ricevessero notizie esatte, espresse con un linguaggio appropriato e con il senso di responsabilità di coloro che per professione hanno il compito di infornare la collettività. Il chiasso, le chiacchiere e le fake news possono avere effetti terribili di fronte ad eventi così eccezionali.
Non era facile e non tutti gli organi di informazione sono stati all’altezza: errori che hanno riguardato in parte la qualità e in parte la quantità dei messaggi trasmessi, in un momento in cui ci si deve preoccupare della salute delle persone ma anche della paura che esse provano.
Quando sarà finita, forse tutti scopriremo di aver imparato qualcosa. Ai giornalisti è successo ad esempio di fronte al terrorismo, alle bombe fasciste e a Tangentopoli. Ora le polemiche non servono. Meglio riparlarne quando il coronavirus lo avremo alle spalle.