“I lavoratori atipici non sono e non possono essere considerati lavoratori di serie B ricattabili a piacere, un serbatoio di dipendenti mascherati a costi inferiori rispetto a contratti e norme di legge”. Grazie a loro “si mantengono in piedi iniziative imprenditoriali altrimenti fuori mercato o fallimentari se non si basassero sullo sfruttamento e il non rispetto di regole e contratti”.
Parole chiare. Accompagnate da un piano organico per i freelance, per chi si occupa di piattaforme multimediali e di social network, di siti internet e blog, per i fotografi. Una scossa per Ordine, Fnsi, Inpgi e Casagit, che guardano soprattutto ai giornalisti dipendenti. La firma sotto il piano è di Controcorrente Lazio, sezione regionale della componente che gestisce Ordine, Fnsi, Inpgi e Casagit. Quindi, un’iniziativa che rompe gli schemi e che nasce dentro il sistema.
“Questo documento vuole essere un contributo per la Fnsi, per l’Ordine. Crediamo che il riconoscimento delle nuove figure professionali non possa più essere rimandato. Noi abbiamo aperto il cantiere, ora attendiamo proposte e idee”, dice Maurizio Di Schino, coordinatore di Controcorrente Lazio.
Il piano è in tredici punti. Comincia affermando che “le norme fin qui concordate sul giusto compenso sono inique, offensive, lesive della dignità dei lavoratori e ostative all’indipendenza ed alla libertà del giornalista”. Di conseguenza, vanno abolite.
Da abolire anche il meccanismo del co.co.co., “fallimentare e generatore di abusi, sfruttamento ed illegalità”.
Nessuno dovrà più lavorare senza un contratto o un impegno scritto e vincolante da parte dell’editore. I freelance, a qualsiasi titolo contrattualizzati, hanno diritto ad eleggere un proprio rappresentante sindacale nei Comitati di redazione. Tutti, inoltre, hanno diritto alle tutele previdenziali e assistenziali della categoria, anche se con forme diverse, purché non discriminatorie.
I rimborsi spese vanno pagati integralmente e non considerati una fonte di reddito.
Per il freelance, giornalista autonomo che si autoproduce e che vende i propri servizi, il pagamento di ogni singolo servizio non può essere inferiore all’importo lordo del pagamento settimanale di un vicecaporedattore.
I collaboratori continuativi, impegnati in progetti editoriali specifici, anche pluriennali, anche che richiedano un’organica o continuativa presenza in redazione, non possono essere retribuiti meno del lordo giornaliero di un caposervizio (se hanno incarichi di coordinamento o direzione del servizio) o del redattore ordinario. Più le spese. Hanno diritto ad Inpgi e Casagit. Identica procedura si applica ai collaboratori impegnati a fornire servizi scritti, audiovisivi o fotografici per i progetti in questione.
Per i collaboratori occasionali, impegnati in progetti specifici a durata limitata e irripetibili (ad esempio l’Expo di Milano) o a ripetitività diluita (ad esempio Sanremo) valgono le stesse condizioni dei collaboratori continuativi.
Gli stringer, collaboratori da realtà locali e collaboratori specifici su temi peculiari, chiamati a coprire situazioni di cui non si può prevedere la frequenza o la serialità non possono essere pagati meno di 30 euro netti per notizie fino a 1800 battute o 1 minuto, 50 euro netti fino a 2500 battute o 90 secondi e 70 euro netti fino a 3.800 battute o 2 minuti, 200 euro netti per tagli superiori. Nel caso di servizi costruiti su più articoli, ogni articolo va singolarmente retribuito. Più le spese.
Le fotografie allegate ai servizi non possono essere pagate meno di 35 euro netti ciascuna.
Si devono definire e inquadrare subito le tipologie di lavoro giornalistico, moltiplicate a partire dagli anni 2000 sulla spinta delle innovazioni tecnologiche. Chi si occupa di informazione e di comunicazione con le nuove piattaforme redigendo testi sui canali multimediali; chi produce contenuti multimediali su canali digitali; chi si occupa di social network; chi si occupa di aggiornamento di siti internet e blog. Queste figure devono avere ruolo e tutele dell’attività giornalistica e devono osservare obblighi e regole professionali. Alle figure tecniche che si occupano di architetture di siti internet, delle loro funzionalità e delle piattaforme digitali e multimediali, occorre riconoscere al minimo l’inquadramento nella categoria dei “poligrafici”.
Con altrettanta urgenza, va definito un quadro di politiche pubbliche, a sostegno della “comunicazione sociale”, promossa da soggetti del terzo settore (volontariato, economia sociale e cooperativa, associazioni non profit di promozione sociale, ong e Fondazioni) e da soggetti non profit in genere (tra cui editoria diocesana e settimanali cattolici) che si muovono nello spirito dell’articolo 21 della Costituzione italiana.
Una base per far uscire il giornalismo dal secolo passato.

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