di VITO FAENZA
Un profilo falso di Fb. Una denuncia on line di voto di scambio. Alcuni giornali on line locali riportano la notizia. Uno di questi, La Rampa, con il suo direttore, Stefano Montone, tampina uno dei protagonisti della vicenda, Pasquale Fiorenzano, suonando al suo citofono, quando ancora non aveva avuto l’avviso di garanzia. La testata soffia sul fuoco, riprende la dichiarazione di Matteo Salvini durante un “question time “ che parla di voto di scambio nel casertano, ad Aversa. Poi viene tirato in ballo Stefano Graziano, consigliere regionale e naturalmente la testata riporta la dichiarazione durissima della capogruppo di M5S, Valeria Ciarambino, che si scaglia contro di lui e il voto di scambio. La testata, ad onor del vero, riporta anche la dichiarazione di Fiorenzano e di Graziano, che sostengono di cadere dalle nuvole, di non sapere nulla della vicenda. Si è creato, comunque, un incendio, tanto che le opposizioni chiedono le dimissioni del sindaco di Aversa, Alfonso Golia, appena eletto.
Dopo sei mesi, si scopre che era tutto falso. La Pm, Diongiacomo, chiede l’archiviazione del procedimento. Non è vero niente. Per di più, il profilo Fb è stato creato dal denunciante (ora sotto processo per calunnia e altri reati). Ed era stato lo stesso “falsario” che aveva provveduto a informare le testate e poi, incalzato dagli eventi, aveva anche presentato una denuncia.
Pasquale Fiorenzano, il giovane consigliere comunale, ha accolto la notizia con copiose lacrime. La richiesta di archiviazione è stata riportata dalla “Rampa”, ma nessuno dei politici che aveva fatto fuoco e fiamme ha rilasciato nuove dichiarazioni.
Tutti questi avvenimenti portano a una riflessione su come si fa informazione nel casertano, nella Terra di Gomorra, in quella che viene definita la “Terra dei fuochi”, dove operano organizzazioni criminali ritenute tra le più pericolose.
voto di scambio
Partiamo dalla falsa notizia. Si sarebbe potuto capire che si trattava di una manfrina e di un falso? Bastava conoscere la legge per sapere che nel “voto di scambio” viene punito anche l’elettore e chi fa da intermediario. E’ stata, infatti, inasprita la pena per chi promette di procacciare i voti: da 10 a 15 anni. Stessa pena per l’intermediario. Per la calunnia le pene vanno da due a sei anni. Sono poi stati interrogati coloro che erano complici e nessuno di loro ha confermato le accuse, ma molti della vicenda non sapevano nulla. Quindi, per un organo di informazione, sarebbe stato sufficiente intervistare qualcuno di coloro indicati come protagonisti del voto di scambio per scoprire che era tutta una bufala.
Due anni fa sempre il consigliere regionale, Stefano Graziano venne accusato di essere un uomo della camorra. Bastarono pochi riscontri (nel comune indicato Graziano non aveva preso che pochi voti) al Pm Ardituro e ai suoi collaboratori per capire che questa denuncia era l’ennesima fakenews della terra di Gomorra. Per alcune settimane Graziano fu sotto il tiro di alcune testate on line. Nessuno di questi leoni da tastiera ha fatto la cosa più logica: andare a controllare il numero di voti registrati a carico del consigliere regionale nei comuni indicati.
“Casertace” è stata fenomenale: in due ore viene pubblicata la notizia che Stefano Graziano e Pasquale Fiorenzano stanno per essere rinviati a giudizio, poi la notizia viene eliminata e sostituita con quella della archiviazione. Questa testata viaggia sempre al limite, ed è a volte sessista. Un esempio:”Aversa. La dirigente Gemma Accardo è preparata e scaltra, ma non è Caterina di Russia. Ecco perché il sindaco Alfonso Golia ha torto sia nel caso abbia fatto combriccola con Graziano, sia nel caso si sia fatto far fesso dalla signora”.
Di recente è venuto alla ribalta Sant’Antimo, un grosso comune del napoletano, al confine con la provincia di Caserta. I fratelli di un senatore, Luigi Cesaro (anche lui inquisito e per il quale il Gip ha inviato la richiesta di arresto al Senato), sono stati arrestati per partecipazione esterna a organizzazione camorristica. Grandi articoli su questa vicenda. Nelle cronache vengono riportati ampi brani del dispositivo del Gip, nel quale si legge che ci sono state pressioni, attentati, che una precedente giunta è stata fatta cadere con minacce e corruzione di consiglieri comunali. Quel sindaco doveva cadere perché aveva vinto le elezioni inaspettatamente contro il candidato del boss locale.
L’inviata di Repubblica, Conchita Sannino, in un suo reportage, scopre che la caserma locale dei Carabinieri è ospitata in un edificio di proprietà della famiglia Cesaro. Che in quella caserma erano stati in servizio due sottufficiali collusi con il clan camorristico locale (e arrestati dagli investigatori dell’arma che hanno condotto le indagini). Incredibile: solo dopo la pubblicazione del reportage si sono mosse le autorità per spostare la sede della caserma in un altro luogo. Nessun giornale della zona si era accorto della vicenda.
Dopo settimane di silenzio ha ripreso ad uscire Campania Notizie, la testata diretta da Mario De Michele, che si è auto minacciato. Il consiglio di disciplina dell’ordine si è convocato dopo un mese dai fatti ed ha deciso di ascoltare il giornalista che si è inventato l’attentato. Il caso ha fatto il giro del mondo, ma eventuali provvedimenti arriveranno tra tanto tempo. Un cittadino, Andrea Aquilante, ha inviato cinque Pec al consiglio di disciplina per denunciare i comportamenti di Mario De Michele, ma non ha mai ricevuto risposta.
Lorenzo Diana componente dell’associazione nazionale anti racket e di quella “Antonino Caponetto”, per anni segretario dell’antimafia, denuncia da anni lo stato dell’informazione nel casertano. Nessuno dell’Ordine e del Consiglio di disciplina lo ha ascoltato.
nominata una commissione
Non tutte le testate sono al limite, ce ne sono (Caserta Notizie, Pupia TV, Il Crivello, per citarne alcune) che fanno un buon giornalismo locale, anche se poi pubblicano editoriali sugli Stati Uniti e la politica di Trump, quasi fossero testate a diffusione nazionale e internazionale.
Potenza del Web, sono tutti generali: un sito web, anche fatto bene, ha un direttore, un vicedirettore, un caporedattore, un caposervizio e un tecnico web.
Alcuni ritardi del consiglio di disciplina, il far scorrere tutto, portano i giornalisti nel mirino. L’ultimo episodio a Caivano, un grosso comune del Napoletano. Ciro Pisano, mentre intervistava il funzionario nominato per occuparsi della fiera settimanale, è stato aggredito e pestato. In questo comune l’amministrazione comunale è stata sciolta per infiltrazioni camorristiche. Ad aggredire il giornalista, come ha reso noto il sindacato unitario dei giornalisti della Campania, il rappresentante della ditta che sta effettuando i lavori e della quale Pisano si era occupato sul “Giornale di Caivano”. Sindacato e Ordine, oltre alla solidarietà, annunciano la volontà di costituirsi parte civile. Basta? Non credo. Ci vorrebbero, secondo tanti cronisti che continuano a fare onestamente il proprio mestiere, azioni molto decise. Per evitare querele ai giornalisti, per rendere giustizia ai cittadini che spesso vengono presi di mira, per ridare prestigio alla categoria. L’Ordine ha costituito una commissione formata dal Presidente, Ottavio Lucarelli, dal vicepresidente Mimmo Falco, e dal magistrato (e pubblicista) Aldo De Chiara. Dovrebbe chiarire gli ambiti dell’informazione in provincia di Caserta e nelle aree a maggior presenza camorristica. Dopo l’annuncio, si attendono iniziative.
(nella foto, la Terra dei Fuochi)