Un articolo di 2500 battute, diciamo una cartella e mezza, 45 righe, pagato fra i 7 e i 13 euro. Un articolo oltre 3500 battute, cioè oltre due cartelle, 60 righe, fra i 20 e i 39 euro. I pezzi per l’edizione online 7 euro, se per caso c’è allegato un video o una fotogallery si sale a 9 euro. Tutto lordo, si deve presumere. E le forbici sono dovute al fatto che il minimo riguarda le edizioni locali, il massimo quella nazionale.
Sono le nuove tariffe imposte dal Messaggero di Roma di Francesco Gaetano Caltagirone ai collaboratori. Un listino tipo barba, capelli e shampoo. il giornalismo però non è solo fatto di un tanto a battuta sul computer. Può esserci qualità ed esclusività anche in 30 righe. Nove responsabili delle pagine regionali hanno scritto una lettera alla direzione per dire che così sarà molto difficile garantirà la qualità.
Il nuovo tariffario è prendere o lasciare. I collaboratori devono dare il loro consenso alle tariffe. o cercare differenti lidi.
“massima efficienza operativa”
La lettere dell’amministrazione ai collaboratori porta la data del 15 giugno. Ecco la premessa, in linguaggio aziendale: “Nell’ambito di un programma di riorganizzazione di più ampio respiro, già in atto, teso a raggiungere un assetto gestionale di massima efficienza operativa, si rende necessario un aggiornamento dei corrispettivi delle collaborazioni giornalistiche, per articoli e/o servizi pubblicati, come già avvenuto in testate delle altre società collegate a Il Messaggero S.p.A. Ciò è tanto più necessario se si tiene conto delle perduranti criticità economiche di settore, fortemente inasprite dalla pandemia da Covid-19, che ci impongono di razionalizzare con massimo rigore anche i costi editoriali per l’equilibrio economico stesso della Società”.
A questo punto, per consentire al collaboratore “una più compiuta valutazione”, vengono indicati i tariffari che l’Azienda intende applicare. A partire dal 16 luglio 2020.
Si comincia con l’edizione cartacea, cronache locali, dove lavora la casta più bassa (nella visione Messaggero) dei collaboratori.
Da 900 a 2500 battute, euro 7.
Da 2500 a 3500 battute euro 15.
Oltre le 3500 battute, euro 20.
Sotto le 900 battute, euro zero. Ma, viene precisato: sotto le 900 battute “non sono richiesti contributi”.
Passiamo all’edizione cartacea edizione nazionale.
Da 900 a 2500 battute, euro 13.
Da 2500 a 3500 battute euro 26.
Oltre le 3500 battute euro 39.
Sotto le 900 battute euro zero, ma tali contributi “non sono richiesti”.
Infine, edizione Internet. Riservata ai senza casta, gli “intoccabili”. Qui i compensi diventano ancora più miseri, nonostante tutti dicano che sia lì il futuro.
Allora, un articolo sull’online del Messaggero vale 7 euro.
Se è corredato da video o fotogallery, 9 euro.
A questo punto la lettera ai collaboratori non ha molto altro da dire. Solo questo, per evitare rivendicazioni future: “Al fine di proseguire la collaborazione giornalistica con la nostra testata, è dunque necessario che Lei rilasci il suo consenso all’applicazione dei nuovi tariffari, sopra riportati, tramite l’area inviomateriali.cedsdigital.it da Lei già utilizzata per l’invio dei pezzi per l’edizione cartacea.
Tale consenso sarà richiesto all’interno del suo profilo a partire dal giorno 19/06/2020”.
Tempo per il consenso, fino al 14 luglio.
Poi, ringraziamenti e saluti cordiali. Nessuno ha avuto il coraggio di mettere un nome sotto questo testo. Soltanto “Il Messaggero spa”.
“situazione compromessa”
I responsabili delle cronache locali hanno subito reagito. “Ci troviamo costretti a segnalare un’ulteriore, grave, difficoltà nell’organizzazione del lavoro nelle redazioni decentrate -scrivono in una lettera al direttore Virman Cusenza e al vicedirettore con delega alle Regioni, Massimo Martinelli- Abbiamo avuto modo di rimarcare come gli organici redazionali siano ormai al limite della sopravvivenza. Le ferie estive e i due giorni di cassa integrazione al mese previsti dal piano di crisi andranno ad appesantire una situazione gravemente compromessa. In questo contesto, la decisione di decurtare i compensi dei collaboratori in modo tanto incisivo (in alcuni casi si arriva al 20 per cento) avrà inevitabilmente l’effetto di minare la qualità del prodotto giornalistico. In questo stato di cose, l’impiego di collaborazioni esterne risulta imprescindibile per la fattura del giornale, ma risulterà certamente sempre più complicato individuare qualcuno disposto a scrivere un pezzo fino alle 2.500 battute per un compenso di 7 euro lordi (e con il limite di 30 pezzi al mese). La decisione di ridurre oggi i compensi ai collaboratori risulta ancora più difficile da sostenere alla luce del recente aumento della foliazione in alcune edizioni. Per questo, chiediamo un immediato confronto sulla materia delle collaborazioni, utile a individuare soluzioni che garantiscano principalmente la qualità del prodotto offerto, a lettori e utenti del sito, in un momento cruciale per la presenza sul mercato dell’informazione”. Firmato Andrea Benedetti, Mario Bergamini, Vittorio Buongiorno, Italo Carmignani, Luciano D’Arpino, Giorgio Renzetti, Giovanni Sgardi, Vanna Ugolini e Federico Fabrizi (Fiduciario delle redazioni decentrate).
richiesta di congelamento
Il cdr del Messaggero ha scritto ai colleghi una lunga lettera, per assicurare che agirà “con la massima determinazione” per tutelare il patrimonio indispensabile dei collaboratori. Il cdr chiede a Fnsi e a Stampa Romana di intervenire e chiede all’Azienda di congelare i tagli, “per trovare una soluzione condivisa, che oltre a continuare a garantire al giornale una forza lavoro indispensabile, riconosca una retribuzione base rispettosa della dignità e dei compiti insostituibili che i collaboratori esterni svolgono quotidianamente. I tagli arrivano poco dopo la firma dello stato di crisi, che partirà a luglio, e senza alcuna comunicazione preventiva al Cdr, che ha rimarcato in diverse occasioni come gli organici redazionali stiano lavorando ben oltre il limite della capienza e quanto diventi, quindi, indispensabile il lavoro dei collaboratori. Lo smaltimento delle ferie estive, quelle pregresse e i due giorni di cassa integrazione sottoscritti nell’accordo sullo stato di crisi appesantiranno indiscutibilmente il lavoro della redazione già in seria difficoltà. A questo si aggiungono nuove richieste adottate unilateralmente dall’Azienda, quali l’incremento delle pagine di alcune edizioni e l’incremento del lavoro sul sito appesantito ulteriormente per le redazioni locali anche dall’avvio di una pagina Facebook personalizzata”.
Il cdr si dichiara “stupito” di questi nuovi tagli “anche per le modalità, visto che nella lettera inviata ai collaboratori viene imposta unilateralmente la decurtazione dei compensi, chiedendo però al collaboratore di rilasciare il consenso all’applicazione dei nuovi tariffari”.
Il cdr è “allibito” per la scelta dell’Azienda “di prendere una decisione simile in un momento così cruciale. Visti anche i segnali positivi che arrivano proprio dalle edizioni locali del quotidiano, abbonamenti digitali compresi, che dimostrano come il futuro debba essere orientato alla qualità dell’offerta d’informazione”.
E’ intervenuto anche il segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso: “Il taglio unilaterale dei compensi, già esigui, ai collaboratori del Messaggero è inaccettabile nel merito e nel metodo. Che la paralisi dell’economia mondiale e nazionale stia incidendo in modo considerevole sui ricavi delle aziende editoriali, è fuor di dubbio. Affrontare una criticità evidente con una prova muscolare nei confronti di giornalisti precari, privi delle garanzie e delle tutele contrattuali e, pertanto, in una posizione di incontestabile debolezza, è misura che non può passare sotto silenzio. Le nuove tariffe, riviste al ribasso, rappresentano di fatto una violazione contrattuale, ma l’aut aut di fronte al quale vengono messi i giornalisti precari evoca scenari analoghi a quello in cui sono stati coinvolti i rider di Uber e che recentemente ha portato il Tribunale di Milano a commissariare quell’azienda con l’accusa di caporalato. Un conto, infatti, è la libera contrattazione, un altro comunicare – come si legge nelle lettere inviate ai giornalisti – che “al fine di proseguire la collaborazione giornalistica con la nostra testata, è necessario che lei rilasci il suo consenso all’applicazione dei nuovi tariffari”. Nell’auspicare che l’editore voglia rivedere la propria decisione e accettare il confronto, la Fnsi sarà al fianco dei colleghi in ogni sede».
Professione Reporter
(nella foto, Francesco Gaetano Caltagirone e Azzurra Caltagirone, amministratore delegato del Messaggero, accolgono Papa Francesco al giornale, dicembre 2018)
La cosa più incredibile che colpisce drammaticamente, oltre i livelli da fame, è la differenza tra quanto sono pagati i pezzi pubblicati sull’edizione nazionale stampata (min. 13 euro) e quelli pubblicati sul web: 7 euro, come per le “inferiori” edizioni locali ma senza neppure il tariffario differenziato a seconda della lunghezza.
Conclusioni: per una delle maggiori aziende editoriali italiane l’edizione digitale del giornale vale al massimo la metà dell’edizione stampata e per essa sono previste collaborazioni solo per pezzi corti.
Ecco, dopo 23 anni di giornalismo online in Italia con prodotti dedicati, siamo ancora lì: “internet” è il luogo della superficialità e della brevità. Benvenuti nel futuro del giornalismo.
(Non conosco esattamente il tariffario di altre aziende, ma suppongo che non si allontani molto da questo. Il che non farebbe che peggiorare il mio pessimismo strategico).
grazie mario
L’ordine cosa fa?
grazie angelo
È una beffa all’intelligenza ed alla dignità delle persone che lavorano. Qual è lo ‘stipendio’ di questo. signor direttore?
Queste sono le cifre che molti collaboratori de Il Messaggero già prendono da anni, non a decorrere dal prossimo luglio. Scoprirlo ora significa che nessuno li ha mai ascoltati, nessuno se ne è interessato. Chi si è rifiutato di scrivere su web per 7 euro e ha combattuto per non scendere sotto i 25 euro ad articolo, è stato sostituito dai giovani inesperti pronti a tutto pur di firmare. Prendono anche 10 euro per un pezzo su nazionale. Lo sanno i colleghi, lo sanno gli uffici stampa, lo sa la stampa romana. Vi stupite oggi?