Letterina d’estate per i responsabili delle sedi regionali del Messaggero. Contenuto: il contratto d’affitto di gran parte delle sedi distaccate è stato disdetto. Tenendo conto del preavviso, entro sei mesi gli appartamenti saranno resi indietro ai rispettivi proprietari.
Le storiche sedi regionali del Messaggero sono oggi quelle di Pescara, Perugia, Terni, Latina, Frosinone, Rieti, Viterbo e Ostia. Chiuse da tempo le Marche e L’Aquila.
Che succederà? Alle richieste preoccupate dei colleghi, la direzione ha fatto sapere, in via ufficiosa, che si tratta di normali schermaglie per la ricontrattazione dell’affitto. Giustificazione in contrasto col fatto che a Rieti, per esempio, l’immobiliare proprietaria dello stabile in piazza Vittorio Emanuele II ha già messo il cartello “Affittasi” sulla porta.
i primi a reagire
I responsabili delle cronache locali erano stati i primi a reagire a metà giugno contro i tagli ai compensi dei collaboratori del giornale. Avevano scritto una lettera all’allora direttore Virman Cusenza e al vicedirettore (oggi direttore) Massimo Martinelli). Sostenevano, fra l’altro: “La decisione di decurtare i compensi dei collaboratori in modo tanto incisivo (in alcuni casi si arriva al 20 per cento) avrà inevitabilmente l’effetto di minare la qualità del prodotto giornalistico. In questo stato di cose, l’impiego di collaborazioni esterne risulta imprescindibile per la fattura del giornale, ma risulterà certamente sempre più complicato individuare qualcuno disposto a scrivere un pezzo fino alle 2.500 battute per un compenso di 7 euro lordi (e con il limite di 30 pezzi al mese)”. Firmato Andrea Benedetti, Mario Bergamini, Vittorio Buongiorno, Italo Carmignani, Luciano D’Arpino, Giorgio Renzetti, Giovanni Sgardi, Vanna Ugolini e Federico Fabrizi (fiduciario delle redazioni decentrate). Da allora si è sviluppata, per la prima volta, una protesta dei collaboratori che, con l’aiuto della Fnsi, si sono costituiti in Assemblea e hanno anche proclamato uno sciopero di tre giorni.
elementi di ansia
Adesso al Messaggero si pensa che la disdetta degli affitti si un passo verso lo smart working permanente, a partire dalle sedi “ribelli”. Si deve ricordare che Il Messaggero è l’unico fra i grandi giornali che non ha più riaperto neanche la redazione centrale di via del Tritone dall’inizio dell’emergenza Covid. Neanche ai membri della direzione e ai capi dei servizi. Per ora, la data di ripresa del lavoro in comune è il primo di settembre.
Altro elemento di ansia per la redazione sono le voci di vendita dello storico palazzo liberty, ex Hotel Select, di via del Tritone, datato 1910. Già l’editore Caltagirone ha venduto la sede storica del mattino a Napoli, in via Chiatamone, a due passi dal lungomare Caracciolo e dal Pallonetto di Santa Lucia, per spostare la redazione e gli uffici nel Centro direzionale della città.
Nell’assemblea degli azionisti della Caltagirone Editore, tenuta il 21 aprile scorso, rispondendo alle domande di un azionista, la Società ha affermato che “si può comunque fin d’ora valutare negativamente lo smart working in ambito giornalistico, attività notoriamente caratterizzata da un elevato livello di coralità difficilmente realizzabile con il lavoro a distanza”. Sulla sede, la Società ha risposto: “Si sottolinea che la sede non ospita solo Il Messaggero, ma anche altre società che svolgono attività per le testate del Gruppo. Non c’è oggi possibilità di cambiare sede”.
Professione Reporter
(nella foto, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in visita al Messaggero)