Davide contro Golia. Collaboratori del Messaggero a 7 euro al pezzo contro famiglia Caltagirone, gigante con un patrimonio da 3,7 miliardi di euro.
Per paura di perdere il lavoro i collaboratori hanno dovuto firmare in blocco l’accettazione del taglio dei compensi deciso dall’Azienda, ma hanno segnato due punti a favore. Massimo Martinelli, nuovo direttore del Messaggero dall’8 luglio, è stato segnalato al Consiglio di disciplina dell’Ordine. Il presidente della commissione Cultura della Camera ha denunciato che Caltagirone rifiuta di partecipare all’incontro sulla materia richiesto dal Governo e dal sindacato dei giornalisti.
Il Comitato Esecutivo del Consiglio nazionale dell’Ordine deigiornalisti ha segnalato al Consiglio di Disciplina del Lazio il direttore del Messaggero, Massimo Martinelli, per valutare l’eventuale violazione dei principi della Carta di Firenze (diritti dei precari), contenuta nel Testo Unico Deontologico. Secondo l’Esecutivo dell’Ordine “il taglio dei compensi dei collaboratori del Messaggero, scesi al limite di 7 euro, è intollerabile”. L’Esecutivo “giudica grave l’atteggiamento dell’Azienda che non si è resa disponibile a un confronto con il sindacato e con il Governo”. Per esprimere solidarietà ai giornalisti collaboratori del Messaggero, l’Esecutivo ha deciso inoltre di invitare una loro rappresentanza ai lavori del Consiglio nazionale, in programma a Roma il 21 e 22 luglio.
Luigi Gallo, Movimento 5 Stelle, presidente della commissione Cultura della Camera, si è dichiarato sconcertato. Perché Caltagirone Editore, proprietario del Messaggero di Roma, rifiuta di partecipare a un incontro con il governo sulla vertenza dei collaboratori. “Sono due i diritti che vengono calpestati dall’azienda che fa capo al quotidiano Il Messaggero -dice l’onorevole Gallo- Quello dell’informazione libera e quello della tutela dei lavoratori costretti a subire tagli, senza alcun tavolo di confronto. Siamo sconcertati del fatto che l’azienda non abbia accettato neanche di partecipare ad un confronto con il governo, richiesto dopo aver presentato un’interrogazione parlamentare in seguito allo stato di agitazione degli 80 giornalisti coinvolti. Il Movimento 5 stelle non intende mollare la presa sui diritti dei lavoratori. Alcuni difendono l’informazione solo quando si vuole spingere il governo a fare arrivare soldi a pioggia al settore, mentre l’informazione scompare se ci sono giornalisti in sciopero e sotto ricatto economico. Questa non è più un’emergenza democratica? Non si ascrive più nella lotta alla pluralità dell’informazione? Mi aspetto che altre forze politiche ed altri attori dell’informazione scendano in campo per difendere costituzione e diritti”.
la prima volta
Mattia Motta, che segue la vertenza per la Fnsi, ha detto che il sindacato sosterrà da un punto di vista legale chi accetterà le condizioni dell’editore e chi non le accetterà: “La Fnsi coprirà i costi per eventuali vertenze di lavoro”. Motta chiede anche al governo la riconvocazione del tavolo sull’equo compenso, bloccato dall’emergenza Covid.
I collaboratori del Messaggero, d’intesa con la Fnsi, hanno fatto tre giorni di sciopero, dal 10 al 12 luglio, per protestare contro l’abbassamento delle tariffe già basse. Entro il 14 luglio dovevano firmare l’accettazione delle nuove tariffe o interrompere la collaborazione. E’ stata la prima volta che i collaboratori di un giornale hanno scioperato.
“Non abbiamo altra scelta – hanno scritto – per la dignità del lavoro, per il diritto dei giornalisti di informare, e per il diritto dei lettori di essere informati da giornalisti liberi e indipendenti, siamo costretti a proclamare un pacchetto di 3 giorni di sciopero contro i tagli dei compensi e per lanciare un segnale forte all’editore che sta ignorando ogni richiesta di dialogo.
Con il sostegno della Fnsi, i collaboratori -anche quella era una prima volta- si sono costituiti in Assemblea e hanno dichiarato il 23 giugno lo stato di agitazione. Erano presenti circa in cinquanta, soprattutto delle redazioni regionali. Il 24 giugno la Fnsi ha chiesto un incontro all’amministratore delegato dell’Azienda, Azzurra Caltagirone. Dopo due settimane l’ad ha scritto che non si tratta di questione sindacale e che esaminerà eventuali problemi esclusivamente con i singoli.
Di qui, la decisione dell’astensione dal lavoro: “Dopo aver dimostrato in tutti i modi, e in anni di lavoro, l’apporto fondamentale dei giornalisti non-dipendenti e il senso di appartenenza alla testata; dopo la reiterata non applicazione del Contratto nazionale nella parte che regola il nostro lavoro: scioperiamo”.
pochi euro e lordi
L’Azienda ha scritto il 15 giugno una lettera tutti i collaboratori per comunicare le nuove tariffe e ha dato tempo fino al 14 luglio per accettare o andare via. Da 7 a 20 euro (lordi) per le cronache locali, da 13 a 39 euro (lordi) per l’edizione nazionale.
L’Assemblea “si scusa con i lettori per l’astensione dal lavoro: ma questa è una battaglia che dobbiamo fare tutti insieme per la qualità dell’informazione e la dignità del lavoro. Siamo giornalisti sottopagati e senza diritti, come tanti, e abbiamo deciso di lanciare un segnale forte e indispensabile. L’Azienda sa bene l’apporto fondamentale dei collaboratori che ogni giorno, in ogni condizione, informano milioni di cittadini sui loro territori in Lazio, Umbria, Abruzzo e non solo”.
Ci sono anche parole per il direttore appena insediato, Massimo Martinelli che, fra i primi gesti nella nuova carica, ha inviato una mail ai collaboratori per invitarli ad aderire alla proposta di tariffe ribassate: “Al nostro Direttore, a cui va l’augurio di buon lavoro per il recente incarico, segnaliamo che i doveri di solidarietà professionale e colleganza alla base dei corretti rapporti, appunto, tra colleghi, impallidiscono di fronte alla mail che abbiamo ricevuto e in cui ci consiglia di accettare le riduzioni unilaterali, chiudendo gli occhi sulla non applicazione del contratto”.
I collaboratori dicono che “solo tenendo i taccuini chiusi e i pc spenti speriamo che l’azienda apra il confronto”. Annunciano che chiederanno “la mediazione delle istituzioni, chiamate in causa da un comportamento inaccettabile dell’editore”.
Nessuna reazione dal Comitato di redazione del quotidiano, che evidentemente non considera i collaboratori fra i suoi rappresentati.
L’onorevole Gallo ha presentato una interrogazione al presidente del Consiglio dei ministri e al ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Per sapere quali iniziative il Governo intende adottare al fine di istituire celermente un tavolo di confronto tra i lavoratori, l’azienda e le Amministrazioni pubbliche competenti, al fine di rivalutare l’intenzione di ridurre i corrispettivi delle collaborazioni giornalistiche a partire dal 14 luglio 2020. E quali iniziative, anche di tipo normativo, il Governo intende adottare per tutelare il lavoro, i diritti e la dignità dei giornalisti con contratti di collaborazione, al fine di garantire, allo stesso tempo, che il diritto all’informazione, la libertà d’espressione e la democrazia del Paese non siano minati.
Professione Reporter
(nella foto Azzurra Caltagirone, ad del Messaggero, con il padre, Francesco Gaetano Caltagirone)