Fnsi è il sindacato unico dei giornalisti. Fnsi ha delle articolazioni regionali, le Associazioni Stampa. Le più importanti sono quelle di Roma e di Milano. La Fnsi e l’Associazione Stampa Romana sono guidate da correnti sindacali differenti, Controcorrente e Informazione@Futuro. Prendendo spunto dagli attacchi neofascisti ricevuti in rete dal presidente Fnsi, Beppe Giulietti, il segretario Fnsi, Raffaele Lorusso, ha attaccato la minoranza sindacale sui messaggi d’odio, sulle politiche per l’Inpgi, sulle prossime elezioni dell’Ordine. Il segretario della Associazione Stampa Romana, Lazzaro Pappagallo, si è sentito chiamato in causa e ha risposto.
articolo 21
L’avvio è di Raffaele Lorusso, segretario Fnsi, intervistato dall’Associazione Articolo 21. Lorusso esamina la situazione, analizza la frequente costruzione di bufale, finalizzate a creare allarme e tensione sociale, ad accreditare tutti i migranti come un pericolo. Dice che “la rete non è una zona franca e quindi le regole che valgono nel mondo reale debbono valere anche lì. Non si può pensare che sui social o nel web in generale siano sospesi i diritti né i doveri. Deve essere garantito il rispetto delle norme esistenti nel nostro ordinamento. Dire che la rete non è un porto franco per gli odiatori e per chi minaccia e insulta non c’entra nulla con la libertà di espressione”. Poi, sollecitato da una domanda finale sulle polemiche interne alla categoria, afferma: ”È chiaro che questo schema basato sull’odio e sull’aggressione sistematica di qualsiasi diversità va contrastato. Fuori, ma anche dentro la categoria dei giornalisti. È evidente da tempo come una parte minoritaria della categoria abbia solidi collegamenti con la centrale dell’odio e della falsità, forte anche del fatto che chi nella categoria è tenuto ad intervenire ha sempre la testa girata dall’altra parte. Sono quelli che facevano sponda con chi, nel precedente governo, ha provato ad assestare un colpo mortale al pluralismo dell’informazione, cancellando i contributi proprio alle testate espressione delle differenze, di specifiche realtà territoriali, di comunità religiose e a Radio Radicale. Sono gli stessi che continuano a cercare sponde nel parlamento affinché venga commissariato l’Inpgi. Del resto, è un dato di fatto che, proprio nel corso dell’ultima campagna per il rinnovo dei vertici dell’Inpgi, c’è chi non ha esitato a recarsi dal presidente dell’Inps per cercare sponde sul fronte del commissariamento. Non c’è da stupirsi se chi non riesce ad assumere il controllo degli enti della categoria con il metodo democratico per eccellenza, ossia le elezioni, cerchi di provare a distruggere o a indebolire quegli stessi enti alleandosi con i propalatori di odio seriale. È la strategia del polo del rancore, radicato in una parte dell’attuale minoranza sindacale, che dopo aver straperso il congresso della Fnsi e le elezioni dell’Inpgi adesso vorrebbe impedire il voto all’Ordine accampando il pretesto del Covid. Una tesi molto singolare, se non proprio ridicola, considerato che le elezioni dell’Ordine cadono nello stesso periodo in cui si voterà per il referendum, per le regionali e per le comunali. Forse, non essendo in grado di elaborare una linea politica e una visione della professione, pensano che la soluzione sia quella di sospendere i processi democratici. Non hanno capito che sarebbe la fine dell’Ordine dei giornalisti. Ma forse è proprio questo che vogliono”.
polo del rancore
Mai nominato, Lazzaro Pappagallo, segretario di Stampa Romana, ha chiesto al direttore di Articolo 21 ospitalità per una replica: “Una premessa è doverosa. Non ci sono distinguo nel dire no con fermezza a un clima di odio e intolleranza nel paese e sul web che investe i vertici della Federazione. La rete è esattamente come la vita. Se si insulta e si minaccia qualcuno si attivano le forze dell’ordine e la Magistratura. Se a essere attori di queste ”prodezze” sono giornalisti li si deferisce all’Ordine o al sindacato se iscritti. Stampa Romana nella sua pratica quotidiana respinge una cultura di odio e violenza, difende ovunque la libertà di informare, si è attrezzata per tutelare in giudizio i colleghi accanto alla Fnsi, ha promosso iniziative con Ossigeno per l’informazione a tutela dell’articolo 21, coniuga libertà, diritti, difesa dei posti di lavoro, attenzione ai precari, solidarietà concreta (vedi il fondo Covid per sostenere freelance e disoccupati).
Mi sorprende e mi amareggia invece una filippica del segretario che sostanzialmente accusa il “polo del rancore” e in modo neanche troppo velato il sottoscritto di collegamenti con le “centrali dell’odio”.
Credo che qualsiasi tipo di valutazione, specie in un clima del genere, debba essere ancorato ai fatti. È in fondo il nostro mestiere. Lorusso sostiene che avremmo sostenuto chi voleva il taglio del contributo pubblico all’editoria. Falso.
I documenti di Stampa Romana approvati in direttivo all’unanimità da tutte le componenti sindacali dicono l’esatto contrario, inclusa la richiesta di uno sciopero nazionale sul tema. Io personalmente ero in piazza Mattei su un palco a sostenere Radio Radicale e rivendicare il suo ruolo pubblico davanti a qualche centinaio di persone.
Avrei chiesto al presidente dell’Inps Tridico il commissariamento dell’Inpgi. Lorusso fa torto alla mia intelligenza e anche alla sua visto che è anche consigliere di amministrazione dell’Inpgi.Inps non ha alcun potere nei confronti dell’Inpgi, tantomeno quello di commissariare. Ho invece chiesto a Tridico se i vertici dell’Inpgi avessero chiesto una stima all’Inps sul numero dei comunicatori che sarebbero dovuti entrare in Inpgi mettendo al riparo bilanci in ripetuto profondo rosso.
Ne ho ricevuto risposta negativa. Il tutto alla presenza di Tridico, di due collaboratori del Presidente dell’Inps e di cinque colleghi dell’ufficio stampa che il sindacato tutela nella loro vertenza.
Sulla grave situazione Inpgi il Direttivo di Stampa Romana ha votato a maggioranza svariati documenti sul tema sulla richiesta di misure urgenti per salvare l’istituto con ogni mezzo consentito dalla legge del 1994.
Per noi le istituzioni democraticamente elette non hanno colore. Abbiamo parlato (o provato a farlo) avant’ieri con Lotti, ieri con Crimi oggi con Martella, tutti sottosegretari con delega all’editoria. Claudio Durigon, stretto collaboratore di Matteo Salvini, interlocutore molto cercato dai vertici Fnsi e Inpgi, non aveva deleghe sul tema.
Per la maggioranza che guida Stampa Romana il sindacato unitario ha senso se il suo raggio di azione non coincide con il perimetro della propria ombra ma anzi si allarga, tiene conto delle differenze tra i colleghi che sono una ricchezza e cerca sponde e radici nella società civile, traguardando i cambiamenti epocali che attraversano e stressano il nostro sistema.
Un sentimento che ci ha animato anche durante il nostro congresso, vinto democraticamente, in cui abbiamo chiesto a tutte le componenti sindacali di assumere la responsabilità di un governo unitario. Controcorrente che esprime oggi la maggioranza in Fnsi si è sottratta all’invito, non proponendo ai delegati un programma alternativo di governo.
Non credo di poter commentare il riferimento alle minoranze che detengono centrali dell’odio.
È una affermazione molto grave. Se si hanno prove, si corre al primo commissariato o alla caserma dei carabinieri.
Non possiamo permetterci un clima da guerra civile tra colleghi.
Per questo faccio una proposta per smetterla con questo clima da caccia all’untore (di Ordine Stampa Romana non si occupa, anche se fa specie leggere che un Covid che cresce di 200 contagi al giorno sarebbe un pretesto rispetto alla rinvio del voto, un voto che invece democraticamente ci auguriamo molto partecipato. Ovviamente rispetteremo le decisioni dell’Ordine).
Ognuno riconosca all’altro un merito. Io sono pronto. E tu segretario?”.
(nella foto, Raffaele Lorusso e Beppe Giulietti, segretario e presidente Fnsi)