Bernardo Valli, 90 anni, inviato in ogni teatro di crisi e di guerra del mondo, è tornato a scrivere sull’Espresso, con la sua rubrica “Dentro e fuori”. Ha lasciato Repubblica a metà settembre in seguito alle richieste di cambiare un suo articolo su Israele e più in generale per la politica del nuovo direttore Molinari sul Medio Oriente. L’intenzione era di lasciare tutto il gruppo, dove aveva prestato la sua opera per quarantatre anni. Ma il direttore dell’Espresso, Marco Damilano, l’ha pregato di proseguire la collaborazione almeno con il settimanale, dove nell’ultima -prestigiosa- pagina Valli si alternava con Roberto Saviano. “La pagina resta a tua disposizione- ha detto Damilano a Valli, che vive a Parigi. Dopo un paio di appuntamenti saltati, Valli ha scritto al direttore e ha annunciato che avrebbe mandato la rubrica per domenica 25 ottobre. “Sono felice e onorato”, ha risposto Damilano. Il pezzo affronta il tema della vecchiaia, Valli parte dal fatto che sempre più spesso sulla linee metrò Montmarte-Opéra-Montparnasse qualcuno si offra di cedergli il posto a sedere: “Di solito non ci faccio caso. Rifiutavo…”.

A Repubblica intanto si discute di due nuovi casi, che riguardano ancora il rapporto l’informazione su Israele. L’ultimo è del 29 ottobre: una pagina di intervista al ministro degli Esteri del governo israeliano di Benjamin Netanyahu. Il problema non sono tanto le posizioni del ministro Gabi Ashkenazi, quanto l’autore del pezzo, Gianni Vernetti. Vernetti non è un giornalista, ma un architetto e politico (Verdi, Ulivo, Margherita, Pd, Api). Sottosegretario agli Esteri con il secondo governo Prodi, vicepresidente, a quell’epoca, dell’Associazione parlamentare Italia-Israele, sempre molto vicino al Paese governato da 14 anni da Netanyahu. Fu Molinari nel 2018, quando dirigeva La Stampa, a trasformare Vernetti in editorialista. E ora lo ha richiamato in servizio a Repubblica (da maggio scrive anche su Huffington Post). Si era molto dibattuto a Repubblica anche dell’intervista di due pagine che Molinari il 15 ottobre ha fatto all’ambasciatore degli Emirati arabi in Usa sugli “Accordi di Abramo”. A Repubblica, è stato notato, i direttori non hanno mai intervistato gli ambasciatori. E agli ambasciatori non sono mai state dedicate due pagine.

Quando Molinari arrivò (25 aprile 2020), uno dei primi nomi ad andar via fu Gad Lerner, di religione ebraica, orientato a sinistra. In quel periodo (portato da Carlo Verdelli) da Gerusalemme scriveva per il quotidiano Davide Lerner, figlio di Gad. Uno dei primi atti di Molinari è stato di utilizzare invece Sharon Nizza, ex candidata Pdl alla Camera dei deputati e in precedenza collaboratrice in Parlamento di Fiamma Nirestein, anche lei molto vicina al governo del Likud. La firma di Davide Lerner è scomparsa assieme a quella del padre. Ora Davide collabora con il Venerdì, settimanale di Repubblica.

Professione Reporter

(nella foto, Bernardo Valli e Gad Lerner)

2 Commenti

  1. E bello leggere che ci sono grandi firme del giornalismo ma anche delle piccole e preziose firme che scelgono o accettano..la loro dignità di professionisti dell’informazione per continuare a dare a noi lettori notizie oneste e chiare sul mondo che ci circonda. Dopo una vita da lettrice di La Reoubblica la compero per leggere Espresso, Venerdi e D settimanali preziosi

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