Dal 17 novembre il Giornale di Brescia blocca la sua pagina Facebook. Impossibile gestire gli insulti, i veleni, le menzogne. Che non provengono da esseri umani, ma anche da bot programmati per danneggiare. Un “lockdown contro il virus delle maleparole, che non cercano il dibattito, ma la rissa”.

“Ci siamo tirati fuori, in controtendenza e con convinzione -ha scritto nell’editoriale la direttrice Nunzia Vallini-  Troppe parole in libertà, troppi insulti, troppo astio. E troppi profili fake (falsi), che se non generano notizie altrettanto false, si dilettano in manipolazioni neppure tanto dissimulate. Si dirà: ciascuno è responsabile di ciò che scrive e commenta. Ed è vero. Ma in gioco c’è la nostra identità, che abbiamo il dovere, oltre che il diritto, di difendere. E con l’identità, anche il nostro modo di fare giornale: informazione di servizio – anche di denuncia se necessario – ma sempre nel rispetto delle persone”.

Rabbia e frustrazioni

Secondo Vallini, “esiste una sorta di corresponsabilità quantomeno morale se gli aggiornamenti di una pagina Facebook diventano – volenti o nolenti – pretesto per veicolare falsità, rabbia e frustrazioni o, peggio ancora, commenti che nulla hanno a che vedere con la pluralità delle idee e la loro libera e sacrosanta espressione, e ancor meno con il diritto-dovere di informare ed essere informati”. Dunque, aggiornamenti bloccati sulla pagina Facebook del Giornale di Brescia.

“Ai tanti “amici” che ci chiedono ragione della scelta- prosegue Vallini- precisiamo che non è stata presa a cuor leggero. C’è un prezzo da pagare e soprattutto una nuova sfida da affrontare: difendere la nostra storia e il nostro futuro oltre che le nostre notizie, suscettibili di errore, certo, ma di paternità (e responsabilitа) acclarata, della quale rispondiamo sempre e in ogni sede”. Lockdown contro le maleparole “che non informano ma demoliscono, che non vogliono costruire nulla, tantomeno consapevolezza, e che mirano solo a delegittimare, seminare odio, rancore, razzismo, che non lasciano spazio alla pluralità né alla decenza, che scaricano bile e non contribuiscono a trovare soluzioni: un fenomeno non nuovo, ma che nelle ultime settimane con la seconda ondata Covid si è pericolosamente acutizzato, nelle piazze virtuali, come del resto anche in quelle fisiche”.

Raccontano al Giornale di Brescia che anche solo un’informazione di servizio come i criteri di chiusura o apertura di bar e ristoranti è diventata pretesto per insultare questo o quello, con minacce più o meno esplicite. “Eravamo arrivati ad evitare di pubblicare le notizie più delicate, proprio perché diventava impossibile moderare il fiume dei commenti, arrivando a barattare la decenza con l’incompletezza dell’informazione, ma neppure l’autocensura è stata sufficiente. Fino alla goccia che ha fatto traboccare il vaso: ci siamo ritrovati bombardati da commenti ai nostri post con il palese obiettivo di creare flame (fiamma), ovvero infiammare il dibattito, godere dell’algoritmo di Fb, che privilegia la visibilità dei contenuti che innescano più reazioni, e approfittare della nostra piazza per diffondere messaggi diametralmente opposti al nostro sentire”.

una piazza malsana

In aggiunta, c’è stata la scoperta che in azione non erano “amici”, seppur falsi, bensì bot (robot), capaci di sparare messaggi a raffica con automatismi che hanno reso vano ogni tentativo di moderazione manuale. Quindi: “Scendiamo da questa giostra, usciamo da questa piazza malsana che ci fa diventare quello che non siamo, che non siamo mai stati e che non vogliamo diventare, ovvero la piattaforma di lancio di chi sfrutta questo tipo di dinamiche alimentando scontri e tensioni, oltre che una vera e propria campagna di disinformazione spacciata per sedicente controinformazione. Non ci spaventano i numeri, seppur importanti, considerando che il 16% del traffico del nostro sito (che dall’inizio di quest’anno ha raggiunto 18 milioni e mezzo di utenti per oltre 286 milioni di pagine viste) viene proprio dai social”. Quelle stesse notizie, commenti, dati, fotografie e filmati, che Il Giornale di Brescia  postava su Fb restano e resteranno comunque fruibili – sempre gratuitamente – sul sito web, come pure iscrivendosi alla  newsletter, oltre che sul giornale di carta e sulla Tv collegata, Teletutto. Gli utenti possono continuare ad interagire con il Giornale tramite tutti i social(Twitter, >Instagram, Linkedin, Messenger.

“Nell’attesa di una generale sanificazione della parola”.

Il Giornale di Brescia è il più importante della città. Proprietaria dal 1947 è l’Editoriale Bresciana. La quota di controllo del capitale sociale appartiene alla Fondazione Tovini e alla Fondazione Folonari; altre quote sono distribuite fra famiglie imprenditoriali e case editrici bresciane. Vende sopra le 25mila copie al giorno. Nunzia Vallini lavora al Giornale di Brescia dal 1983 ed è direttore dal 2015. Dal 2007 dirige anche la tv Teletutto, che appartiene al gruppo.

(nella foto, Nunzia Vallini)

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