di VITTORIO ROIDI

Il tavolino: ecco la novità per i cronisti politici. E non è una bella notizia. Di cosa si tratta? E’ un tavolo rettangolare che il portavoce Casalino del premier ha fatto mettere davanti al portone di palazzo Chigi, l’altra mattina. Metallo cromato e vetro, un mucchietto di microfoni, telecamere e cronisti a poca distanza, carabinieri sul chi vive, ed arriva Giuseppe Conte per fare il suo annuncio, lì in piazza Colonna. Lui non ostacolerà Draghi. Collaborerà. E al popolo grillino che era in ansia assicura: “Io ci sono e ci sarò”.

Passerà alla storia, quel tavolino. Avevamo visto per giorni e giorni i cronisti delle tv sguinzagliati fra piazza Montecitorio, piazza Colonna, largo Chigi, piazza del Parlamento. Ce ne era uno ad ogni angolo (Chinzari, De Pizzo, Soave, Gamberi, Sardoni, Celata e tanti altri) pronti a placcare qualsiasi politico apparisse all’orizzonte. Al freddo, sotto la pioggia, armati di taccuino, microfono a canna lunga e ombrello, per cogliere qualsiasi frase, dubbio, sopracciglio alzato capace di far capire le sorti del governo e del paese. Una caccia all’uomo, alla donna, al deputato, al senatore. Quante banalità abbiamo sentito. E’ la democrazia che è fatta così, si dirà, e i cronisti fanno il proprio dovere.

una piazza per parlare

Il tavolino poi è stato il colmo. Il presidente del Consiglio non fa una conferenza stampa, sceglie una piazza per parlare. E’ vero che a causa del Covid gli assembramenti sono da evitare. E’ vero che Conte non aveva la sede di un partito da cui parlare, Ma ve li immaginate De Gasperi o Andreotti a piazza Colonna? I commenti ironici si sono sprecati: “La sconfitta a tavolino”, la “politica povera”, il ”nuovo predellino”. Aspettiamo che torni Crozza in video e il quadro comico sarà completo. Anche se al tempo di Facebook e di Twitter, ci poteva anche andare peggio. 

Ironia a parte, se si vuole essere più seri il problema appare un altro. In un paese di alta democrazia è normale che dei professionisti vadano a raccattare per strada qualsiasi moto uscito dalle labbra di eletti dal popolo che spesso – sia detto senza offesa – emettono solo pensieri superficiali e superflui? L’informazione costretta a mendicare pseudonotizie proprio durante uno dei momenti più terribili della storia repubblicana. Le istituzioni nella tempesta, il Quirinale preoccupato, la politica messa in angolo, eppure il lavoro dei reporter costretto a nutrirsi del chiacchiericcio di personaggi che si presentano all’angolo delle strade per essere “mandati in onda” da questo o quel canale televisivo. Una crisi come quella in cui ci troviamo non può essere affrontata come una caccia al tesoro o un gioco di società.

intervistine senza valore

Forse è bene che ci riflettano i direttori dei telegiornali. Notizie non ne arrivano mai da queste intervistine in polvere catturate sui marciapiedi del centro di Roma. La maggior parte di simili dichiarazioni non ha alcun valore, perché mandarle in onda? I cronisti non possono essere avviliti nel ruolo di mendicanti col cappello in mano. I giornali televisivi non sono credibili se diventano teatrini, nei quali si esibisce chiunque, più o meno a caso, abbia incrociato un microfono lungo un marciapiedi.

Quanto ai parlamentari, lascino a casa i tavolini, vadano nelle sale stampa di Montecitorio o di palazzo Madama o nelle sedi della politica. Lascino i marciapiedi e si trovino un posticino dove parlare. Gli inglesi li chiamano “speakers corner”. Si trovano nei parchi. Lì, in piedi su uno sgabello o su una cassetta di frutta, la domenica mattina chiunque può parlare liberamente. La prossima volta ci pensi, Casalino, e porti il tavolino a villa Borghese.

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