Cos’è l’obiettività? “Non è neutralità. Non è ‘tutte-e-due-le-parti-ismo’ (both-side-ism). Non è balance, equilibrio”.
Dunque, cos’è obiettività? “E’ dire alla gente cosa abbiamo trovato. Non è pretendere di aver imparato qualcosa in modo definitivo. E’ non trattare ogni parte nello stesso modo se sappiamo che le parti non sono uguali. Dobbiamo raccontare cosa abbiamo imparato, cosa abbiamo scoperto”.
Parola di Martin Baron, 66 anni, il direttore del Boston Globe, diventato famoso per il film “Il caso Spotlight”. Il direttore che guidò la sua redazione alla scoperta di 70 casi di abusi su minorenni da parte di sacerdoti dell’Arcidiocesi di Boston (anno 2001). Martin Baron poi fu chiamato, nel 2012, a dirigere il Washington Post e a fine febbraio 2020 lascia l’incarico. Ha rilasciato a Isaac Chotiner del New Yorker un’intervista di considerazioni sul giornalismo e sulla sua carriera.
lavoro scientifico
Dunque, l’obiettività: “Tutti noi giornalisti, tutti noi esseri umani, abbiamo dei preconcetti. Quei preconcetti provengono dal nostro background, dalle nostre esperienze di vita, dalle persone con cui ci associamo, dal nome. E’ importante che cerchiamo di mettere da parte quei preconcetti e ci avviciniamo al nostro lavoro nel modo più scientifico possibile. Che cerchiamo di essere aperti, di essere onesti, di essere giusti, di ascoltare le persone per quello che hanno da dire, prenderlo in seria considerazione, fare un lavoro rigoroso di reporting. Quindi penso che ci sia un grande fraintendimento di ciò che significa il termine ‘oggettività'”.
Nell’intervista Baron parla di Jeff Bezos, patron di Amazon, che ha comprato il Washington Post nel 2013, un anno dopo il suo arrivo.
“Bezos ha comprato perché crede nella missione del giornalismo, perché ben conosce il comportamento dei consumatori. Perché è una sfida, portare il Washington Post da regionale a nazionale”.
persone senza potere
Bezos influisce sui contenuti del giornale? “Abbiamo trattato Amazon come tutte le altre storie. Anzi Bezos ci ha detto: coprite Amazon come tutte le altre storie. Non ho mai sentito nulla da lui. Non so le sue reazioni alle storie su Amazon”.
Avete una particolare attenzione alle vicende delle aziende tecnologiche? “Abbiamo corrispondenti speciali per Amazon o per Facebook, per Google e per l’Intelligenza artificiale e per Apple”.
Che impatto hanno i social nel giornalismo? “I social distribuiscono le nostre storie. I nostri giornalisti hanno l’opportunità di presentarsi al pubblico attraverso i social”.
Lei ha avuto scontri con i suoi giornalisti per l’uso dei social. “I giornalisti devono essere cauti sui social e seguire gli standard del giornale. Hanno molti followers perché sono del Washington Post. Devono seguire gli standard quando scrivono, quando fanno conferenze, quando vanno in tv. Quando usano i social”.
Lei ha condotto l’inchiesta sugli abusi sui minori nella Chiesa di Boston al Boston Globe e poi al Washington Post le inchieste sugli illeciti di Trump e su Mee too.
“Me too e Church abuse si somigliano: si è trattato di ascoltare persone offese, persone senza potere oppresse da chi ha potere”.
(nella foto, Martin Baron)