Conoscere il fenomeno del precariato nel settore del giornalismo, farlo emergere. Ecco a cosa serve la nuova iniziativa della Federazione nazionale della stampa. “E’ un’operazione necessaria per mettere in campo azioni di contrasto e inchiodare alle proprie responsabilità gli editori che fanno dello sfruttamento la cifra della loro attività imprenditoriale”, dice il segretario nazionale Raffaele Lorusso. La Commissione del sindacato che si occupa del lavoro autonomo ha messo a punto un questionario che qualsiasi giornalista può compilare.

Il modulo si trova sul sito della Fnsi. A ciascuna delle domande corrisponde un punteggio. Messe le risposte insieme formeranno il “Precariometro”, ovvero un sistema per individuare il falso lavoro autonomo che, dicono i dati attuali, appare in costante crescita. E preoccupa non poco. “Gli editori ci tengono incatenati allo status di precari a vita e cercano di scardinare le redazioni e il lavoro regolare”, dice Mattia Motta, presidente della commissione e segretario generale aggiunto della Federazione.

La Fieg, la federazione degli imprenditori che editano i giornali, nega addirittura che esista il fenomeno. Con il “Precariometro” la Fnsi intende realizzare una fotografia aggiornata del profilo del giornalista non dipendente. Lo strumento del sondaggio ci permette, se il collega lo vuole, di intervenire a sua tutela e nel contempo contrastare la narrazione che abbiamo ascoltato ai tavoli da parte degli editori. Secondo la Fieg, infatti, il precariato nel mondo dell’informazione non è un problema, mentre secondo il sindacato dei giornalisti “la compressione dei diritti fondamentali, la mancanza di una retribuzione equa e di un inquadramento regolare sono il pane quotidiano di troppi operatori dell’informazione che ogni mattina compongono il flusso quotidiano dell’informazione professionale”.

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