Le pensioni dei giornalisti sono in pericolo, come scrive Roberto Seghetti nel suo articolo su Professione Reporter. Non bisogna dimenticare che una grande responsabilità della “crisi” dipende dalla contrazione di risorse pubblicitarie. Contrazione effettuata unilateralmente dal cartello IAA (International Advertising Association) delle agenzie di pubblicità mondiali a partire dal 2009. Contrazione che non si giustifica – come sbandierato – con la “crisi” della pubblicità, in quanto la pubblicità è viva e vegeta e il suo gettito è costante. La Contrazione si giustifica con la volontà di dirottare gli investimenti sulle piattaforme web dove il Costo Contatto (CpT) è infinitamente più basso. Tale perversa decisione unilaterale rende l’intera catena dei soggetti operanti nel web in gran parte responsabile della “crisi” dell’editoria tradizionale. Stranamente però, a differenza di altre nazioni quali Francia e Australia, lo Stato e le organizzazioni sindacali dei giornalisti italiani non richiamano i big del web alle loro responsabilità. I giornalisti italiani lavorano sempre di più, in parte per gli editori e in gran parte per gli inserzionisti pubblicitari, i quali senza i giornali e le tv la promozione di merci e servizi la farebbero “al citofono”. Da tutto ciò deriva che “un pezzo della crisi” deve essere affrontata grazie al contributo dei “nuovi padroni” cioè : grandi inserzionisti pubblicitari, agenzie di pubblicità multinazionali e social network.
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