Capisco le preoccupazioni di Vittorio Roidi sulle differenze fra i ruoli di giornalista e portavoce. Ma non le condivido. Non credo che Lorenzo Salvia, divenendo portavoce di Daniele Franco, continui contemporaneamente a scrivere articoli sul Corriere della Sera. E allora dov’è lo scandalo, dove il conflitto di interessi? L’impegno che aveva assunto nei confronti con i cittadini? Ma se non scrive una riga in un giornale, anche quell’impegno è sospeso. Diversamente non è più una professione, diventa una catena. Un medico mette la sua firma sul giuramento di Ippocrate, ma questo non gli impedisce, se lo crede, di andare a lavorare in un’azienda farmaceutica e successivamente tornare a fare il medico. Ne parlo a ragion veduta perchè molti anni fa feci la stessa scelta di Salvia, andando a lavorare per un anno alla Consob, come portavoce del suo presidente. Fu un’esperienza straordinaria, una formidabile scuola di formazione per capire come funzionava la regolamentazione finanziaria. Il mio bagaglio professionale si è arricchito di conoscenze e di fonti nuove. Nella mia successiva esperienza professionale ne ho fatto tesoro. Sono sicuro che per Salvia sarà lo stesso.
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