Nel particolare mondo Mediaset, industriale e familiare, hanno nominato a dirigere il giornale dopo l’addio di Alessandro Sallusti, un uomo di 88 anni, un nome di prestigio del giornalismo italiano, Livio Caputo.
Ad interim. Cioè non si sa per quanto, mentre si cerca qualcun altro.
Qual è il nome più adatto per guidare Il Giornale dopo undici anni di Alessandro Sallusti al comando? Uno che potrebbe corrispondere all’identikit è Gian Marco Chiocci che al Giornale è stato per molti anni, raggiungendo il culmine con l’inchiesta-scoop sulla “casa di Montecarlo” di Gianfranco Fini. Poi direttore del Tempo, ora direttore dell’AdnKronos, al Giornale sarebbe ben accolto, come un ritorno fra amici e conoscenti.
cavalli di razza
Poi ci sono i cavalli di razza della scuderia Berlusconi. Uno è Nicola Porro, che difficilmente lascerebbe la conduzione tv (Quarta Repubblica, su Rete 4) per tornare alla antica carta stampata. Porro ricopre ancora la carica di vicedirettore del Giornale “ad personam” e nella sua conversazione mattutina (“Zuppa di Porro”) ha definito l’addio di Sallusti “un disastro”. Un altro è Paolo Liguori: assunto da Indro Montanelli, ha lavorato al Giornale dal 1985 al 1989. Conduce “Fatti e Misfatti” su Tgcom24, che dirige con Andrea Pucci e che ha smentito di voler lasciare. Terzo, Augusto Minzolini: principe delle indiscrezioni politiche, non ha mai lavorato al Giornale, ma è stato a Panorama, alla Stampa, direttore del Tg1. Porro nella “Zuppa” ha fatto un endorsement per lui: “Sarebbe un ottimo direttore per Il Giornale”. Ancora, un nome -poco probabile- che circola: Mario Sechi, che al Giornale è stato capo a Genova e a Milano alla fine degli anni ’90, poi vicedirettore e capo della redazione romana, dal 2001 al 2007
Se si volesse cercare una soluzione interna, poco probabile, potrebbe toccare a Stefano Zurlo, inviato di giudiziaria e di politica. Bravi, ma un po’ troppo giovani i due vicedirettori di Sallusti: Francesco Maria Del Vigo e Marco Zucchetti.
sottosegretario agli esteri
Per ora, tocca a Caputo. Corrispondente da Bonn per il Corriere d’informazione e per Gente, inviato a Londra per Il Resto del Carlino, La Nazione ed Epoca, capo dei periodici della Arnoldo Mondadori a New York. Direttore di Epoca, inviato ed editorialista del giornale di Montanelli, direttore de La Notte, capo degli Esteri al Corriere della sera, nel 1992 torna al Giornale come vicedirettore. Nel 1994 viene eletto al Senato con Forza Italia e diventa sottosegretario agli Esteri. Oggi sul Giornale scrive articoli di politica estera e cura la rubrica quotidiana di lettere, “Dalla vostra parte”.
La direzione del Giornale è stata sempre un affare di famiglia, della famiglia Berlusconi, oggi impegnata nel difficile compito di seguire le condizioni di salute del patriarca, Silvio. A firmare il saluto a Sallusti sono stati Paolo, fratello di Silvio, azionista di maggioranza del Giornale e Alessia, figlia di Paolo, presidente della società editrice. Le ragioni dell’abbandono di Sallusti risiedono probabilmente in una consistente offerta economica della famiglia Angelucci, che l’ha chiamato a dirigere Libero (dal 1° giugno). Sempre Porro, nella “Zuppa”, ha detto che gli editori talvolta devono “saper coccolare i loro direttori”, se ci tengono.
copie guadagnate
Il 14 maggio, ventiquattr’ore ore dopo l’apparizione su Dagospia della notizia sul suo addio, Sallusti non ha partecipato alla riunione di redazione, ma i vicedirettori l’hanno condotta- hanno specificato- in base alle sue indicazioni. Il Giornale è, assieme al Fatto, fra i quotidiani più importanti d’Italia l’unico a guadagnare con costanza copie rispetto allo scorso anno. Quarantamilanovecentoquaranta copie vendute al giorno a marzo 2021, più 2,9 per cento rispetto al marzo 2020.
Tanto che recentemente Sallusti ha scritto una lettera ai redattori per ringraziare dell’impegno e compiacersi dei risultati ottenuti. Il Giornale ha una notevole anomalia: mentre la maggior parte dei giornali del mondo punta sul digitale e comunque elimina le distinzioni fra chi si occupa di carta e chi di online, qui l’edizione digitale è gestita da una società diversa e ha una redazione distinta (60 circa i giornalisti addetti alla carta, una decina sul digitale).
in modo brusco
I conti vanno meno bene delle vendite. Due anni fa suscitò clamore la chiusura della redazione romana del Giornale, con i giornalisti costretti a occuparsi di politica da Milano. Da due anni tutta la redazione è in regime di solidarietà al 17 per cento: l’accordo scade ad agosto prossimo, ma verrà probabilmente rinnovato.
Sallusti è stato accolto a Libero con grande favore. Pietro Senaldi, che era direttore e diventerà condirettore, ha detto di essere felice di lavorare di nuovo con lui e “lieto” si è detto anche Vittorio Feltri, primo editorialista di Libero. Sallusti nel 2010 prese il posto di Feltri alla direzione del Giornale e Feltri fu nominato direttore editoriale. Dopo due mesi Feltri andò a Libero, in polemica con Sallusti. Hanno lavorato spesso fianco a fianco, anche con momenti di aspri dissidi.
Sallusti ha girato molto nei giornali ed è talvolta andato via in modo brusco. Ha lavorato con Montanelli al Giornale, approdò negli anni ’90 al Messaggero, che lasciò in una notte per andare al Corriere a Milano. Poi vicedirettore al Gazzettino, direttore alla Provincia di Como, la sua città, direttore a Libero, editore e direttore all’Ordine di Como.
Professione Reporter
(nella foto, Livio Caputo)