di ALBERTO FERRIGOLO

“La comunicazione di Palazzo Chigi nei nostri confronti, come Associazione, va in modo eccellente”. È pienamente soddisfatto Maarten Lulof van Aalderen, il Presidente della Stampa estera e corrispondente di De Telegraaf, olandese, di come vanno le cose con il nuovo governo italiano da cinque mesi a questa parte. E di come Draghi comunica e si rapporta con loro, giornalisti stranieri in Italia. Poi ci tiene a precisare: “Proprio grazie a Ferdinando Giugliano e al suo braccio destro Nicola Lillo”. Il primo è il nuovo consulente per i media del premier, con delega ai rapporti con l’estero, che negli ultimi quattro anni ha lavorato a Bloomberg, prima ancora al Financial Times ed è stato opinionista per la Repubblica. Il secondo è, invece, il suo braccio destro e viene dalla comunicazione di Cassa depositi e prestiti. Poi, naturalmente, c’è Paola Ansuini, che del premier e di Palazzo Chigi è la portavoce ufficiale, e viene dall’ufficio comunicazione della Banca d’Italia, ma si occupa più in generale dei media nostrani.

riservati e abbottonati

Riservati e abbottonati, i tre non indulgono affatto in soffiate o retroscena. Come avveniva in precedenza, con Rocco Casalino, portavoce di Giuseppe Conte, che operava anche una selezione precisa su chi meglio appoggiarsi. Un po’ quel che è sempre avvenuto, pur nelle diverse forme comunicative che si sono succedute con i diversi presidenti del Consiglio: dal mitico Pio Mastrobuoni, addetto stampa di Andreotti, che offriva ai colleghi – specie italiani – ampi dettagli sugli incontri ufficiali del presidente del Consiglio con i leader degli altri Paesi, passando poi per l’affabile Beppe Sangiorgi con De Mita, fino ai giorni nostri con Betty Ulivi, voce di Mario Monti, e poi Filippo Sensi a guardia di Matteo Renzi e di Paolo Gentiloni, fino all’era Conte, appunto, con Casalino. 

Van Aalderen è prodigo di informazioni: “Subito dopo aver ricevuto l’incarico ho proposto a Giugliano e a Lillo di fissare degli incontri che sono molto, molto utili, e di cui c’è molta richiesta da parte della stampa estera. Giugliano è venuto proprio qui in sede e c’è stato molto interesse nei suoi confronti. Ha risposto off the record alle tante domande dei colleghi che volevano sapere moltissime cose di Palazzo Chigi e si è reso molto disponibile”. Giugliano e Lillo “hanno anche creato un gruppo whatsApp, canale attraverso il quale danno regolarmente informazioni su quello che Palazzo Chigi fa, oltre ad aver creato una email che viene mandata a tutti. Un lavoro ottimo. E non è sempre stato così. In passato abbiamo avuto numerosi problemi, non voglio dire quali, ma ora la comunicazione con Palazzo Chigi va in modo perfetto. Sono molto, molto soddisfatto. Siamo informati e, soprattutto, c’è qualcuno che risponde alle domande”, torna a ribadire van Aalderen.

documenti in anticipo

Gli incontri si svolgono a seconda degli eventi. Non sono fissi né regolari e a convocarli è lo stesso presidente della Stampa estera, che si mette d’accordo direttamente con l’advisor di Palazzo Chigi. Attraverso la chat e un’apposita email ai giornalisti stranieri arrivano anche dichiarazioni, note, documenti, testi dei discorsi del premier, con anticipo e rigorosamente “embargati”, cioè utilizzabili solo dopo che lo stesso ha parlato. Di incontri simili, ufficiali, aperti, alla luce del sole dei comunicatori ufficiali del governo italiano con la stampa estera sembra non ce ne siano mai stati prima. Né nella vecchia sede di via della Mercede, né in quella più recente di via dell’Umiltà, al civico 83. “Non sicuramente con Casalino”, annotano i maliziosi, anche se c’è chi ricorda che almeno un paio di volte Filippo Sensi, portavoce di Matteo Renzi, “è venuto a farsi una chiacchierata qui da noi”.

Da qui in poi tutte le informazioni riportate sono fuori virgolette e – dunque –non attribuibili, perché – per motivi diversi – i giornalisti stranieri, e soprattutto quelli italiani, non vogliono o non possono parlare ufficialmente, perché “con loro ci lavoro” o perché, “secondo la prassi per rispondere dovrei chiedere l’autorizzazione o al direttore o ai vertici editoriali”. 

out of bounds

Da quando il governo Draghi ha giurato sono trascorsi ormai quasi cinque mesi e ancora ci si interroga su come il governo comunichi. Certo, lo fa con le conferenze stampa del premier, alcune delle quali aperte alle domande dei giornalisti, con i tweet dei suoi addetti che le annunciano, inoltrando anche poi la registrazione. In tutto, le conferenze stampa sono state 6, più quella del 22 giugno agli studi di Cinecittà con Ursula von der Leyen. Ma per il resto, come funziona il rapporto tra stampa e governo Draghi? Anche in relazione all’ultima era, quella Casalino? Fuori virgolette, e visto sempre da via dell’Umiltà, quel che emerge è che, ad esempio il portavoce di Conte – sia nella versione uno (gialloverde) sia due (giallorossa) – aveva un impianto comunicativo molto più concentrato sui media nazionali, piuttosto chiuso, e i media stranieri, di fatto, li considerava poco. Forse perché poco attrattivi. Tanto che avere conferme e informazioni di vario ordine, genere e grado direttamente da lui era piuttosto complicato. Cosicché tutte le varie chat che usavano i giornalisti italiani per comunicare con Casalino, erano “out of bounds”, fuori limite, fuori portata, almeno per gli stranieri. Insomma, un sistema molto chiuso, quasi inaccessibile.

per grazia ricevuta

Non manca tuttavia chi,  in qualche occasione, ha avuto la necessità di porgli delle domande dirette e qualche volta, “per grazia ricevuta”, lo speaker di Conte ha risposto per lo più a monosillabi. Poche cose utili ma soprattutto vaghe. Più fortunati, si racconta, sono stati semmai i media tedeschi rispetto a quelli di qualsiasi altra lingua, forse perché Casalino, per il solo fatto di essere nato a Frankenthal, città extracircondariale di 48.762 abitanti del nord-est del Palatinato, ha avuto verso i colleghi tedeschi sempre un occhio di riguardo e anche un debole.

Parlare della comunicazione di Draghi, per forza di cose non può prescindere dal periodo e dalle persone che l’hanno preceduto. Differenza sostanziale e di stile. Con Draghi, dunque, c’è stata la nomina di Giugliano, che è molto autorevole, anche se c’è chi ricorda che “pure con Conte” c’è stata una figura che si occupava dei media stranieri , “assolutamente professionale con tutti” e con cui tutti avevano un buon rapporto, la quale dava informazioni organizzative e non tanto politiche, forse perché nella gerarchia di Chigi “era di minor livello”. Oggi la chat Palazzo Chigi-via dell’Umiltà conta all’incirca duecento persone. Per una funzione eminentemente di servizio. Nessuno si aspetta che Giuliano, Lillo e Ansuini raccontino segreti o facciano in generale grandi confidenze, perché hanno la funzione di essere dei filtri. “Ma già è qualcosa il fatto che rispondono al telefono con garbo”. E se proprio si vogliono fare paragoni, il loro è più uno stile di comunicazione europeo, sulla falsariga di ciò che vien fatto a Bruxelles o dal Vaticano. E tutto ciò, non certo per dire che all’estero va tutto bene. O sempre meglio che in Italia. Anzi, gli inglesi che hanno potuto sperimentare con mano come funziona la macchina comunicativa di Downing Street a Londra ne hanno viste di cotte e di crude. Sia con Theresa May sia con Tony Blair. 

salvo intese

Quel che resta semmai come una carenza strutturale rispetto a quanto accade all’estero, è una certa chiarezza sulle decisioni da prendere. Ma è anche vero, si sottolinea, che ciò riguarda più che altro il quadro istituzionale, il complesso e la complessità della macchina politica in sé, e “però non è certo Draghi che lo può risolvere”, viene detto come attenuante. Altro dettaglio, per fare un confronto con la Commissione europea, è che quando questa fa una conferenza stampa o annuncia una proposta di legge i giornalisti hanno già in mano il testo da almeno due o tre ore, in modo da poterlo leggere e porre poi domande pertinenti. In Italia, invece, ci sono le decisioni del Consiglio dei ministri “salvo intese”, cosicché i testi escono dopo giorni e scritti in un modo tale che – se già per un italiano di madre lingua sono spesso di difficile comprensione e pure diversi nei contenuti da ciò che è stato annunciato in precedenza sulla quella specifica materia – i giornalisti stranieri vanno letteralmente ai pazzi. Per loro non è davvero spiegabile come ciò possa avvenire. Tutta questa approssimazione finisce per rendere più difficile il loro lavoro, tant’è in più di un’occasione è poi accaduto che il giornalista ha preferito non dare la notizia per non restare intrappolato nei meandri della legislazione italiana.

Un esempio per spiegare meglio? Riguarda il caso delle Grandi Navi in transito lungo il Bacino San Marco e attraverso il Canale della Giudecca a Venezia: se ne discute da tempo, spiegano a via dell’Umiltà. E, annunciata mille volte, che l’Italia vieta il passaggio delle Grandi Navi nel Bacino San Marco, “divulgata su tutti i media nazionali e stranieri almeno tre o quattro volte”, puntualmente però la notizia si rivela infondata, perché c’è qualche falla nel meccanismo burocratico-legislativo, come si è dimostrato poche settimane fa quando le Grandi Navi hanno ricominciato ad entrare e uscire da Venezia. Chi se ne occupa professionalmente rimane così disorientato. 

(nella foto, Ferdinando Giugliano)

Leggi anche:

Le notizie al tempo di Draghi? Poche e sotto controllo. Addio al vecchio retroscena

LASCIA UN COMMENTO