La trasparenza della Pubblica amministrazione contro la tutela del diritto di cronaca. Con una sentenza del 18 giugno il Tribunale amministrativo del Lazio ha scelto la prima. Ha considerato Report, il più prestigioso programma di inchieste giornalistiche della Rai, come un ministero e ha imposto alla trasmissione di Rai 3 di svelare le fonti di un servizio sull’avvocato Andrea Mascetti, area Lega, vicino al presidente della Lombardia, Attilio Fontana.
La Rai ha annunciato che farà ricorso al Consiglio di Stato, “per garantire ai propri giornalisti il pieno esercizio della libertà d’informazione e la tutela delle fonti”.
Mascetti ha richiesto al Tar l’acquisizione dei materiali video che lo riguardano, sulla base della legge n.241 del 1990, che regola l’accesso ai documenti della Pubblica amministrazione.
diritto di cronaca
“Il caso in questione però -ha scritto il sito Articolo 21– si trova anche nel territorio della libertà di espressione e del diritto di cronaca, previsto e tutelato dall’articolo 21 della Costituzione. La Rai è una società per azioni e, secondo una costante giurisprudenza, non è assimilabile alla Pubblica amministrazione. La norma del ’90 fu immaginata per tutelare cittadine e cittadini nei procedimenti inerenti proprio all’amministrazione, per offrire una difesa contro i rischi di segretezza della burocrazia. Se si applicasse la decisione della sezione terza del Tar del Lazio al complesso dei fenomeni mediali, vedremmo ridotta enormemente la facoltà del giornalismo di inchiesta di operare, e forse di esistere. A parte, infatti, il tema del segreto professionale, verrebbero messi in causa i fondamenti medesimi della cronaca”.
vassalli e valvassori
Il Tar del Lazio ha dato ragione a Mascetti sull’accesso agli atti in possesso della redazione di Report, relativi alla puntata ‘Vassalli, valvassori e valvassini’ del 26 ottobre 2020. La Rai “dovrà consentire al ricorrente, entro 30 giorni l’accesso agli atti e ai documenti”. La sentenza fa riferimento alla “documentazione connessa all’attività preparatoria di acquisizione e di raccolta di informazioni riguardanti le prestazioni di carattere professionale svolte dal ricorrente in favore di soggetti pubblici”. L’avvocato Mascetti deve dunque ottenere le richieste fatte da Report in merito alle sue consulenze. Nella puntata di Report Mascetti viene definito una delle figure “più misteriose” del mondo leghista. Il legale aveva già chiesto l’accesso agli atti, ma la Rai si era opposta, anche in virtù “del segreto professionale ex art. 2, comma 3, L. n. 69/1963, connesso alla libertà di stampa” e dell’”esclusione della Rai dall’applicazione della disciplina in tema di accesso civico”.
serie A e serie b
“La sentenza del Tar del Lazio è gravissima. Viola la Costituzione, viola la libertà di stampa. Una sentenza miope che paragona il lavoro giornalistico a degli atti amministrativi. E’ come se Ilaria Alpi fosse morta per degli atti amministrativi”, ha detto Sigfrido Ranucci, conduttore di Report: “Questa sentenza crea giornalisti di serie A e di serie B: quelli che lavorano nel servizio pubblico non possono tutelare le proprie fonti, gli altri sì”. E poi, dichiarazione clamorosa: “Report non svelerà le proprie fonti, non darà gli atti a Mascetti, non lo faremo neppure da morti. Devono venire a prenderli con l’esercito”.
“La sentenza del Tar del Lazio che autorizza l’accesso agli atti di Report apre un precedente pericolosissimo -scrivono Federazione della Stampa e Usigrai- Rispettare le sentenze, non vuol dire non poterle criticare. Questa è l’occasione per chiedere nuovamente a Governo e Parlamento la necessità di un chiarimento urgente sulla natura giuridica della Rai. I giornalisti che fanno informazione in Rai non possono essere paragonati a funzionari della Pubblica Amministrazione. Pertanto le norme sull’accesso agli atti devono soccombere di fronte al diritto- dovere del giornalista di tutelare le proprie fonti. Siamo certi che la Rai farà appello con urgenza in Consiglio di Stato”.
(nella foto, Sigfrido Ranucci, conduttore di Report)