Sento il dovere di rendere partecipi i colleghi giornalisti di un fatto personale, che però, in qualche modo, dovrebbe riguardare tutti da vicino. Un fatto che avrebbe dovuto recarmi gioia, e che si è trasformato in grande amarezza.

Qualche tempo fa mi arriva una scarna mail di segreteria in cui mi si informa laconicamente che, avendo compiuto 50 anni di professione, era a mia disposizione una targa commemorativa dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio, da ritirare previo appuntamento telefonico a causa del Covid. Ma si partecipa così una ricorrenza del genere? Ho lasciato trascorrere settimane, nella illusoria speranza che a quella mail fosse seguito un qualche cenno più umano e più professionale, ma niente.

Così alla fine, trovandomi alla Torretta per l’Associazione Stampa Romana, mi sono deciso ad affacciarmi all’Ordine. Segretaria gentile, fa per consegnarmi la targa, poi dice: “Vediamo se c’è la Presidente, così la consegna lei”. Arriva la Presidente, anche lei gentile e sorridente e, debbo dire molto cordiale e dialogante.

Mi permetto di fare qualche domanda, sia sul perchè di uno stile così dimesso e soprattutto “individualistico” (magari si poteva anche rimandare a tempi migliori…), e anche sulla scelta di una targa, davvero così discutibile, sia nella forma (genere gara di ballo del condominio, grafica fuori centro, serigrafia su specchio che la rende inguardabile…), sia nel contenuto: quando invece queste ricorrenze erano tradizionalmente svolte nel corso di una pur sobria cerimonia collettiva, e con una ben più simbolica medaglia… Spiegazioni vaghe, i tempi che corrono, eccetera.

Me ne sono tornato a casa, e mi veniva quasi da piangere.

Per atavico rispetto, ho poggiato l’astuccio -chiuso- in un angolo nascosto della libreria. Poi, in uno slancio di interpretazione positiva, mi sono deciso a scrivere alla Presidente Spadari, per formulare una ingenua richiesta: perché non dedicare a questa ricorrenza un minimo spazio almeno sul sito dell’Ordine, perché non fare una piccola cerimonietta su Zoom, almeno per guardarci in faccia, e per far partecipare tutti gli iscritti che, prima o poi, saranno anche loro “cinquantenari”?

Nessuna risposta. Aspetto giorni e giorni, poi scrivo di nuovo. Nessuna risposta. Allora telefono, più volte: la Presidente o non c’è o è sempre in riunione. Così lascio sempre il mio cellulare, pregando di farmi richiamare al termine dell’impegno. Mai nessuno mi ha richiamato.

Perchè vi partecipo tutto questo? Innanzitutto per capire se sto solo perdendo tempo con una sciocchezza. O se invece, all’interno di ciò che ho raccontato vi sia il senso profondo del nostro collettivo degrado, della nostra reciproca indifferenza, della nostra disperante assenza di qualità formale e sostanziale.

Chiedo scusa per avervi sottratto del tempo: anche se non posso fare a meno di stimare sempre e comunque i miei colleghi, e di destinar loro le mie -forse discutibili, ma sempre responsabili- riflessioni. 

giacomo.carioti@gmail.com

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