Il nuovo Comitato di redazione di Repubblica ha chiuso in pochi giorni l’accordo per i prepensionamenti, impostato dal Cdr precedente, che ha dato le dimissioni all’inizio di agosto. Cinquantaquattro giornalisti a casa in anticipo entro un anno, dei quali 35 entro il 2021. Buonuscite sotto i cinquantamila euro, soprattutto per gli stipendi più bassi. Cassa integrazione per chi non accetta di andare via. Per ogni due uscite ci sarà un’assunzione (27 in tutto), attingendo “prevalentemente” alle liste dei precari. Per coloro che accettassero di uscire senza prepensionamento ci sarà un assunzione ogni due esodi e qui potranno essere assunti un massimo di 4 non giornalisti: tecnici, come digital data analyst, esperti di Seo e di sistemi editoriali. Scelti dal direttore Molinari.
Quindi calo dell’occupazione in generale e avvio della sostituzione dei giornalisti con altre figure: sarebbe la prima volta che accade in un accordo sindacale in una delle grandi testate italiane. Alcune redazioni andranno in grande sofferenza, come Torino, dove usciranno in 4.
gravissima crisi
Martedì 28 settembre la redazione ha approvato l’accordo con 225 voti favorevoli, 31 contrari e 9 astenuti.
Si tratta dell’ennesima uscita da una redazione di decine di professionisti che andranno a gravare sull’Inpgi, l’ente di previdenza dei giornalisti in gravissima crisi (ha chiuso l’ultimo bilancio con 242 milioni di disavanzo). Sul futuro dell’Inpgi è al lavoro una commissione che dovrà proporre una soluzione entro il 20 ottobre. L’attuale dirigenza dell’ente è stata prorogata fino al 31 dicembre. L’ipotesi di salvare i conti con l’inserimento dei comunicatori sembra tramontata e si sta lavorando ora sull’ingresso dei grafici. Sullo sfondo, c’è l’assorbimento dell’Inpgi da parte dell’Inps. I lavori della commissione sono coperti da grande riserbo.
seduta straordinaria
Il sindacato dei giornalisti, Fnsi ha deciso di riunire il Consiglio nazionale in seduta straordinaria giovedì 7 ottobre, a partire dalle ore 10, in piazza Montecitorio, a Roma. “Il settore dell’informazione è in profonda sofferenza e il disinteresse del governo rischia di dargli il colpo di grazia -scrive Fnsi- A luglio scorso, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha richiamato l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica sul pesante clima, spesso sfociato in minacce e aggressioni, che si respira nei confronti della libertà di informazione. Mafiosi, corrotti, negazionisti di varia natura hanno messo nel mirino i giornalisti e il diritto dei cittadini ad essere informati. La gravità della situazione è confermata dai dati forniti dall’Osservatorio del ministero dell’Interno. A fronte di una situazione insostenibile, il governo pensa di intervenire soltanto per smantellare il sistema pensionistico e il welfare dei giornalisti italiani. Al netto degli annunci, non si intravede alcun provvedimento di natura strutturale per accompagnare il settore dell’editoria, duramente provato da una crisi industriale senza precedenti dovuta alle profonde trasformazioni del mercato globale, verso la transizione al digitale. Non c’è alcun segnale concreto su questioni fondamentali che riguardano la libertà, i diritti, la dignità del lavoro di chi ogni giorno si sforza di aiutare i cittadini a conoscere e a comprendere. Il contrasto al precariato crescente e alle querele bavaglio, l’equo compenso, la riforma del servizio pubblico radiotelevisivo sono scomparsi dall’agenda politica. Il governo, a cominciare dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, è chiamato ad una presa di coscienza del declino inarrestabile che un settore vitale per la democrazia sta subendo, anche a causa dell’assenza di scelte politiche forti e coraggiose, e ad avviare al più presto un confronto con editori, giornalisti e lavoratori del comparto, sollecitato anche dai sindacati confederali, per restituire dignità all’informazione italiana”.
Il cenno alla crisi Inpgi -è stato notato anche all’interno della corrente di maggioranza che guida Inpgi e Fnsi- è poco centrale. Nè si accenna alla legge varata dal governo Conte 2 che sta permettendo decine e decine di nuovi prepensionamenti e assunzioni di non giornalisti al posto di chi esce. Come ora sta avvenendo a Repubblica.
Professione Reporter