Le lettere sono arrivate mercoledì 29 settembre, solo ventiquattr’ore dopo il voto della redazione che approvava l’accordo su 54, ulteriori, prepensionamenti. Lettere per altrettante “senatrici” e “senatori” del giornale in possesso dei requisiti per uscire (62 anni). Senza troppi fronzoli, c’era scritta, per ciascuno, la data da cui partirà la cassa integrazione (anticamera del prepensionamento), la data da cui inizia lo smaltimento delle ferie arretrate e delle corte arretrate. Cordiali saluti.
del re, nigro e cadalanu
In uscita ci sono giornalisti che i lettori affezionati di Repubblica conoscono bene. Che non erano fra i fondatori del giornale nel 1976, ma che hanno costituito l’ossatura del vascello di Scalfari, poi diventato incrociatore. Fra gli inviati, Marco Ansaldo, esperto di Turchia, Pietro Del Re, che è stato in tutti i luoghi disperati del mondo, Vincenzo Nigro, esperto di Libia, Giampaolo Cadalanu, firma degli esteri dall’Afghanistan alla Tunisia, alla Germania. Fra gli uscenti c’è Roberto Mania, responsabile del sindacale, dal servizio politico dovrebbero andar via Silvio Buzzanca, Lavinia Rivara e Riccardo Liguori, dallo sport Fabrizio Bocca, dall’Economico Roberto Petrini, Paola Iadeluca, Lucio Cillis, dalla Cronaca di Roma, il capo Stefano Costantini e Cecilia Gentile, dal sito Simona Casalini, dal Venerdì Aligi Pontani (capo) e Roberta Visco, dalla Cultura, Simonetta Fiori. E’ andato via il vicedirettore Dario Cresto-Dina, che era arrivato con Ezio Mauro.
E’ l’azzeramento quasi completo di chi ha lavorato con Eugeno Scalfari, l’addio degli ultimi che sanno cos’era Repubblica. E quindi la trasfigurazione del giornale già in parte compiuta dall’editore John Elkann e dal direttore Maurizio Molinari, potrà andare avanti. Niente più schieramento chiaro nell’area laica, azionista, giornale-partito, ma qualcosa di più indefinito, giornale anglosassone sulle sponde del Mediterraneo.
mille euro al mese
Ci sono possibilità per evitare l’esodo? Due. La prima sottoporsi a una lunga cassa integrazione con lo stipendio ridotto a mille euro circa. La seconda, dimettersi senza accettare il prepensionamento, aspettando la giusta età pensionabile, ottenendo intanto un lauto contratto di collaborazione (che è vietato ai prepensionati). Questa seconda strada potrebbe essere riservata a grandi firme come Federico Rampini, Ernesto Assante, Ettore Livini. Ma tutto è ancora molto incerto.
Giovedì 30 settembre il direttore Molinari e il vicedirettore Carlo Bonini con delega alle risorse umane hanno convocato via schermo i prepensionandi e i redattori interessati. Sostanza dei discorsi: non vi dimenticheremo, i vostri sacrifici resteranno, farete sempre parte della comunità di Gedi (la proprietà).
Professione Reporter
(nella foto, Federico Rampini)
Tutto come previsto. Giannini non avrebbe cambiato la Stampa e Molinari avrebbe distrutto Repubblica. Mi piacerebbe sapere che pensano di tutto ciò Ezio Mauro, Michele Serra e lo stesso Rampini. Ma che ne parliamo più a fare. E’ stata un’avventura durata, tra alti e bassi, 44 anni. Noi lettori storici, che su quelle pagine ci siamo formati, siamo emigrati oramai da tempo.
Grazie Elkann, grazie Gedi: siete riusciti dove Berlusconi ha fallito.
Grazie ai giornalisti di Repubblica che in questi mesi hanno lasciato un giornale ormai banalizzato dalla Fiat e ci hanno confermato che per 45 anni avevamo seguito un giornale eccellente.
Peccato per i pochi storici giornalisti che invece sono restati.