Un messaggio secco nella chat dei prepensionabili di Repubblica: “Ho dato le dimissioni. Il mio ultimo giorno di lavoro a Repubblica sarà il 31 ottobre”. Dopo Bernardo Valli, dopo Roberto Saviano, anche Federico Rampini lascia Repubblica. E -come Saviano- approda sull’altra sponda del fiume dell’editoria italiana, passa al Corriere della Sera.
La Gedi, azienda presieduta da John Elkann che possiede Repubblica, l’aveva inserito nell’elenco dei prepensionabili. Da prepensionato non avrebbe potuto collaborare con Repubblica, ma con altri giornali sì. E Rampini ha trattato il nuovo ingaggio con lo storico concorrente (largamente in prima posizione per vendite).
risorse alla concorrenza
Nel corso delle trattative con due Comitati di redazione per il piano di prepensionamenti il direttore Molinari aveva ripetuto: “Faremo il possibile per non offrire risorse alla concorrenza”. Il possibile, con Rampini, non è stato sufficiente.
Nel 1995 viene chiamato da Eugenio Scalfari. Prima capo della redazione milanese, quindi corrispondente da Bruxelles (1997-2000), San Francisco (2000-2004), Pechino (2004-2009) e dal 2009 New York.
Non hanno invece accettato il prepensionamento e si sono dimessi, per ottenere una collaborazione, Ernesto Assante, storico esperto di musica rock, Sergio Rizzo, vicedirettore e coautore della “Casta” con Gian Antonio Stella e la giornalista culturale Simonetta Fiori.
Ora nel quotidiano fondato da Scalfari si aprono altri fronti. Innanzitutto il dibattito sul Patto per l’innovazione, sul quale il direttore Molinari punta molto: integrazione totale fra edizioni digitali e cartacee, piattaforme diversificate, con molta importanza per video e audio, inserimento al fianco dei redattori di nuove figure non giornalistiche, come data analyst, grafici, ingegneri dell’intelligenza artificiale.
computer propri
Inoltre, nuova gestione degli spazi. Repubblica ha sede da 17 anni in un palazzo a largo Fochetti, nel quartiere Ostiense a Roma. Un tempo occupava sette piani, poi pian piano in quei luoghi hanno trovato posto l’Espresso, la redazione romana della Stampa, l’amministrazione. Siamo adesso al passo successivo: Repubblica nel progetto dell’azienda si dovrà restringere su un solo piano. Per i 170 giornalisti rimasti ci saranno 100 postazioni. A parte quelle per i deskisti di vertice, le altre saranno a disposizione, a rotazione, e i redattori le utilizzeranno con i computer e altri mezzi tecnici di loro proprietà. E’ la sanzione ufficiale della nuova era basata anche sullo smart working, il lavoro a casa.
Nello stesso gruppo, c’è un trasloco in vista anche alla Stampa, a Torino. Il giornale dovrebbe lasciare, dopo tre anni, la redazione di via Lugaro, nel quartiere Nizza, molto centrale, dove si trova un open space molto moderno e celebrato. Prossima destinazione, anche per risparmi aziendali, il Lingotto, o via Giordano Bruno.
Professione Reporter
(nella foto, la sede di Repubblica, in largo Fochetti, a Roma)
Il signor Elkann, come editore, mi suscita perplessità
Non assomiglia al Nonno!!!! Peccato!!!!