“L’unica buona notizia è che siano stati nominati tutti giornalisti interni Rai”. Fra i candidati a dirigere le testate principali c’erano infatti Barbara Stefanelli del Corriere della Sera e Sarah Varetto e Giovanna Pancheri di Sky: “L’arrivo di possibili direttori esterni sarebbe stato un insulto a tutti i dipendenti”.

Per il resto, “il Governo dei migliori frequenta le pratiche peggiori. Al di là dei nomi scelti è evidente la piena invadenza e interferenza del Governo. E di un governo di larga coalizione da accontentare”. Parole dell’Esecutivo Usigrai. Appena rinnovato e guidato dal segretario Daniele Macheda.

tensioni istituzionali

“Nonostante le scelta di risorse interne – prosegue il sindacato dei giornalisti Rai – le pressioni esercitate dai partiti e dal Governo restituiscono un quadro di spartizioni da manuale Cencelli che speravamo di non vedere applicato. Quello che manca – ancora una volta – è il senso industriale, la direzione di marcia editoriale che questo vertice vuole dare alla Rai. Le tensioni politiche e istituzionali emerse in questi giorni attorno alle nomine Rai evidenziano ancora una volta l’urgenza di una riforma della legge per la nomina dei vertici aziendali. Serve all’Azienda, ma soprattutto ai cittadini uno strumento che crei la giusta distanza tra Governo, partiti e vertici della Rai. Il quadro secondo cui sono venute fuori le nuove nomine è agghiacciante: se davvero sono state decise a Palazzo Chigi, siamo alla tv di Stato e non più al servizio pubblico”.

Monica Maggioni, già presidente Rai, al Tg1, Gennaro Sangiuliano, che fu nominato in quota Lega, resta saldo al Tg2, Simona Sala al Tg3, Andrea Vianello spostato, all’ultimo minuto, al Gr e RadioUno. Paolo Petrecca, che sarebbe gradito a Giorgia Meloni, a Rainews24. Mario Orfeo dal Tg3 alla Direzione Approfondimenti giornalistici, Alessandra De Stefano a Rai Sport, confermati ai Tg Regionali e a Rai Parlamento Alessandro Casarin e Antonio Preziosi.

voce silenziata

Fuori dai giochi l’ex direttore del Tg1 Giuseppe Carboni, che era vicino ai 5 Stelle. Proprio per questo Giuseppe Conte ha annunciato che il Movimento “non farà più sentire la sua voce nei programmi del servizio pubblico”, dai telegiornali ai talk show. Lo stop riguarderà anche tutte le dichiarazioni rilasciate in strada e a margine dei lavori parlamentari. La linea è  stata condivisa con i capigruppo di Camera e Senato e con i membri Cinquestelle della Commissione di Vigilanza, ma potrebbe incontrare qualche resistenza fra parlamentari. Conte è determinato: “Fuortes non libera la Rai dalla politica, ma sceglie scientemente di esautorarne una parte: la più ampia, uccidendo qualsiasi parvenza di pluralismo. Siamo alla definitiva degenerazione del sistema”. 

I curricula dei candidati sono stati consegnati alle 11.26 del 17 novembre dall’amministratore delegato Carlo Fuortes ai consiglieri di amministrazione, in vista del Cda che il 18 vota i nuovi direttori e che si svolge a Napoli, un modo dell’azienda per far sentire la vicinanza alla sede napoletana e alla fiction “Un posto al sole” dopo che si era ventilato uno spostamento nel palinsesto. I consiglieri avevano chiesto un incontro a Fuortes per parlare proprio dei criteri di scelta dei candidati, incontro che l’ad ha concesso solo per il 17 mattina alle nove. Proposta irricevibile, per i consiglieri, che infatti hanno declinato. 

molto soddisfatto

Nell’audizione in Commissione parlamentare di vigilanza il 23 novembre Fuortes ha detto che per la nomina dei direttori di rete e di canale, la legge e lo Statuto prevedono il parere obbligatorio da parte del Consiglio di Amministrazione: “Il Regolamento del Consiglio stabilisce che almeno 24 ore prima della riunione del Consiglio di Amministrazione vengano inviati al Consiglio stesso i nomi e i curricula dei designati”. Per i direttori di testata, il Parlamento ha stabilito che il parere sia invece vincolante se espresso dai 2/3 dei membri del Consiglio di Amministrazione: “Dunque per l’Amministratore Delegato avere un accordo nel Consiglio di Amministrazione sui nomi che propone è indispensabile. La maggioranza dei membri del Consiglio di amministrazione, 4 su 7, è nominata dai due rami del Parlamento, e pertanto sono espressione delle diverse forze politiche che lo compongono. E dunque sono la legge e lo Statuto a chiedere che l’Amministratore delegato crei le condizioni per un parere positivo nel CdA. Da amministratore sono tenuto a rispettare quanto stabilito dalla legge e dallo Statuto. Ed è quanto ho fatto e quanto farò in seguito. Prendendo le decisioni in autonomia quando questo è previsto e ricercando la condivisione del Consiglio di Amministrazione quando questo è richiesto, ovviamente in ogni caso sulla base della competenza delle designazioni e nell’interesse dell’Azienda. Sono molto soddisfatto delle nomine fatte per i direttori delle testate. Rispondono ai criteri previsti dal Contratto di Servizio: equilibrio, pluralismo, completezza, obiettività, imparzialità, indipendenza e apertura alle diverse istanze politiche e sociali. Credo si tratti di scelte in sintonia con le esigenze, vantaggiose per l’Azienda e per l’intera società italiana, di accrescere la presenza delle donne in ruoli riservati in precedenza per lo più a maschi. Le proposte sono state accolte a larga maggioranza. Sono state approvate con cinque voti a favore e uno contrario (tranne due nomine con 4 voti a favore, un’astensione e un voto contrario). E vi devo dire che ho lavorato alla proposta complessiva con l’obiettivo di raggiungere un voto unanime e mi dispiace non averlo raggiunto”. 

(nella foto, Monica Maggioni)

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