Dopo 95 anni di storia il 1° luglio 2022 l’Inpgi, l’Istituto che dal tempo del Fascismo si è occupato delle pensioni dei giornalisti italiani, non esisterà più. O meglio esisterà soltanto per i giornalisti autonomi, ciò che oggi è Inpgi 2.

In base a quanto approvato dal Parlamento la gestione principale Inpgi sarà trasferita in quella data all’Inps, l’Istituto delle pensioni di Stato. Con il voto favorevole di fiducia a larghissima maggioranza al Governo Draghi per appello nominale (414 sì, 47 no e 1 astenuto su 462 presenti) anche la Camera dei deputati ha dato il via libera alla legge di Bilancio 2022 (disegno di legge C. 3424) che il Senato aveva già approvato una settimana fa.

La versione definitiva del provvedimento riguardante l’Inpgi è contenuta nell’art. 1, commi da 103 a 118, visibili da pag. 58 a pag. 63.

deficit pesanti

L’Inpgi ha chiuso gli ultimi anni con deficit molto pesanti, 242 milioni nel 2020. La soluzione prospettata dall’attuale maggioranza che gestisce l’Istituto, la stessa che guida Ordine, Fnsi e Casagit, aveva proposto il salvataggio dell’istituto attraverso il passaggio dei “comunicatori” fra i suoi contribuenti. Ma il governo Draghi ha ritenuto più praticabile la strada dell’assorbimento nell’Inps.

Presso l’Inps -scrive Il Sole 24 ore- saranno iscritti anche i titolari di posizioni assicurative e i titolari di trattamenti pensionistici diretti e ai superstiti, già iscritti presso l’Inpgi. Il trasferimento dal 1° gennaio 2024 andrà pienamente a regime coinvolgendo le prestazioni non previdenziali, come i trattamenti di disoccupazione e di cassa integrazione guadagni che saranno, nel frattempo, erogati dall’Inps ma secondo le regole Inpgi. 

pensioni immutate

Nulla cambierà per chi già percepisce una pensione o per chi la maturerà entro giugno 2022, perché si applicheranno le regole Inpgi, mentre le pensioni successive al 1° luglio 2022 saranno determinate, nel rispetto del principio del pro rata, uniformemente a quello degli iscritti nel Fondo pensioni lavoratori dipendenti (Fpld) dell’Inps. L’importo, quindi, sarà il risultato della somma delle quote di pensione corrispondenti alle anzianità contributive acquisite fino al 30 giugno 2022 calcolate secondo le disposizioni vigenti presso l’Inpgi, e dalla quota di pensione corrispondente alle anzianità contributive acquisite dal 1° luglio 2022 applicando le disposizioni del Fpld. Inpgi ha usato il sistema retributivo fino al 2016 e per le annualità successive il sistema contributivo (uguale a quello dell’Inps). Soltanto gli iscritti dal 1° gennaio 2017 si vedono applicare integralmente il sistema di calcolo contributivo, con relativo massimale. Ciò comporta che, come stabilito dal comma 105 della legge di Bilancio, ai giornalisti con primo accredito Inpgi tra il 1996 e il 2016 non si applicherà il massimale contributivo anche sulla quota, contributiva, post giugno 2022. Di conseguenza, pur passando all’Inps, questi giornalisti, con retribuzioni annue oltre il massimale (103.055 euro nel 2021), verseranno i contributi commisurati all’intero stipendio (invece ai lavoratori che hanno versato il primo contributo in Inps dal 1996 in poi si applica il massimale).

vecchiaia e requisiti

Per quanto concerne i requisiti di pensionamento, chi maturerà quelli Inpgi entro giugno 2022 potrà accedere alla pensione con tali regole anche successivamente. Per gli altri scatteranno le regole Inps. 

Nulla cambierà per la pensione di vecchiaia, dato che in entrambi in casi sono richiesti almeno 67 anni di età e 20 anni di contributi (requisiti soggetti alla speranza di vita, attualmente ferma). Attualmente Inpgi prevede anche la pensione di anzianità accessibile con 40 anni e 5 mesi di contributi e almeno 62 anni e 5 mesi di età. Opzione che da luglio 2022 -scrive sempre Il Sole 24 ore- dovrebbe venir meno mentre rimarrà la pensione anticipata che si raggiunge con 41 anni e 10 mesi di contributi (uomini un anno in più) indipendentemente dall’età.

Inoltre, secondo quanto riportato nella relazione tecnica della legge di Bilancio, il passaggio in Inps dovrebbe aprire l’accesso a “opzione donna”, ma quest’ultima sarebbe fortemente penalizzante a causa del ricalcolo dell’importo con il sistema interamente contributivo e riguarderebbe una platea molto limitata.

supplementare e indirette

Nulla cambierà per l’eventuale pensione supplementare: sarà messa in pagamento al raggiungimento dei 67 anni di età, sempreché l’interessato non abbia maturato un diritto autonomo a pensione e sia già beneficiario di un trattamento di pensione a carico dell’Inps o di un altro ente previdenziale.

Sul fronte delle pensioni indirette, le percentuali applicate dall’Inpgi risultano di miglior favore rispetto a quelle Inps. Con un superstite, l’istituto dei giornalisti liquida il 75% della pensione che sarebbe spettata al defunto. Con due superstiti, la percentuale cresceva al 90%, fino a raggiungere il 100% nel caso di tre o più superstiti, con la specifica che, nel caso di concorrenza di più superstiti, la percentuale era suddivisa fra gli stessi in parti uguali. Nell’Inps le percentuali sono: 60% al coniuge superstite, 80% a coniuge e un figlio, 100% a coniuge e due figli. Senza coniuge le percentuali in favore di uno più figli sono rispettivamente del 70, 80 e 100 per cento. A tal riguardo occorrerà attendere l’orientamento dell’Inps, al fine di comprendere se, per i decessi verificatisi dopo il 1° luglio 2022, le percentuali Inps saranno applicate sull’intero importo di pensione oppure se, sulla quota determinata fino al 30 giugno 2022 con le regole Inpgi, si continueranno ad applicare le aliquote di reversibilità maggiori.

1 commento

  1. I giornalisti sono legalitari per gli altri ma i privilegi pensionistici che hanno affondato INPGI se li sono trasferiti in INPS a carico della collettività.
    Italico esempio di corporazioni di fascista memoria

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