di ANDREA GARIBALDI
I mezzi di informazione hanno sovraesposto gli oppositori dei vaccini, hanno dato loro più importanza del dovuto? Lo dice il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Sproporzionato risalto mediatico per i no-vax”.
Questione complessa, più di quel che appare.
Partiamo da qui: il giornalismo, in generale, non ha fini morali, non è fatto per educare. Il giornalismo racconta la realtà, nel modo più corretto e completo possibile, cerca di portarsi vicino alla verità. Offre ai cittadini ogni elemento possibile su ciò che accade, per mettere in grado di capire e farsi un’idea (che può cambiare, in base all’arrivo di informazioni più precise).
tutti i numeri
Così vale per vaccini e no-vax. Si devono dare tutti i numeri, sui contagiati, sui ricoverati, sulle terapie intensive. Quanti sono i vaccinati e i non vaccinati nelle diverse categorie. Quanti sono i morti vaccinati e quanti i non vaccinati. Bisogna raccontare gli appelli delle autorità per il vaccino, i provvedimenti presi e in cantiere, gli orientamenti internazionali.
Ma si deve anche tenere conto che un dieci per cento della popolazione resiste all’idea di vaccinarsi. Esaminare i loro (differenti) argomenti, confutarli con gli ultimi dati scientifici. Senza mai apparire fanatici o incrollabili riguardo alle linee guida dominanti. La scienza costruisce certezze mutabili man mano che la ricerca progredisce. Ci sono stati farmaci prodigiosi che si sono rivelati negli anni letali.
Si devono distinguere le paure ancestrali dei no-vax dalle speculazioni politiche di chi vuole creare confusione, attaccare lo status quo. Ma non si deve commettere l’errore di separare il mondo: di qua i fautori del vaccino con la maggior parte dei media che spingono in quella direzione, di là gli oppositori: emarginati e quindi sempre più legittimati a sentirsi scomodi, portatori di convinzioni fastidiose al potere.
i fatti di Big pharma
L’informazione deve svolgere un lavoro complicato, che necessita pazienza, compassione, ascolto.
In una democrazia la funzione dei media non deve mai coincidere per forza con quella del governo. L’informazione non smette di scavare, in ogni direzione. Il Financial Times ha pubblicato una bella inchiesta (ripresa da Internazionale, nel numero del 10 dicembre) su Pfizer e i suoi ricavi in pandemia, senza demonizzare, dando cifre e circostanze. Un modo per togliere il velo allo strapotere, in questa vicenda dei vaccini, di Big Pharma: eccola Big Pharma, questi sono i fatti, questo il suo modo di operare, né angelo, né demonio. Big Pharma ha salvato il mondo da milioni di morti per soffocamento. Sta accumulando profitti stellari. Non fa abbastanza per diffondere i vaccini nella parte povera del mondo.
Il vaccino non ha effetti collaterali? A breve termine sembra di no. E fra dieci anni? Davvero non lo sappiamo. Come hanno dato l’autorizzazione le autorità farmaceutiche mondiali, in base a quali criteri? Cosa prevedono nel futuro? Ecco altri aspetti da indagare senza soste.
distruzione di massa
Stampa e tv non devono mai dare l’idea di essere schierati, è il prezzo della loro credibilità. Il New York Times (la più prestigiosa testata mondiale) ha condotto, ai tempi dell’invasione dell’Iraq una campagna al fianco delle decisioni dell’amministrazione Bush, sostenendo con determinazione la teoria delle armi di distruzione di massa in possesso di Saddam Hussein. Quelle armi -si è accertato dopo la guerra- non esistevano: all’interno del Nyt ci sono state molte analisi e mea culpa sulla politica editoriale di quel periodo.
Qui da noi Enrico Mentana (La7) non ospita no-vax nei suoi spazi: “Adotto la stessa linea rispetto ai negazionisti dell’Olocausto, ai cospirazionisti dell’11 settembre o ai terrapiattisti”. Un atteggiamento “militante”, rispettabile tanto più perché pubblicamente dichiarato e motivato. Sarebbe meglio, in un adeguato contesto, con i mezzi professionali che ogni buon giornalista possiede, far risultare i negazionismi dell’Olocausto o i terrapiattisti per quello che sono.
virologi e filosofi
La capacità dei giornalisti sta proprio nel raccontare tutto, mettere a confronto, guidare discussioni. Nel caso della pandemia, far emergere che l’opinione di un filosofo no-vax non vale quella di un virologo. Per arrivare al punto che oggi i vaccini sono meglio dei non vaccini, che allo stato dei fatti vaccinarsi sembra essere la scelta più saggia. Convincendo con gli argomenti e l’attenzione per ogni opinione, a patto che sia in buona fede e non strumentale. No quindi ai teatrini e alle grida, messi in piedi per gli ascolti e le vendite (da qui lo “sproporzionato risalto mediatico” di cui parla Mattarella). Sì alle informazioni controllate e ragionate, alle inchieste.
Per mantenere la differenza fra organi di notizie affidabili (che non smettono mai di cercare, non danno nulla per scontato, fanno sempre una domanda in più) e gli altri.
Un lavoro delicatissimo, che necessita preparazione, esperienza e grande concentrazione, la capacità di fare scelte in breve tempo e di correggere gli errori in ogni istante.
Se i giornali avessero potuto documentare le ascese delle dittature nella prima metà del ‘900 forse molti cittadini (e anche forze politiche) avrebbero trovato coraggio e argomenti per contrastarle. Non fu possibile, perché fra i primi provvedimenti di ogni dittatura, in ogni parte del mondo, c’è sempre il controllo ossessivo della libera informazione. Che incute sempre un po’ di paura.