di ROBERTO SEGHETTI
Abolizione dell’articolo che prevede il passaggio dell’Inpgi all’Inps; anche Inpgi 2 all’Inps; prepensionamenti anche per i pubblicisti; possibilità di portare i contributi dell’Ago (Assicurazione generale obbligatoria) presso le gestioni dedicate ai lavoratori autonomi; riduzione del numero dei rappresentanti dei giornalisti nei consigli dell’Inps per far posto almeno a un rappresentante degli editori. Nessun cambiamento però riguarderebbe il trattamento dei giornalisti pensionati in essere o quello dei giornalisti attivi, che resterebbero tutti nel sistema e nelle condizioni di oggi. Ma una proposta generale c’è anche in questo senso, solo che riguarda tutti i lavoratori e i pensionati italiani: mettere un tetto (dieci volte il minimo Inps) per tutte le pensioni pubbliche e private, oltre il quale l’importo verrebbe ricalcolato con il contributivo.
In estrema sintesi, sono queste le proposte di modifica che alcuni senatori vorrebbero apportare all’articolo 29 del Disegno di legge per il Bilancio del 2022, che sancisce il passaggio dell’Istituto di previdenza dei giornalisti all’Inps. Però attenzione. Oggi è possibile fare una prima analisi degli emendamenti presentati al Senato (la finestra temporale per il loro deposito si è chiusa lunedì 29 novembre). Con un’avvertenza: è necessario sempre tenere presente che su queste proposte vi sarà un dibattito parlamentare e che non è escluso, dati i tempi ristrettissimi, che il governo alla fine presenti un suo maxiemendamento, accogliendo solo una parte dei cambiamenti già approvati dal Senato e ponendo la questione di fiducia. Di conseguenza, il punto nave di oggi serve esclusivamente per verificare, alla luce delle proposte trovate in mezzo al gran calderone degli emendamenti, le possibilità minime e massime di cambiamento di ciò che il governo ha messo nero su bianco nel testo approvato dal Consiglio dei ministri e all’esame delle Camere.
NIENTE ART. 29. Ben due gruppi di senatori, uno di Fratelli d’Italia e uno del Movimento 5 Stelle, hanno proposto di abolire tutto l’articolo 29, vanificando così la salvezza pubblica per l’istituto previdenziale dei giornalisti. La proposta c’è, ma c’è davvero anche la possibilità che passi? Nessuno può dirlo, anche se la decisione presa dal governo spingerebbe a pensare che abbia ben poche probabilità di essere accolta. Più che un emendamento in cui si crede sembra una medaglia “anticasta” da appuntarsi sul petto.
INPGI 2. Più in particolare, sull’Inpgi 2 si è esercitato un senatore del Movimento 5 Stelle, proponendo due emendamenti. La prima di queste due proposte prevede il passaggio all’Inps anche dell’Inpgi 2; la seconda, evidentemente alternativa, almeno per un primo periodo, prevede il commissariamento dell’Inpgi 2. Sarà approvato dagli altri senatori? Non lo sarà? Cadrà per la ristrettezza dei tempi di discussione o perché il governo si opporrà? Vedremo. In questo caso qualche possibilità di passare c’è. Certo è che, se l’emendamento fosse approvato, verrebbe meno un altro tassello dell’autonomia dei giornalisti e anche un po’ delle possibilità operative del sindacato dei giornalisti così come si è venuto strutturando nel tempo. Un esempio per tutti: ad oggi circa il 40 per cento delle spese di gestione dell’Inpgi, anche per quanto riguarda il contributo per il servizio svolto dalle associazioni regionali di stampa e dalla Fnsi, è a carico dell’Inpgi 2. Con il passaggio all’Inps verrà probabilmente meno la quota di contributo per il servizio svolto dal sindacato oggi coperta dall’Inpgi 1; se venisse meno anche la quota che è stata messa a carico dell’Inpgi 2 forse qualche problema si porrà.
PREPENSIONAMENTI. Altri senatori, sempre del gruppo del Movimento 5 Stelle, hanno proposto di estendere le norme sui prepensionamenti ai giornalisti pubblicisti, con annessa copertura di spesa.
RAPPRESENTANZA NEI CONSIGLI INPS. Un parlamentare di Forza Italia ha proposto di ridurre la rappresentanza dei giornalisti nell’Inps, per far posto a un rappresentante degli editori.
UNIFICARE CONTRIBUTI. Un senatore di Italia Viva ha proposto di rendere possibile la scelta di portare i contributi versati nella previdenza generale obbligatoria nel fondo di previdenza per gli autonomi, norma che varrebbe non solo per i giornalisti. Un senatore della Lega ha proposto di lasciare libera scelta tra la deduzione fiscale sui contributi e la possibilità di versare l’ammontare dell’eventuale credito di imposta presso il fondo di previdenza complementare.
TETTO GENERALE ALLE PENSIONI INPS. Anche in questo caso siamo più sul versante delle medagliette anticasta che sul versante delle proposte che hanno possibilità di passare davvero. A proporre di ricalcolare tutte le pensioni con il metodo contributivo se superano il tetto delle dieci volte il minimo Inps sono stati alcuni senatori di Fratelli d’Italia. L’impraticabilità tecnica di un ricalcolo con il sistema contributivo per tutte le categorie di lavoratori (per esempio quelli pubblici) rende queste proposte zoppe fin dalle fondamenta.
Infine, va segnalato il caso dei dipendenti di Seat Pagine Gialle, per i quali diversi senatori hanno proposto di modificare le norme per consentirgli di andare in prepensionamento.
Vedremo, dunque, se qualcuna di queste proposte verrà discussa ed eventualmente rientrerà nella stesura finale della legge di Bilancio per il 2022, la cui approvazione è prevista al massimo per la fine del mese. Ma fin d’ora si può dire, con una certa approssimazione, che – a meno di cataclismi e di sconvolgimenti politici – l’articolo 29 dovrebbe restare per larghissima parte quello che è (per la parte che riguarda i giornalisti, con l’unica eccezione della sorte dell’Inpgi 2 che rischia di diventare davvero un terreno di scontro) e che difficilmente tetti e ricalcoli generalizzati, quindi anche per i giornalisti, vedranno la luce in questo contesto.
(nella foto, Marina Macelloni, presidente Inpgi)