Charlie D’Agata, corrispondente da Kiev della rete tv statunitense Cbs, ha detto in diretta venerdì 25 febbraio che “l’Ucraina non è un posto, con tutto il rispetto, come l’Iraq o l’Afghanistan, che hanno visto conflitti infuriare per decadi. Questa è una città relativamente civilizzata, relativamente europea, dove non ti aspetti che avvenga questo”. Domenica Peter Dobble, il presentatore inglese della tv araba Al Jazeera, ha descritto gli ucraini in fuga dalla guerra come appartenenti a una “prospera classe media. Non sono ovviamente rifugiati che tentano di andarsene dal medio Oriente. Nè tentano di andare via dall’Africa. Sembrano famiglie europee alle quali potreste vivere accanto”.
non civilizzati
Ci sono molti altre asserzioni del genere sui mezzi d’informazioni in questi giorni, esempi di come i pregiudizi siano in agguato nel giornalismo. In rete, molti commenti feroci. La celebre giornalista palestinese (con nazionalità israeliana e italiana) Rula Jebreal ha scritto su Twitter, a proposito di D’Agata: “Sottotesto razzista: le vite di afghani, iracheni e siriani non hanno importanza. Sono considerati inferiori, non civilizzati”. D’Agata ha poi chiesto scusa: “In a way, I regret”, in un certo senso, mi pento. Anche Al Jazeera ha chiesto scusa per le frasi “inappropriate, insensibili e irresponsabili” di Peter Dobble e ha annunciato provvedimenti disciplinari.
gli occhi blu
Sabato 26 febbraio la Bbc ha ospitato l’ex procuratore generale ucraino David Sakvarelidze: “E’ stato commovente -ha detto questi- per me vedere europei con capelli biondi e occhi azzurri uccisi ogni giorno dai missili di Putin”. E il presentatore della tv pubblica inglese: “Capisco e naturalmente rispetto la tua commozione”. Uno dei commenti su Twitter, di Advaid: “Ma il popolo con gli occhi blu e i capelli biondi che getta bombe sul Medio Oriente e sull’Africa è ok”.
Sky News venerdì 25 ha mostrato resistenti ucraini nella città di Dnipro intenti a preparare bombe Molotov. Billow Kerrow su Twitter: “Fossero afghani o palestinesi o altri cittadini resistenti a un’occupazione, sarebbero chiamati terroristi”. Sul Daily Telegraph, Daniel Hannan scrive: “La guerra non colpisce più una povera e remota popolazione. Sembrano come noi, può accadere a chiunque”.
Ben Ehrenreich su Twitter: “Sarebbe grande vedere solo un poco dell’entusiasmo per la legittimazione della resistenza armata riferita a popolazioni che non sono di pelle bianca”.
(nella foto, Rula Jebreal)
Diversi studi di psicologia hanno dimostrato che si è più empatici con persone della propria stessa razza. Il che spiega l’ondata di commozione in Europa con la foto di Ailan Kurdi, il bambino siriano con la pelle chiara morto annegato durante la fuga dalla guerra. Confesso che io stessa qualche mese prima, mi sono interessata alla guerra in Siria dopo avere visto la foto di una bambina siriana bionda e con gli occhi azzurri che era stata uccisa in un raid.
Sarebbe bello se i giornalisti fossero consapevoli di questo razzismo inconscio e facessero qualcosa per correggerlo.