“Tutelate i minori e le giovani generazioni”. Il Presidente dell’Agcom, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Giacomo Lasorella, e i Commissari dell’Autorità rivolgono un appello sulla guerra in Ucraina a tutti gli operatori dell’informazione. E chiedono il coinvolgimento e l’impegno dei volti noti della tv e della Rete e delle firme prestigiose dei giornali. 

“Dopo i tragici mesi della pandemia -si legge nella lettera- che hanno stravolto le esistenze di tutti, la guerra, la guerra in Europa rischia di segnare in modo indelebile la vita dei nostri figli. È necessario aiutare i giovani a conoscere, capire e interpretare la drammaticità della guerra alla luce dei valori di ragione, tolleranza, solidarietà e rispetto della persona umana, che costituiscono l’identità europea e secondo i principi contenuti nella nostra Costituzione.

inutile spettacolo

L’appello a tutti gli operatori del mondo della comunicazione, nel pieno rispetto dell’autonomia editoriale e del dettato dell’articolo 21 della Costituzione, è, innanzitutto, ad aver attenzione all’utilizzo delle immagini della guerra, al fine di non farne un inutile spettacolo. C’è la necessità di creare per tutti i giovani (e non solo per i minori) spazi di informazione dedicata, che per linguaggi, ritmi e fruibilità, possano essere condivisi anche sulla rete e nei social.

Si chiede inoltre di dare a questo impegno una pianificazione e una continuità tale da trasformarlo in un appuntamento costante per i ragazzi e anche per le famiglie. Sarebbe opportuno che si realizzassero, con questo obiettivo, sinergie tra i diversi media, coinvolgendo, ove possibile, anche le scuole. I volti noti della Tv, della Rete e le firme prestigiose dei giornali dovrebbero essere coinvolti in questa attività di informazione e sensibilizzazione.

conseguenze discriminatorie

“Basta con i volti disperati dei bambini in televisione, sui giornali e sui social network. Evitiamo di portare, almeno i più piccoli, in guerra una seconda volta, nella dimensione digitale”. È il monito che il Garante per la protezione dei dati personali rivolge ai media, alle grandi piattaforme di condivisione di contenuti e a ciascun utente dei social network. “L’immagine del bambino, come qualsiasi dato personale che lo riguardi – ricorda l’Autorità – in realtà, dovrebbe entrare nel sistema mediatico solo quando ciò sia indispensabile o, ancora meglio, solo quando la sua pubblicazione sia nell’interesse del bambino”.

“Perché, altrimenti, quelle fotografie e quei dati, nella dimensione digitale, perseguiteranno quei bambini per sempre, e, magari, in molti casi li esporranno a conseguenze discriminatorie di carattere sociale, culturale, religioso o politico di ogni genere, conseguenze, forse, oggi, in molti casi persino imprevedibili. E, certamente, quelle immagini finiranno in pasto ad algoritmi di ogni genere per le ragioni più diverse”, prosegue il Garante, che “richiama quindi tutti i mezzi di comunicazione di massa, pur nell’indispensabile lavoro di testimonianza dei tragici effetti della guerra, ad una maggior tutela dei minori”.

I giornalisti sono già vincolati dalla propria deontologia professionale a tutelare sempre e comunque i minorenni, in qualsiasi situazione. È la Carta di Treviso il documento deontologico che fissa le regole riguardanti la trattazione delle informazioni relative ai minorenni. 

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