di ANGELA PADRONE
Lo smart working utilizzato in modo massiccio durante la pandemia ha improvvisamente proiettato il mondo del lavoro nel futuro, e meno male perché le aziende più avanzate già provavano da tempo a usare questa flessibilità. Che però ora andrebbe giocata in modo meno brutale e più condiviso. Quindi bene che i giornalisti ne discutano, perché nulla è scontato. Il nostro è un lavoro di ricerca e documentazione (di scavo, come dice qualcuno che ama immagini minerarie) ma anche, tanto, di relazione. Difficile farlo bene stando sempre chiusi in casa, difficile soprattutto per i più giovani imparare se non stanno in redazione, difficile fare carriera rinchiusi in cucina. Quindi è importante che tutti ne parlino e affrontino la questione.
Invece dispiace sentire che lo smart working viene analizzato con particolare interesse soprattutto dalle donne (per esempio nel dibattito in corso al Corriere della Sera). Perché le “aiuta” a conciliare i figli, la famiglia, e il lavoro. Ma ci rendiamo conto del cunicolo senza uscita, del vicolo cieco in cui le donne si rinchiudono con un dibattito del genere?
bambini a letto
Le giornaliste devono mettere a letto i bambini? Se siamo messi così allora forse è davvero meglio che tornino tutti al lavoro in ufficio. E non parlate di stare insieme a cena, perché un giornalista la cena in famiglia la fa un solo giorno a settimana, il giorno di corta.
Io mi sono persa 25 anni di pranzi, cene, pomeriggi e compagnia bella, perché la sera non lasciavo la redazione mai prima delle 22,30 (e spesso anche molto dopo). Non credo che sia un bene, anche se mia figlia non ha sofferto. Io forse sì, e se tornassi indietro mi piacerebbe cambiare molte cose. Ma non perché sono una donna, solo perché sono una persona che ha lavorato troppo. E spesso non mi sono goduta momenti belli e importanti (o anche semplici e quotidiani) della mia vita (figli o non figli). Sarebbe stato diverso se fossi stata un uomo? Io credo di no. Non è, e non deve essere diverso.
Il punto è che abbiamo lavorato e fatto il nostro dovere esattamente come i maschi, anche se forse non sempre siamo state compensate nello stesso modo. E ora dobbiamo chiedere di più, non di meno. O vogliamo tornare indietro? Adesso vogliamo tornare a fare le madri a tempo pieno, le lavoratrici part time, lasciando i maschi a fare i lavoratori a tempo pieno e i padri part time? Sarebbe un suicidio collettivo, e una perdita per il giornalismo.
soltanto lavoro
E gli uomini? Torno a dire: gli uomini di oggi non hanno bisogno, anche loro, dello smart working per bilanciare la loro vita privata e il lavoro? Io credo che gli uomini per fortuna siano cambiati. Tutte le ricerche indicano che le priorità sul lavoro, in quello che si chiama work-life balance, nei giovani sono mutate rispetto a 30 anni fa. La vita non è fatta più per nessuno solo di lavoro, neanche per coloro che hanno ambizioni e vogliono fare strada. Nel mondo si parla di Great Resignation proprio per chi vuole migliorare la propria qualità della vita, si parla di ridurre gli orari di lavoro, di trattenere i talenti con un migliore trattamento sul lavoro, con più benefit, con il welfare aziendale, con la flessibilità positiva, con il tempo libero e certo, con l’uso intelligente dello smart working. Ma si parla di donne e di uomini. È una grande rivoluzione.
Non voglio neanche credere che, invece, nei giornali il tema sia sentito solo dalle donne. Se il punto di vista delle donne aiuta anche tutti gli altri, meglio così, vuol dire che abbiamo contribuito a trasformare la realtà. Ma se lo smart working deve “aiutare” le donne, se è il solito “aiutino”, allora vade retro. Credo che questo dibattito decollerà soltanto, e duole dirlo, se diventerà principalmente un tema degli uomini. Quando interverranno i “capi”, stressati e stanchi, costretti a dimenticare la vita per 12 ore al giorno. Ma forse già ci siamo: per questo scongiuro i maschi di affrontare il tema e di dire cosa pensano, di riflettere sulla loro vita. E alle colleghe dico: non siete mammine anni 50, neanche i vostri figli vi vorrebbero così!
Senza le attrezzature e le relazioni che occorrono per questo mestiere lo smart warking complica la vita lavorativa e non la migliora, anche sotto l’aspetto economico, partendo dal consumo della luce e del riscaldamento o condizionamento; certo non va a ns. favore. Tante cose pratiche sono per me a sfavore dello sw, per non parlare della parte prico-fisica. Lo sw non va bene per tutti i mestieri.