La vicenda di Riotta contro Caracciolo conferma come Maurizio Molinari sia stato imposto alla direzione di Repubblica con l’intento preciso di distruggere la connotazione storica dell’intero gruppo della fu Editoriale L’Espresso. Non sfugge a nessuno che, in una logica di avvicendamento normale, se Verdelli non era gradito, sarebbe bastato mettere Giannini alla direzione di Repubblica e non sarebbe cambiato nulla. Invece il disegno era preciso, giacchè Giannini, con tutta la buona volontà, non sarebbe mai potuto riuscire a cambiare volto alla Stampa, pur sempre il giornale di famiglia. Molinari a Repubblica invece era l’uomo adatto per il raggiungimento dello scopo, aggiungendo alla direzione il compito di supervisore dell’intero gruppo. L’avvertimento alla Lucarelli è un esempio chiarissimo. Molinari è un giornalista mediocre, a voler essere buoni, ma il suo mestiere è un altro. E si vede.
nicolapurgato@libero.it
Analisi perfetta
Condivido perfettamente.
E continuo ad aspettare da Ezio Mauro e Michele Serra un sussulto d’orgoglio: come si fa a far finta di niente e continuare a scrivere per un quotidiano che non è più quello creato da Scalfari?
Sbattete la porta o lottate, ma non restate passivi e inermi