“Era la stampa, bellezza!”. Dice così la copertina di Tpi settimanale del 29 aprile, diretto da Giulio Gambino. Numero dedicato alla crisi dell’informazione italiana, dovuta soprattutto al “crollo di credibilità”. Alcuni titoli: “Cartastraccia: il caso italiano è unico nel mondo”, “Pennivendoli: il rapporto incestuoso tra politica e giornalismo”, “Se la fonte la paga lo Stato: le agenzie di stampa”, La rete dei padroni dell’informazione italiana: una mappa”, Dati: numero di copie vendute in Italia e nel mondo a confronto”, “La disintermediazione e l’era della sfiducia”, “La falsa equivalenza del giornalismo americano”, “Salviamo le edicole, modelli per ripartire. Articoli di Michele Ainis, Sergio Rizzo, Alexander Stille. Interviste a Carlo De Benedetti, Marco Travaglio, Maurizio Belpietro, Bernardo Valli. Quest’ultimo, principe degli inviati, racconta fra l’altro a Gambino che non legge più il suo giornale, la Repubblica, che è andato via da lì poco dopo l’arrivo di Maurizio Molinari alla direzione (aprile 2020), perché non condivideva la linea. Che l’episodio chiave fu quando gli chiesero di cambiare il lead di un articolo sulla politica di Israele: “Io dissi che non cambiavo assolutamente nulla. Il direttore mise l’articolo nel pagine interne, era una ‘punizione’. Ho salutato e me ne sono andato”.