Il contratto preliminare fra Bfc di Danilo Iervolino e Gedi per l’acquisto dell’Espresso è stato sottoscritto giovedì 5 maggio. Due mesi esatti dopo il primo annuncio della vendita. Nel contratto si prevede che Bfc verserà 4,5 milioni a Gedi e che ancora per un periodo il settimanale sarà venduto in edicola, la domenica, assieme a la Repubblica. Gedi dovrebbe avere dunque qualche diritto sulla nomina del direttore.

Il contratto preliminare è firmato per conto di Bfc Media attraverso la sua controllata L’Espresso Media Srl, società partecipata al 51% da Bfc Media ed al 49% da Idi Srl, a socio unico Danilo Iervolino. Nell’acquisto è compreso anche il periodico Le Guide dell’Espresso.

forme di collaborazione

Il contratto preliminare prevede varie forme di collaborazione con il gruppo Gedi, “tra cui la prosecuzione dell’abbinamento del settimanale L’Espresso all’edizione domenicale del quotidiano La Repubblica, la promozione congiunta delle iniziative editoriali, dei servizi di distribuzione nelle edicole e di gestione degli abbonamenti”. Il closing dell’operazione è previsto per il 31 maggio 2022 “all’avveramento di alcune condizioni sospensive relative all’ottenimento delle necessarie autorizzazioni di legge ed al completamento della procedura di comunicazione sindacale”. Il controvalore dell’operazione “ammonta a massimi 4,5 milioni di euro, totalmente finanziati attraverso disponibilità liquide di Bfc Media, che verranno corrisposti in due soluzioni: la prima da 2,5 milioni di euro al momento del closing e la seconda entro il 31 dicembre 2022”. Una cifra molto alta rispetto alle previsioni.

I rami d’azienda vengono acquisiti senza debiti, né crediti: “L’esborso finale potrà subire delle diminuzioni per effetto dei risconti relativi alla vendita di abbonamenti già incassati, ma che produrranno i loro effetti nei prossimi mesi e che il gruppo Gedi trasferirà in capo all’acquirente”.

10 milioni di ricavi

Nel comunicato ufficiale di Bfc si legge che “il settimanale L’Espresso ha prodotto nel 2021 circa 10 milioni di ricavi, con un margine operativo lordo allineato a quello delle testate edite da Bfc Media” (nel 2021 Bfc ha avuto un margine operativo lordo di 2,2 milioni di euro). Dati in contrasto con quanto dichiarato dall’amministratore delegato di Gedi che aveva detto al Comitato di redazione della Stampa: “L’Espresso faceva registrare ormai da anni perdite estremamente significative”.

Ancora: “La testata L’Espresso rappresenta un pezzo importante della storia dell’editoria italiana e contribuirà a dare un forte impulso allo sviluppo di Bfc Media, anche attraverso un importante progetto digitale che comprenderà video, podcast, eventi e attività social”.

Nessun comunicato da parte di Gedi.

convivenza da regolare

Nei giorni precedenti alla firma, nell’ambiente editoriale erano stati sollevati dubbi sui tempi lunghi della trattativa. 

Due mesi per fare due diligence (approfondimento dati e informazioni) e stipulare il contratto apparivano troppi. Soprattutto dopo che la notizia è stata diffusa ampiamente e dopo che Iervolino ha concesso numerose interviste sui suoi piani di sviluppo per L’Espresso. 

Sui motivi del ritardo c’erano un paio di ipotesi. 

La prima: intoppi sulla gestione del rapporto fra nuovo proprietario e vecchio proprietario. In particolare, per l’abbinamento fra Repubblica ed Espresso, previsto fino al 31 marzo 2023 e quindi una convivenza da regolare bene.

Ipotesi numero due: Iervolino sta trattando addirittura l’acquisto anche di Repubblica. Circolano perfino alcune cifre: Gedi vorrebbe trecento milioni, Iervolino ne verserebbe duecento. La notizia sarebbe clamorosa (e considerata poco attendibile) perché Elkann ha acquistato il giornale fondato da Scalfari poco più di due anni fa, lo ha profondamente trasformato con la guida del direttore Molinari, ha segnato un vistoso calo di vendite e la cessione ora equivarrebbe a una dichiarazione di fallimento. Inoltre, per Iervolino significherebbe un passo da gigante nel mondo dell’editoria, che non è il suo e richiede moltissimo denaro da investire.

comunicazione e marketing

Nel frattempo Iervolino ha rivoluzionato Bfc media, l’acquirente de L’Espresso. Il 25 aprile ha promosso un Opa per l’acquisto di tutte le azioni della società di cui ora detiene il 51 per cento, acquisito dal fondatore Denis Masetti. Ha poi affidato la carica di amministratore delegato a Marco Forlani. Figlio dell’antico segretario e presidente della Democrazia Cristiana, da 25 anni si occupa di comunicazione e relazioni esterne, istituzionali ed internazionali. Dal 2005 è stato senior vice president in Agustawestland ed executive vice president in Finmeccanica. Dal 2016 è socio fondatore del Gruppo di comunicazione integrata Hdrà, di cui è stato amministratore delegato dal 2017 al 2021 e di cui è tuttora executive senior partner. Fra le tante cariche di Forlani all’Espresso hanno notato soprattutto proprio questa in Hdrà, che si occupa di marketing per clienti come Alitalia, Gruppo Caltagirone, Poste italiane, Assopetroli, Federazione Gioco Calcio, Ferrovie dello Stato, Mediaset, Presidenza del consiglio, Rai, Wind ,Telecom, Unicredit e Unipol. Tutte aziende su cui L’Espresso ha lavorato e lavora per notizie e inchieste, con possibili futuri conflitti d’interessi, dicono in redazione. 

E al giornale come va? Con il nuovo direttore Abbate molta più cronaca, giudiziaria e penitenziaria, molta meno politica, che era il terreno preferito da Damilano. I giornalisti restano in attesa di conoscere la propria sorte.

Professione Reporter

(nella foto, Marco Forlani)

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