Clamoroso. I ministeri del Lavoro e dell’Economia decidono di applicare una serie di tagli che l’Inpgi aveva deciso un anno e quattro mesi fa, quando ancora si sperava che potesse restare in vita.
Prelievo dell’1 per cento sugli stipendi degli attivi e dei pensionati.
Possibilità di cumulo fra pensione e reddito da lavoro, che passa da oltre 22mila euro a 5000, con effetto retroattivo dal 1° gennaio 2022.
Ma il 30 giugno 2022 l’Inpgi 1 si estingue, confluisce nell’Inps. Quindi questi introiti, progettati per tentare di salvare l’Ente di previdenza dei giornalisti, andrebbero a finire nelle casse Inps, che non li ha mai richiesti.
cieca burocrazia
Sembra una storia di cieca burocrazia. Forse lo è.
Tutto comincia nel febbraio 2021. L’ipotesi degli amministratori Inpgi è ancora quella di far iscrivere all’Ente i “comunicatori” per sanare bilanci che superano i duecento milioni di rosso all’anno. Il governo ha varato una legge che va in quella direzione, ma necessita ancora dei regolamenti di attuazione. Il Cda Inpgi decide una serie di tagli, da effettuare però soltanto se il governo andrà avanti con l’assorbimento dei comunicatori.
Passano molti mesi, a fine ottobre 2021 il governo Draghi sceglie la strada dello scioglimento Inpgi e della gestione delle pensioni dei giornalisti da parte dell’Inps.
prima di natale
Partita chiusa?
No, perché a ridosso del Natale, il 22 dicembre 2021 le direzioni del ministero del Lavoro e dell’Economia per le politiche previdenziali danno il via alle misure prospettate dall’Inpgi a febbraio. Solo otto giorni dopo, la Legge di bilancio sancisce il trasferimento dell’Inpgi 1 all’Inps, a partire dal primo luglio 2022. A gennaio 2022 il Cda dell’Inpgi sospende la delibera sui tagli. I Ministeri a metà gennaio investono l’Avvocatura generale dello Stato della questione: ci dicano loro cosa dobbiamo fare. Passano altri 5 mesi, l’Avvocatura non si è ancora pronunciata (tempi molto rilassati) e il 23 giugno le stesse direzioni ministeriali chiedono all’Inpgi di applicare la delibera sui tagli. L’Inpgi avverte: non possiamo fare né decidere più nulla, stiamo per chiudere, tutto è nelle mani dell’Inps. Che nel frattempo ha già predisposto i cedolini delle pensioni dei giornalisti del mese di luglio. Senza naturalmente il taglio dell’1 per cento, di cui nulla sapeva. La questione naturalmente riguarda anche tutti i datori di lavoro, che dovrebbero togliere dalle buste paga dei giornalisti in attività l’uno per cento.
In attesa delle prossime puntate.