“Siamo un giornale che ha già dato tantissimo, dal 2013 a oggi ci siamo asciugati non solo come numero di colleghi, spazi fisici, spese. Abbiamo fatto la solidarietà, la cassaintegrazione, sacrifici sulle domeniche, sul congelamento delle domeniche retribuite di un tempo e siamo pur sempre un giornale di Genova e della Liguria”, si sostiene in redazione. Il Secolo XIX è il terzo quotidiano del Gruppo per importanza e diffusione, dopo la Repubblica e La Stampa. Così il 25 maggio scorso, riuniti in assemblea, i giornalisti hanno proclamato all’unanimità lo stato di agitazione affidando al Comitato di redazione un pacchetto di due giorni di sciopero, a causa del “mancato rispetto del contratto nazionale, degli eccessivi carichi di lavoro e della mancata risposta alla richiesta di due nuove assunzioni”, anche perché -si legge nel comunicato- “dal 2013 devono fare i conti con pesanti decurtazioni dello stipendio” per la solidarietà e la cassaintegrazione.
“Sistematicamente violato”
Sembra una situazione simile a quella che sta vivendo la redazione de la Repubblica, sempre Gruppo Gedi, impegnata in una vertenza che però riguarda la sostituzione delle colleghe in maternità. Il 13 giugno il Comitato di redazione del Secolo XIX è poi tornato a chiedere “la sostituzione dei colleghi usciti dall’azienda e non ancora sostituiti”, oltre “all’aumento dei compensi per corrispondenti e collaboratori, i cui articoli sul web talora vengono pagati non più di 3 euro lordi ciascuno”. Quindi si pretende “il rispetto del contratto e dell’orario di lavoro, che viene quotidianamente e sistematicamente violato”.
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