(A.G.) Eppure, c’è stato un momento in cui Raffaele La Capria, detto Dudù, che dal 26 giugno tutti i giornali italiani hanno celebrato in morte come grande intellettuale e scrittore, ha vissuto con amarezza (ironica) il suo rapporto con il Corriere della Sera, iniziato nel 1978. 

“Nell’era della comunicazione globale, del fax e dell’email, del portatile e del satellite -scriveva La Capria- se chiami il Corrierone e vuoi parlare con qualcuno a proposito di un tuo articolo in gestazione, ti risponderà soltanto una macchinetta senz’anima e senza cuore, per dirti il fatidico, ineluttabile, irreversibile e inconfutabile: ‘Sono assente’. Come si fa a parlare con un’assenza? Si può solo assentire rassegnati”. 

correzioni autografe

E’ una paginetta e mezzo, dattiloscritta, con correzioni autografe, la data è 23 maggio 2002. Un piccolo sfogo ad uso privato, dedicato a un amico, anche lui al Corriere, a quel tempo. Che Professione Reporter ha potuto leggere. 

La collaborazione dello scrittore con via Solferino andava avanti da oltre vent’anni. Ma i tempi cambiavano veloci e il vecchio autore, superati gli ottant’anni, viveva qualche insofferenza, o indifferenza, come arnese un po’ in disuso.

Torniamo all’assente, con cui non si può parlare: “Nei casi migliori -scrive La Capria- l’assente non ti sbatte la porta in faccia ma ti lascia uno spiraglio, o, come la voce della Pizia, da quello spiraglio ti arriva: ‘Lasciate un messaggio’. Malinconicamente, e decisamente scoraggiato, tu lasci il messaggio. Ma che avverrà del messaggio? Qualcuno lo raccoglierà? Tu verrai a saperlo? E come? Mettiamo che il messaggio sia l’articolo che tu hai scritto: saprai che il messaggio è arrivato a destinazione soltanto quando vedrai pubblicato il tuo articolo sul giornale. Ma se invece tu volevi comunicare altro? Che so, una proposta, una modifica, una notizia, uno ‘scoop’ (come, per esempio, l’arrivo dei marziani), nell’Italia della comunicazione facile questo non è possibile: il destinatario è assente”. 

raccolte di paginoni

La Capria così proseguiva: “Tutto questo ti viene spiegato molto semplicemente: se il destinatario della tua chiamata rispondesse a tutte le chiamate come la tua, dovrebbe stare sempre al telefono, 24 ore su 24, e non potrebbe più fare il giornale. Benissimo. Ma per fare il giornale il destinatario dovrebbe sentire quello che vuoi comunicargli, altrimenti non saprebbe cosa stampare per il giorno dopo. Allora come la mettiamo?”. 

La paginetta e mezzo di La Capria nasceva per rispondere (ipoteticamente) a chi si fosse chiesto perché non comparissero più i suoi articoli sul Corriere di Milano, quei paginoni che poi, raccolti insieme, hanno dato vita a tanti suoi libri, come “L’Armonia perduta” e “Lo stile dell’anatra”. Dudù spiegava che si era messo a scrivere per le pagine romane del giornale, dove trovava qualcuno dall’altra parte del filo. In alto a sinistra, sulla paginetta e mezzo, La Capria aveva scritto, a mano: “E’ uno scherzo!”. 

(nella foto, Raffaele La Capria)

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