di MICHELE CONCINA
A) Il premio Nobel per la pace viene assegnato a Vladimir Putin. B) Qualcuno fonda in Italia un nuovo quotidiano cartaceo, con giornalisti regolarmente assunti. C) La Chiesa cattolica abolisce l’obbligo di celibato per i sacerdoti. Indichi il candidato quale delle tre ipotesi, a suo giudizio, è la più inverosimile. Un aiutino: la risposta giusta non è la B.
Un nuovo giornale vedrà la luce davvero, in Trentino, il prossimo 3 novembre. Avrà oltre 20 giornalisti professionisti, uscirà sei giorni alla settimana rinunciando al numero del lunedì e dunque allo sport, si chiamerà Il T. Fra gli editori è in prima fila Fausto Manzana, presidente della Confindustria locale, sovrano di un piccolo impero multinazionale da 6 mila dipendenti costruito intorno alla leadership italiana nella telemedicina. Al suo fianco, altrettanto influente e ricca, la Federazione trentina delle cooperative. Poi altri potentati economici locali: costruttori, albergatori, artigiani.
regione che non esiste
Sarà senz’altro un caso, ma colpisce che il varo del quotidiano sia stato annunciato il 24 maggio, e il debutto in edicola fissato per la vigilia del 4 novembre: anniversari d’inizio e fine della guerra che portò alla “liberazione” del Trentino (e all’annessione del Sudtirolo). Il T è la prima seria minaccia, dopo anni, al dominio monopolistico degli spazi informativi della provincia di Trento da parte dei fratelli coltelli di Bolzano.
Quando si scrive di queste terre, è sempre necessario premettere che la regione Trentino-Alto Adige di fatto non esiste. Esistono, eccome, le due province; entrambe straricche, dotate di larghissimi poteri autonomi, e storicamente poco benevole l’una con l’altra. L’abbandono -forse provvisorio- dell’irredentismo talvolta violento dei sudtirolesi è stato costruito su due slogan: prima “Los von Rom”, via da Roma; poi “Los von Trient”, via da Trento.
adige e alto adige
Dalla fine della seconda guerra mondiale, per i lettori di lingua tedesca del Sudtirolo leggere il giornale significa sfogliare il Dolomiten, il granitico quotidiano della famiglia Ebner. Il direttore Toni, e soprattutto l’editore Michael detto Michl. Tre volte deputato della Südtiroler Volkspartei a Roma, tre volte a Bruxelles, imprenditore dagli interessi vastissimi, alberghi e funivie, banche ed energie rinnovabili, terreni e terme, tipografie e librerie. E fin qui, monopolista quasi assoluto dell’informazione in entrambe le province. Negli anni, la sua Athesia aveva già acquisito quasi tutte le emittenti importanti dell’Alto Adige.
mercato germanofono
Un monopolio assoluto, esteso dal Brennero alle porte di Verona. Appena scalfito dalle edizioni di Trento e Bolzano del Corriere della Sera e, nel capoluogo altoatesino, dalla piccola e combattiva Tageszeitung. Un monopolio che in qualche modo confermava la crescente dipendenza, se non subalternità, dell’economia trentina rispetto a quella sudtirolese. Da sempre più dotata di capitali, più capace d’innovazione, dotata di accesso diretto al grande mercato germanofono. “Ma ora è scattato l’orgoglio trentino”, riflette Arnold Tribus, fondatore e direttore della Tageszeitung.
Michl Ebner non l’ha presa affatto bene. A lui il monopolio fa un gran comodo, soprattutto perché gli consente di regolare a piacimento le tariffe pubblicitarie; per non parlare, naturalmente, delle ricadute in termini di potere. Nel tempo libero si è accaparrato, a Trento, tutto quel gli capitava sottomano, da Bazar, un settimanale di annunci gratuiti, a Trentino Mese, un periodico di attualità locale. Dicono che abbia perfino avanzato offerte per trasformare Vita Trentina, prestigioso giornale della diocesi, in supplemento dell’Adige. Come già aveva fatto con il Segno, mensile della diocesi di Bolzano.
copie gratis
È anche una questione di carattere. Ebner è descritto come un padrone-padrone. Uno che non sbatte i pugni sul tavolo, ma non sopporta né il contraddittorio né la concorrenza. “Noi siamo appena una macchiolina sul monopolio dell’informazione in tedesco, eppure a quanto sembra diamo molto fastidio”, racconta Tribus. “Non è uno che reagisce in modo rozzo, violento. Ha cercato piuttosto di distruggerci in tribunale, scrivendo ai comuni che ci davano pubblicità per redarguirli, mobilitando i suoi avvocati”. Del resto, gli stessi leader della Volkspartei assaggiano spesso la sua frusta. A cominciare da Arno Kompatscher, presidente della provincia, con cui Michl Ebner, nella veste di presidente della Camera di commercio, polemizza duramente dalle pagine del Dolomiten.
All’arrivo di Il T, dunque, Ebner ha reagito con una specie di rappresaglia preventiva. Ha depositato tre o quattro testate, ne ha scelta una, Il nuovo Trentino, ha messo su in fretta una redazione e si appresta a uscire qualche giorno prima del nuovo quotidiano. A cui progetta di tagliare le gambe, secondo voci riportate dal sito salto.bz, stampando decine di migliaia di copie e distribuendole gratis.
Gli editori di Il T tirano diritto. La redazione è al completo, il direttore è Simone Casalini, che ha coordinato le pagine locali del Corriere. La società costituita apposta per dare alla luce il quotidiano è, per statuto, senza fini di lucro. Basterebbe non perderci. Il break-even, a quanto se ne sa, è fissato a 4 mila copie vendute (un quinto dei lettori dell’Adige). Il punto si farà fra tre anni: se l’operazione sarà riuscita bene; altrimenti, magari, ci si ritira sulle trincee del web. L’ultima possibilità di far contro il nemico una barriera.
(nella foto, Simone Casalini)
Prima di scrivere è fondamentale controllare le notizie per non scrivere palle. Contrariamente a quanto si sostiene nel lungo pezzo che ho appena letto, L’Adige non è mai stato della Gedi ma dei conti Gelmi e passò all’Athesia quindi a Ebner nel 2018