Sono un’assidua lettrice del Fatto, ma la decisione di non scrivere una riga sul Mondiale di calcio non mi ha convinto per niente. E l’altra mattina, quando ho sentito in diretta alla radio il discorso inaugurale di Infantino (Fifa) l’ho trovato molto interessante. Non ho sentito discorsi inaugurali simili alle recenti Olimpiadi in Cina, o in altri occasioni analoghe in Russia, o altro.
Premetto che non seguo il calcio almeno dai Mondiali dell’82 (quelli da tutti magnificati) quando pensai che era un circo abietto, dominato dell’eccesso e dal denaro in maniera disgustosa. Quindi non capisco le vestali che si levano adesso.
Mi hanno colpito molto certi discorsi sul trattamento dei lavoratori migranti. Credevo però di sognare, visto che noi siamo il Paese che tiene migliaia di migranti schiavizzati in enclave come Castelvolturno e simili, e che contiamo su di loro (e sul lavoro nero) per mantenere bassi i prezzi dei prodotti agricoli.
Per non parlare dei morti sul lavoro, piaga che affligge tutta l’Europa ma che, per stare solo all’Italia, fa oltre mille morti l’anno (di cui 600 certificati, gli altri sono casi controversi, perché le aziende spesso cercano di mostrare che sono innocenti). Fate il conto, in 10 anni stiamo intorno ai 10 mila (contro i 6000 del Qatar, che però è un Paese piccolo).
Insomma, come diceva quello? chi è senza peccato… Io credo che, come ha detto Infantino, il Qatar si stia “aprendo” e che lo sport (forse, in questo caso) possa avere una funzione positiva nei rapporti Occidente-Oriente. Le proteste della squadra e dei tifosi dell’Iran sono stati la cosa più bella e coraggiosa vista negli ultimi tempi. Quindi tutta questa furia contro i Mondiali in Qatar non la capisco. Poi mi sono resa conto che l’Italia non partecipa…
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