Il fatto è avvenuto tra le 13,30 e le 14 del 15 dicembre.
Lirio Abbate non è più direttore dell’Espresso e al suo posto si insedia Alessandro Rossi, direttore editoriale di Forbes, giornale dei nuovi proprietari Bfc.
Abbate (anche se è arrivato solo nel 2009) era esponente della tradizione Espresso, quello di Scalfari e poi del Gruppo Gedi. Era direttore dallo scorso marzo, quando il direttore Marco Damilano si è dimesso in seguito alla vendita del settimanale. Rossi, pur avendo 68 anni, incarna il nuovo Espresso, che l’azionista principale di Bfc, Danilo Iervolino, ha tratteggiato due mesi fa.
stato di agitazione
In redazione è stato proclamato lo stato di agitazione e si prevede uno sciopero che impedirà l’uscita del 25 dicembre. Alla fine di ottobre, neanche due mesi prima della fine della sua direzione, Abbate accanto a Iervolino ha presentato in un lussuoso hotel di Milano L’Espresso del futuro: “un ‘Netzine’ (network e magazine), basato su multimedialità e coinvolgimento dei lettori”. A partire dal 15 gennaio 2023. La redazione? “Sarà funambolica –aveva scritto Iervolino sul sito del giornale il 16 agosto- Scriveranno giornalisti, ma anche gente curiosa, intelligente, che ce l’ha fatta”. I lettori? “Saranno proattivi”.
Il 15 dicembre, come ogni giovedì, si è svolta, nella nuova sede di via in Lucina 17, la riunione di redazione che imposta il numero della settimana successiva. Abbate è apparso tranquillo, nessun segnale di tempesta. I membri del comitato di redazione hanno incrociato in sede Alessandro Forlani amministratore delegato di Bcc e Mirko Bertucci direttore generale. Erano lì per dire addio ad Abbate. Il Cdr alle 14 ha ricevuto la lettera che ufficializzava la notizia, assieme alla nomina di Rossi.
trasformazione in vista
Ora la grande trasformazione può cominciare. Secondo gli accordi, la sostituzione al vertice è potuta avvenire con il consenso degli ex proprietari Gedi, dato che L’Espresso sarà venduto ogni domenica assieme a la Repubblica fino al maggio 2023. In redazione si ipotizza che Abbate abbia pagato la pubblicazione, sul numero dell’11 dicembre, dell’inchiesta “Chi guadagna sui disastri”. Trattava dei distruttori col fuoco dell’Amazzonia e dei finanziatori dei distruttori. Fra questi, veniva citata la società Cnh, che appartiene a Exor di John Elkann, proprietario di Gedi ed ex proprietario dell’Espresso. Il giorno prima dell’uscita dell’Espresso su la Repubblica è uscita un’intervista a tutta pagina all’amministratore delegato di Cnh.
Alessandro Rossi è senese dell’Onda. Qui ha mosso i primi passi professionali, al settimanale Nuovo Corriere Senese, prima di passare alla redazione toscana de l’Unità. Poi, a Milano, nel 1986, ha fondato Milano Finanza con il nascente Gruppo Class Editori. Da lì Rossi ha costruito la sua carriera, passando per Repubblica, poi tornando al gruppo Class fino a incontrare, 13 anni dopo, Mike Bloomberg. Ha lanciato 11 start up nell’editoria, scrive libri gialli comici con il macellaio Dario Cecchini.
(nella foto, Alessandro Rossi)
Tutto quello che sta succedendo all’Espresso non mi piace. Mi spiace di aver rinnovato l’abbonamento. Sono solidale con il comitato di redazione