(di francesco garibaldi)
Come è possibile che in un Paese come il nostro, in cui i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e né lavorano (i cosiddetti Neet – Not in Education, nor Employment or Training) sono 3 milioni, in cui ragazze e ragazzi vivono nella casa genitoriale spesso fino ad oltre 30 anni, in cui un under 35 su quattro è precario, non sia ancora emerso un movimento di protesta giovanile popolare, come MeToo, FridaysForFuture, BlackLivesMatter? Come è possibile che già dal 1957, quando con il Trattato di Roma venne fondata quella che oggi si chiama Unione europea, il nostro era il Paese fondatore con il più basso tasso di occupazione e ancora oggi è agli ultimi posti? Come è possibile che lo Stato oggi sia incapace di offrire a ragazze e ragazzi la possibilità di costruirsi un futuro “sulle proprie gambe”, permettendo loro di scegliere di avere successo o anche di essere mediocri?
reazioni con calma
Sono solo alcune delle domande alle quali Silvia Sciorilli Borrelli, corrispondente del Financial Times da Milano, ha provato a dare risposte nel suo primo libro “L’età del cambiamento. Come ridiventare un Paese per giovani” (Solferino), all’interno di un’analisi tra il mondo del lavoro che si trasforma, la formazione che lentamente vi si adatta e la politica che reagisce “con ancora più calma”.
Il volume tocca in profondità la questione generazionale di un’Italia che, inesorabilmente, forma ogni anno centinaia di studenti per poi vedere i propri cervelli migliori emigrare, di fronte all’inazione di una classe politica concentrata sul consenso elettorale di breve termine. Sciorilli Borrelli prova a fare ordine su tematiche complesse che caratterizzano il lavoro, oggi sempre più geograficamente smaterializzato, tra smart working e tecnologia, come il disallineamento tra domanda e offerta, gli stage poco o non retribuiti e le difficoltà di carriera che incontrano molti giovani. Lo fa raccontando aneddoti e dettagli delle proprie esperienze personali (negli Stati Uniti) e lavorative (è stata a CNBC e Politico Europe a Londra) all’estero.
educazione ambientale
Riformare scuola e Università, potenziare l’orientamento, introdurre l’educazione ambientale nelle classi, esonerare dalle tasse di frequenza coloro che provengano da famiglie sotto i 50 mila euro: sono solo alcune delle “ricette” di Sciorilli Borrelli, che ripone molta fiducia nella capacità riformatrice del PNRR per il sistema formativo italiano, perno del cambiamento se basato su merito e competenze e in grado di riattivare un ascensore sociale bloccato da troppo tempo. Non solo: un contributo mensile statale per il pagamento dell’affitto, sull’esempio della francese “Aide Personalisè au Logement”, sarebbe un incentivo decisivo – secondo l’autrice – per spingere i giovani fuori dalla casa di mamma e papà; oppure, alleggerire la pressione fiscale sui giovani under 40 sarebbe un gesto di civiltà verso chi contribuisce a finanziare le pensioni dei più anziani.
le buone intenzioni
Tanto per i decisori quanto per le nuove generazioni, insomma, il libro è un appello alla responsabilità e all’agire, tanto per invertire il declino economico, demografico e sociale del Paese, quanto per “smettere di fare affidamento sulle buone intenzioni per determinare un cambiamento”.
Silvia Sciorilli Borrelli, nel corso della propria carriera giornalistica, ha vinto nel 2013 il Premio Morrione per il giornalismo d’inchiesta e nel 2017 le è stato assegnato il Premio Tuik, per essersi distinta come italiana in Gran Bretagna.