di GIOVANNI LANDI
Mercoledì 1° febbraio 2023, edizione delle 20 del Tg1. Dodici minuti dopo l’inizio della trasmissione, la conduttrice Elisa Anzaldo, che nei titoli ha preannunciato “documenti esclusivi” sull’Afghanistan, interrompe il normale flusso di notizie per passare la parola a Monica Maggioni, seduta con due ospiti a un’altra scrivania.
La direttrice vuole comunicare personalmente quella che viene presentata come una clamorosa esclusiva del Tg1, uno scoop in grado di riscrivere la travagliata storia di Kabul e la rimonta talebana del 2021, avvenuta, ricorda Maggioni, “quasi senza combattere”: “Tutti abbiamo sempre avuto la sensazione che lì fosse successo anche qualcos’altro. Ci sono dei tasselli mancanti. Forse questa sera uno di quei tasselli, non necessariamente l’unico, siamo in grado di raccontarlo”. A questo punto, la direttrice lancia il servizio in oggetto, firmato da lei stessa. Vengono mostrati alcuni documenti che proverebbero come il Qatar, tramite la sua ambasciata in Afghanistan, abbia versato milioni di dollari all’ex presidente Ghani e ad altri uomini forti del Paese, affinché desistessero dal combattere i talebani. Il tutto mentre la popolazione veniva invitata a resistere e a non arrendersi ai fondamentalisti. Insomma, uno scandalo.
la firma del banchiere
Nel primo documento, il governatore della Banca centrale afghana, Ajmal Ahmadi, dichiara di ricevere ben 110 milioni e 478 mila dollari per conto del presidente Ghani. La cifra è ben visibile nella ricevuta, così come la firma del banchiere. L’11 agosto 2021, riporta il servizio, Ghani si recò a Mazar-i Sharif, roccaforte anti-talebana, per incontrare il maresciallo Dostum e il governatore Atta Nur e organizzare con loro la resistenza. Secondo Maggioni, fu “una messinscena”. E per dimostrarlo esibisce il secondo documento esclusivo, in cui l’ambasciata del Qatar si compiace con Dostum per la sua ritirata dal fronte settentrionale, ricompensandolo, “secondo gli accordi”, con 50 milioni e 900 mila dollari. Nel testo della missiva si legge: “Secondo la sua richiesta (di Dostum, nda), l’assegno verrà versato al dottor Enayatullah Babur Farahmand, primo vice-presidente del Consiglio Nazionale di Riconciliazione”. Nel terzo e ultimo documento rivelato dal servizio del Tg1, Atta Nur accetta 60 milioni e 900 mila dollari da Doha come ringraziamento per la sua “cooperazione nel processo di pace, nel cambio di regime e nella formazione di un nuovo governo”. Dopo la caduta di Kabul del 15 agosto 2021, rievoca infine il servizio, Ghani, Dostum e Atta Nur fuggirono all’estero: “Tutti e tre e molti altri hanno ricevuto soldi dal Qatar. Milioni di dollari. Tutti spiegano la loro fuga dall’Afghanistan con motivazioni varie. I documenti dicono altro”.
esterno alla redazione
Al rientro in studio, Monica Maggioni presenta il giornalista che, pur essendo esterno alla redazione, le ha consegnato quelle carte esplosive. Si tratta di Filippo Rossi, giovane freelance italo-svizzero specializzato in zone di guerra. Rossi spiega di aver vissuto vari anni in Afghanistan e di aver “tessuto una grande rete di contatti personali”, che lo hanno portato “alla conoscenza di questi documenti”: “Ho potuto riscontrare in queste persone una grande credibilità”, assicura. Alla domanda sul perché ritenga quel materiale credibile, il cronista ticinese risponde semplicemente che esso corrobora “molti fatti che sono avvenuti in realtà”.
In sostanza, il carteggio sarebbe credibile perché coerente con gli eventi storici, e quindi con la fulminea presa di Kabul da parte dei turbanti neri. Dopo aver specificato che le carte inquadrate sono solo “una minima parte” di quelle in possesso della redazione, Maggioni chiede un commento al suo secondo ospite, l’analista geopolitico Francesco Strazzari, il quale ritiene i documenti “plausibili”, visto anche lo storico ruolo di mediatore del Qatar nella guerra in Afghanistan. Infine, prima di restituire la linea alla conduttrice Anzaldo, la direttrice promette ai telespettatori futuri aggiornamenti.
drammatici sospetti
Indubbiamente, si tratta di uno scoop di rilevanza planetaria, e infatti il Tg1 lo presenta con grande enfasi. Gli uomini forti del governo filo-occidentale di Kabul riempiti d’oro dal Qatar per lasciare ai talebani le chiavi del Paese. Un episodio corruttivo che confermerebbe i drammatici sospetti sul presidente Ghani, accusato dagli oppositori di aver “venduto” in segreto l’Afghanistan agli orfani del mullah Omar. Materia da prime pagine di tutto il mondo. Eppure, e veniamo al punto, la notizia viene totalmente ignorata dagli organi di informazione italiani e internazionali, dando inizio a una sorta di giallo. L’unica testata online a riprendere la vicenda è Repubblica.it, che la sera stessa pubblica un articolo dal seguente titolo: Esclusiva Tg1: “Il Qatar pagò gli afghani per non combattere contro i talebani”, traducendolo anche in inglese per dargli il meritato risalto internazionale. Appena pochi minuti dopo, però, il pezzo viene misteriosamente cancellato (il link di Google, tuttora presente, rimanda a una pagina vuota con la classica dicitura “404”). Il giorno dopo, giovedì 2 febbraio, nessun giornale cartaceo racconta lo scoop del Servizio Pubblico. Soltanto su Avvenire compare un trafiletto di poche righe nella sezione Esteri: Documenti del Tg1. “Il Qatar pagò i vertici politici afghani per lasciare prendere Kabul ai talebani”. Il giornale dei vescovi – che peraltro commette un grossolano errore rispetto al servizio televisivo, parlando di 50mila, 60mila e 100mila dollari invece di 50, 60 e 100 milioni – nel sintetizzare l’accaduto lancia un primo dubbio: “Resta l’interrogativo del perché il Qatar abbia sentito la necessità di lasciare una prova tanto tangibile della corruzione”.
“traditori della patria”
Lo stesso 2 febbraio, alle 16.33, arriva la risposta di uno dei notabili afghani chiamati in causa dal carteggio di Filippo Rossi: Enayatullah Babur Farahmand, l’uomo che avrebbe incassato la tangente milionaria per conto del maresciallo Dostum. In un post su Facebook, l’ex vice-presidente del Consiglio Nazionale di Riconciliazione minaccia querela e accusa il Tg1 di aver “pubblicato una notizia d’inchiesta senza fondamento”, lamentando come lui e Dostum siano stati associati a Ghani e ad Ahmadi, loro sì “traditori della patria”: “Pur respingendo questa falsa e infondata affermazione”, recita la nota, “concedo al Tg1 un mese per dimostrare la veridicità di questo falso pezzo di arta, dove hanno falsificato la mia firma e cercato di diffamarmi a livello nazionale e internazionale. In caso contrario, intenterò una causa contro il Tg1 italiano al fine di ripristinare la mia dignità, e mi riservo il pieno diritto di richiedere un risarcimento secondo le leggi e i regolamenti internazionali sull’informazione”. Due ore dopo, Farahmand pubblica un altro post con lo screen dell’articolo cancellato di Repubblica.it, avvertendo che “questa azione del Tg1 non è in nessun modo sufficiente a ripristinare l’onore dei personaggi onesti e patriottici”; con tutta evidenza, l’uomo confonde le due testate, ma in ogni caso torna a chiedere una rettifica espressa e a promettere una causa internazionale.
documenti in persiano
Intanto, i media italiani continuano a ignorare la vicenda, mentre il post dello sconosciuto Farahmand passa totalmente inosservato. Anche il Tg1 tace, e così Filippo Rossi, che pure aveva condiviso in Rete il servizio di Monica Maggioni. Sugli account social del primo telegiornale Rai, che hanno caricato l’intero reportage del 1° febbraio, compaiano vari commenti perplessi su questa “bomba” lanciata sul terreno senza nessuna conseguenza. La giornalista tedesco-afghana Arezao Naiby chiede telegiornale di dimostrare l’attendibilità delle carte, aggiungendo: “È anche strano che quei documenti siano in persiano, sebbene provengano dall’ambasciata del Qatar a Kabul. E i numeri sono scritti in inglese. In genere documenti simili sono in inglese”.
Il 3 febbraio, il silenzio dei media italiani viene rotto dal quotidiano il manifesto, che propone un articolo critico di Giuliano Battiston, giornalista e ricercatore esperto di Afghanistan, dal titolo “Soldi ai capi afghani per cedere ai Talebani, qualcosa non torna”. “In attesa che la redazione del Tg1 renda disponibili tutti i documenti di cui è entrata in possesso tramite Filippo Rossi, si possono però evidenziare forti dubbi e perplessità”, scrive Battiston. In particolare, l’autore ritiene improbabile sia che il Qatar abbia corrotto delle persone “lasciando tracce cosi esplicite”, sia che i beneficiari abbiano accettato “di metterci la firma”. In più, ci si chiede perché questi ultimi avrebbero accettato i bonifici “su conti afghani e non esteri, prevedendo di abbandonare il Paese”. Dunque, per Battiston potremmo essere di fronte a una “polpetta avvelenata, un’imboccata da parte di qualche servizio di intelligence di un Paese che intende danneggiare il Qatar”, oppure del fronte di resistenza di Masoud junior, “che intende presentarsi come unica alternativa”, o ancora della Turchia. Ma è possibile che la rete ammiraglia sia cascata in un tale “bidone”?
dietrologie in rete
In questo groviglio, il dietrofront di Repubblica resta l’aspetto più inquietante. Secondo il blog “Scenari economici”, la scomparsa dell’articolo dal portale lascia spazio solo a due ipotesi: “La notizia non aveva fondamenti reali”; oppure “qualcuno ha agito, con potenti influenze, per farla sparire”. E infatti su Internet non mancano le dietrologie, fra chi rammenta l’attualità del Qatargate e chi nota che a metà febbraio è in programma una visita in Italia dell’emiro del Qatar, Bin Hamad Al Than, che potrebbe incontrare il presidente Mattarella. Dubbi senz’altro alimentati da un’informazione lacunosa e non lineare. Pertanto si auspica che chi ha diffuso il presunto scoop aggiorni i telespettatori sull’affidabilità dello stesso, sia in un caso che in un altro.
(nella foto, Filippo Rossi, Monica Maggioni, Francesco Strazzari)