di GIOVANNI LANDI
Se non una buona notizia, una leggera schiarita. Il precipizio a cui si stavano avvicinando le edicole italiane – con oltre tremila saracinesche abbassate in appena cinque anni –sembra leggermente più lontano. Nel 2022, infatti, l’emorragia ha registrato un discreto rallentamento: hanno chiuso “appena” 441 chioschi, contro i 2027 del 2019, quando si era parlato di un’ecatombe ormai inarrestabile. A contribuire alla “frenata” sarebbero state le misure di sostegno adottate dal governo nell’ultimo quinquennio, in particolare il credito d’imposta e il cosiddetto “bonus edicole”.
La situazione del settore, però, rimane allarmante, anche perché sono sempre di più i comuni italiani senza neanche un punto vendita, o comunque a rischio desertificazione, mentre sono sempre meno i giornalai under 40. Di conseguenza, occorrerebbe rendere strutturali gli interventi pubblici e favorire il ricambio generazionale.
monti e MOLliCOnE
Sono alcuni dei dati e dei giudizi contenuti nell’ultimo rapporto dello Snag (Sindacato nazionale autonomo giornalai), aderente a Confcommercio. L’indagine è stata presentata giovedì mattina, 15 marzo 2023, nel corso di una conferenza stampa organizzata nella sede Confcommercio di Piazza Belli, a Roma, con il titolo “Garanzia d’informazione? Edicola c’è”. Relatori Andrea Innocenti, presidente di Snag, Andrea Riffeser Monti, presidente della Fieg, Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, Andrea Liso, amministratore delegato m-dis Distribuzione Media SpA e Gabriella Giorgi, distributrice locale di Firenze.
Il rapporto “Lo stato della rete di vendita 2023” è stato elaborato dall’agenzia Format Research per conto di Snag, che ha fornito i dati.
Partiamo dunque dall’attuale platea di riferimento. In Italia, ci informa la relazione, a oggi sono presenti 25.000 punti vendita ricollegabili al comparto. Di questi, circa 12.000 sono edicole “pure”, cioè attività che espongono esclusivamente o prevalentemente giornali e periodici, mentre i restanti 13.000 sono negozi “misti” – cartolerie, tabacchi, librerie, bar, alberghi – in cui si possono acquistare prodotti editoriali. Per entrambe le categorie, la regione italiana con più punti vendita è la Lombardia, seguita da Lazio, Emilia Romagna e Toscana.
ricariche e cartucce
Fra le edicole “pure”, ormai circa la metà offre anche altri beni e servizi, come prenotazioni, pagamenti, gratta e vinci, ricariche telefoniche e cartucce per stampanti. Per quanto riguarda le rivendite miste, invece, si tratta per il 58% di generi di monopolio, seguiti da bar (29,5%), librerie (6,4), distributori di carburante (3,5), supermercati (1,6) e alberghi (0,9).
E veniamo ai numeri sulle chiusure, che come dicevamo presentano un quadro in lieve miglioramento. Dal 2018 a oggi, l’Italia ha perso 3.339 edicole. Ma se nel 2019, l’annus horribilis del settore, la contrazione è stata del 13,3% rispetto all’anno precedente, nel periodo successivo la tendenza negativa è diminuita. Il 2021 ha registrato un -6,5%, mentre il 2022 “solo” un -3,5%. Secondo Snag e Confcommercio, la diminuzione delle chiusure va di pari passo con l’aumentare delle misure di sostegno statali, intervenute proprio a partire dal terribile 2019. Finora, 4887 giornalai hanno beneficiato del credito d’imposta a loro riservato: il 38% ha usufruito di una somma pari a 4.000 euro, il 61.7% di un importo inferiore. C’è poi il bonus edicola, che è stato di 500 euro nel 2020, di 1.000 euro nel 2021 e di 2.000 euro lo scorso anno. A tali interventi vanno aggiunte le iniziative poste in essere da alcune città per alleggerire i carichi fiscali e burocratici della categoria.
roma, milano e napoli
La grave crisi, tuttavia, resta, perché i parametri continuano a essere negativi. A livello territoriale, specifica il rapporto Snag, nell’ultimo anno il maggior numero di chiusure ha interessato la provincia di Roma (77, di cui 54 nella capitale), seguita da quella di Milano (61, di cui 34 in città), Napoli (34) e Firenze (28). Nelle metropoli, inoltre, la maggior parte delle cessazioni riguarda i caratteristici chioschi di ferro, spesso smontati o sostituiti da mini-bar o negozietti di souvenir.
Un altro dato interessante – e preoccupante – riguarda i piccoli centri urbani. Su 7904 comuni della Penisola, 2009 (il 25%) non hanno più nemmeno un’edicola, mentre 2438 (il 30%) hanno soltanto un rivenditore. Insomma, i paesi “senza carta” o a rischio desertificazione sono più della metà del totale. Ciò significa che la rete dell’editoria è sempre meno capillare, un fattore che ovviamente, in un circolo vizioso, si ripercuote sulla vendita di quotidiani e periodici, come abbiamo raccontato in una nostra inchiesta. Ma il futuro appare fosco anche sul versante generazionale, se è vero che appena il 12,2% dei giornalai ha meno di 40 anni: un chiaro segnale della scarsa fiducia dei giovani nelle capacità di ripresa del settore. Positivo, invece, il dato sulla parità di genere, con 4 esercizi su 10 gestiti da donne.
presidio culturale
Tutti questi punti sono stati analizzati dai relatori dell’evento Snag di giovedì scorso. Per Andrea Innocenti, le misure di sostegno varate in questi anni, e ulteriormente rafforzate dal governo con il bonus edicola 2022, stanno funzionando. “Mi auguro -ha affermato il presidente del sindacato- che esecutivo e Parlamento confermino e rafforzino anche per il 2023 questi strumenti, fondamentali per tutta la filiera, ma soprattutto per garantire l’accesso alla carta stampata di tutti i cittadini. La sfida per il futuro è raggiungere la sostenibilità economica dei rivenditori attraverso l’effetto sinergico di forme di sostegno pubblico, sviluppo tecnologico e diversificazione dei prodotti e servizi in edicola. Bisogna poi sostenere la nascita di nuove imprese e agevolare il turn over generazionale. Inoltre, dalla nostra indagine emerge che i lettori vedono nelle edicole un presidio culturale essenziale per la diffusione dell’informazione e una componente importante del tessuto urbano. Le edicole non sono, infatti, una semplice rete commerciale, ma una rete culturale e un pezzo di tessuto urbano che va protetto e valorizzato”.
chilometri e carburante
Di digitalizzazione e miglioramento estetico e funzionale dei punti vendita ha parlato il presidente Fieg Andrea Riffeser Monti, secondo il quale la disaffezione verso il prodotto cartaceo è causata anche dalla “difficoltà di fruizione”: “Occorre cambiare la nostra percezione. Siamo noi che dobbiamo andare dal lettore, studiare come riuscire ad andare verso di lui. Non è vero che il lettore non è più interessato ai giornali, ai prodotti editoriali: ma il mondo è cambiato, ora la gente vuole le comodità, piuttosto che andare al cinema, ad esempio, vede i film a casa. Non possiamo pretendere che una persona faccia chilometri per andare a comprare il giornale, oltre a non essere comodo rischia di spendere di più per il carburante che per il giornale”. Quindi, bisogna rendere la filiera più moderna e più piacevole: “Continueremo a chiedere il sostegno del governo per ottenere una rete di vendita agile, veloce e digitalizzata”, ha assicurato Riffeser.
Sul piano della politica, Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera, ha concordato sulla necessità di rendere strutturali il credito d’imposta e il bonus: “Governo e Parlamento stanno lavorando per tutelare e difendere l’editoria nazionale. È in fase di avviamento un percorso di verifica su una seconda fase di applicazione del PNRR, che preveda delle riforme a tutela del mercato editoriale e dell’industria culturale italiana. L’introduzione di tali norme permetterebbe di rendere più efficace il sostegno nei confronti del settore editoriale”.
Guardate la diffusione di molti quotidiani, Corriere della sera, Gazzetta dello sport, Repubblica, ad esempio, guardate come il rapporto tra copie cartacee e digitali stia diventando – paurosamente, dico io – 1:1, e datevi una risposta. E anziché parlare di esplosione di diffusione (esplosione gonfiata!), come anche questo sito ha scritto, sarà forse il caso di vedere a quanto vengono vendute queste copie digitali. I pianti per la crisi delle edicole risultano, perciò, piuttosto ipocriti (va detto che proprio i quotidiani del gruppo Riffeser mantengono, invece, un netto predominio della carta).
Non ritenete che il tema delle copie digitali vada affrontato?