Pier Paolo Pasolini venne ucciso il 2 novembre 1975 all’idroscalo di Ostia. Un omicidio che ha lasciato aperti molti interrogativi. L’avvocato Stefano Maccioni ha presentato un’istanza di riapertura delle indagini.

Pier Paolo Pasolini era anche un giornalista pubblicista, iscritto all’Ordine del Lazio. Aveva con sè, al momento dell’assassinio, la tessera professionale, che oggi è custodita al museo criminologico. 

persona offesa dal reato

L’Ordine Regionale dei Giornalisti del Lazio, presieduto da Guido D’Ubaldo, nella seduta di Consiglio di lunedì 13 marzo, ha deliberato all’unanimità di aderire alla proposta presentata dall’avvocato Maccioni, riservandosi di valutare se costituirsi parte civile o, in base agli sviluppi della vicenda, optare per l’assunzione della titolarità di “persona offesa dal reato”.

A quarantotto anni dalla morte dello scrittore, poeta e regista, essendo emersi nuovi indizi su diverse dinamiche e, forse anche, un possibile nuovo movente, il Consiglio dell’Ordine Regionale dei Giornalisti del Lazio ha ritenuto opportuno sostenere questa iniziativa giudiziaria, per cercare la verità e la giustizia.

non era solo 

Depositando presso la Procuratore della Repubblica di Roma la nuova istanza di riapertura delle indagini preliminari sull’omicidio di Pier Paolo Pasolini, l’avvocato Maccioni ha dichiarato di partire da un punto fermo: i tre Dna: “Questa non è un’indagine che, come nel 2009, partiva da zero. Noi grazie all’esame, che avevamo richiesto nel 2009 e fatto nel 2010 dal Ris, siamo arrivati a scoprire che Pino Pelosi non era solo quella notte all’idroscalo di Ostia. Ci sono almeno tre tracce e fotografie di persone”.

La nuova istanza di centinaia di pagine è promossa assieme al regista e giornalista David Grieco e allo scrittore Giovanni Giovannetti. “Dai tre Dna -prosegue l’avvocato- si devono svolgere le indagini per arrivare a individuare a chi appartegano. Nella prima indagine questo si è fatto parzialmente, sono stati esaminati circa 30 Dna, noi chiediamo che venga fatto un esame più diffuso. Ci sono poi le dichiarazioni di Maurizio Abbatino (ex boss Banda della Magliana, oggi collaboratore di giustizia), il quale dà una giustificazione sul perché Pier Paolo Pasolini si fosse recato all’Idroscalo di Ostia. Non è lì per consumare un rapporto sessuale occasionale con Pino Pelosi, trovato, come dice Pino Pelosi per la prima volta alla stazione Termini. A questo non abbiamo mai creduto, perché sappiamo che la relazione tra Pino Pelosi, come riconosciuto dallo stesso, e Pier Paolo Pasolini andava avanti da vario tempo”. “Sappiamo quindi -ha detto Grieco- che Pier Paolo Pasolini andò all’Idroscalo di Ostia non per consumare un rapporto sessuale quanto per riottenere le pizze di ‘Salò o le 120 giornate di Sodoma’ che erano state trafugate e che il regista voleva riavere. Ci teneva tantissimo, perché contenevano il finale del film”.

scenari investigativi

L’avvocato Maccioni già fece riaprire le indagini nel 2009. Nel dicembre del 2022 la Commissione antimafia ha reso noto di aver sentito Maurizio Abbatino in merito anche all’omicidio di Pasolini e Abbatino avrebbe dichiarato di aver effettuato il furto delle pizze del film “Salò o le 120 giornate di Sodoma” su commissione. Pasolini sarebbe stato quindi “attirato” all’Idroscalo di Ostia per riottenere quelle pizze in cambio di denaro. Secondo Maccioni si sono aperti nuovi ulteriori importanti scenari investigativi e per questo si chiede alla Magistratura di disporre la riapertura delle indagini per arrivare alla verità e sapere chi, come e perché è stato ucciso Pier Paolo Pasolini.

(nella foto, la tessera professionale di Pasolini)

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