Firme in prima pagina: 825 uomini, 265 donne. Editoriali e commenti in prima pagina: 143 uomini e 30 donne. Interviste: a 228 uomini e a 58 donne
Numeri della rassegna stampa sulle donne dal 27 marzo al 1° aprile 2023, curata da Barbara Consarino con Caterina Caparello, Gegia Celotti, Laura Fasano, Paola Rizzi e Maria Luisa Villa per GiULia.
Le testate prese in esame sono Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, Il Messaggero, Avvenire, Domani, Il Fatto quotidiano, Il Sole 24 ore, Il Manifesto, Libero, La Verità, QN, La Gazzetta dello Sport, Tuttosport. GiULia è un’associazione di giornaliste che si batte per modificare lo squilibrio informativo sulle donne e per le pari opportunità nei luoghi di lavoro.
Vediamo i temi evidenziati.
Le donne di Forza Italia. Nuove protagoniste, con il riassetto interno di Forza Italia: secondo i più importanti quotidiani, sono Marina Berlusconi e Marta Fascina, figlia e compagna di Silvio Berlusconi. Alcuni giornali hanno imbastito pagine a specchio, sull’esistenza di un partito al femminile trasversale ai vari schieramenti.
Mamme e non. “C’è un solo modello di maternità da difendere, quello della famiglia naturale, nativa, borghese”. La filosofa Giorgia Serughetti sintetizza, su Domani del 27 marzo, il tema della maternità vista da destra, filo conduttore delle polemiche sui figli delle coppie gay. Le altre mamme sono cattive o nel migliore dei casi sconsiderate, come le migranti che affrontano il mare con i loro piccoli o le detenute alle quali si vorrebbe togliere la potestà genitoriale.
Borseggiatrici e carcere. Su Avvenire del 28 marzo Mario Chiavario, parla della tendenza a peggiorare l’esistente, quando invece bisognerebbe rafforzare le case famiglia, avere personale adeguato per seguire le donne con figli che scontano una pena, senza lanciare solo slogan ossessivi e con tentazioni razziste, vedi le “borseggiatrici rom”. Nella realtà carceraria italiana le donne sono comunque una minoranza e poche le ergastolane. Secondo il rapporto 2023 dell’associazione Antigone, sono 2.392 le donne recluse negli istituti penitenziari, una presenza del 4 per cento rispetto ai detenuti uomini; 1.400 sono anche madri e sono circa 4 mila i figli con la mamma in carcere. Perché rendere la loro vita ancora più difficile?
La ministra e il dialogo. Molto spazio sui giornali (tutti) alla ministra Eugenia Roccella, chi per elogiarla per la sua intransigenza, chi per attaccarla, chi, come Michela Marzano, per chiederle di tornare ad aprire il dialogo con i sindaci di centrosinistra delle grandi città che hanno deciso, comunque, di continuare a registrare all’anagrafe i figli delle coppie gay.
Il sondaggio di Antonio Noto pubblicato sulla Repubblica del 31 marzo rivela che il 75 per cento degli italiani del campione interpellato è favorevole alla trascrizione all’anagrafe, in quanto la priorità è difendere i diritti dei bambini. Si arriva anche all’83 per cento di favorevoli fra gli elettori di Forza Italia. La maternità surrogata, invece, divide a metà gli intervistati tutti, argomento molto controverso non solo da noi, ma pure in Spagna, dove l’attrice Ana Obregòn, ricorsa alla maternità surrogata a 68 anni, ha destato grande scandalo anche fra le fila di Podemos. Solo un italiano su tre, invece, pensa che l’utero in affitto debba essere considerata un reato universale: ciò che colpisce, nel caso di questi diritti, è la trasversalità delle opinioni indipendentemente dallo schieramento politico.
Pnnr e quote rosa. Sui giornali paginate sulle sorti del Pnrr. Colpisce un servizio sulla Verità, che parla del ruolo perverso delle quote rosa. Le quote obbligate di donne e giovani finiscono per bloccare i cantieri, titola il quotidiano, citando un altro giornale, Italia oggi, secondo il quale spesso gli imprenditori non assumono donne non per pregiudizio, ma per la mancanza strutturale di personale femminile nel loro settore. Si cita l’edilizia e anche le professioni legate alle materie Stem. Insomma, se molti imprenditori hanno preferito non partecipare ai bandi Pnrr che sono andati deserti, è colpa delle donne, vista l’impossibilità oggettiva di soddisfare i vincoli imposti dall’Europa in tema di quote, scrive il quotidiano.
Iran. Il regime di Teheran non ha fatto nessun passo indietro e, dopo una serie di false aperture, il velo per le donne resta obbligatorio, si legge in una nota ufficiale del ministero dell’Interno che viene riportata dal Giornale e da Avvenire. La repressione continua e vengono chiusi anche negozi e centri commerciali che per solidarietà nei confronti della protesta delle donne permettevano l’ingresso anche senza velo. Si tirano le somme anche sulle persone ferite agli occhi intenzionalmente con pellet e proiettili di gomma: sarebbero più di 580 ad aver perso uno o entrambi gli occhi durante gli scontri, ma il numero potrebbe essere molto più alto. Anche in Iran si parla sempre molto di famiglia e si ribadisce che velo e castità servono per rafforzarne le fondamenta.
Militari in Myanmar. Sul Manifesto un aggiornamento sulla situazione di un Paese, il Myanmar, allo stremo sotto il regime militare. Manca tutto, le casse dello Stato sono vuote. Però anche qui il regime non cede e nega la partecipazione alle elezioni della leader dell’opposizione Aung San Suu Kji e il voto viene continuamente rimandato.
Russi contro la guerra. Raffaella Chiodo Karpinsky su Avvenire porta la voce dei russi contro la guerra, un dissenso ampio e coraggioso. C’è un canale Youtube, “Io non Taccio”, in cui le personalità di diversi settori si esprimono contro la guerra, con oltre 232 milioni di visualizzazioni. Il caso più conosciuto di questi giorni è il dissenso di Masha Moskalev, 13 anni. Il suo disegno con il no alla guerra è costato a suo padre 2 anni di colonia penale. Malgrado la repressione capillare, si alza la protesta di altri genitori contro la militarizzazione di scuole e asili.
Stragi domestiche. Prime pagine su quasi tutti i quotidiani per l’ex primario dell’ospedale dell’Aquila che, a un mese dal pensionamento, ha ucciso la moglie, il figlio disabile e un’altra figlia e poi si è tolto la vita. La storia di Carlo Vicentini, 70 anni, è raccontata dai giornali in lungo e in largo, la carriera, la dedizione ai pazienti e a quel figlio malato costretto in sedia a rotelle. Quasi nulla sulle tre vittime, Carla Pasqua, la moglie di 63 anni, i figli Massimo e Alessandra. Più o meno nelle stesse ore a Terni Zenepe Uruci, 56 anni è stata uccisa dal marito Xhafer Uruci, 62 anni. Prima di morire è riuscita ad avvertire il figlio, che ha dato l’allarme, ma ormai era troppo tardi. L’omicida si è tolto la vita poche ore dopo l’ingresso nel carcere di Terni. Questa brutta storia, preceduta da una lunga odissea di violenze fisiche nei confronti della donna, ha avuto una eco nelle pagine locali, pochissimo in nazionale.
Scuse alle vittime. Valeria Di Corrado sul Messaggero scrive: a un infermiere, che ha allungato le mani su una paziente psichiatrica, sul lettino e con gli elettrodi sul corpo, sono state concesse le attenuanti generiche perché ha chiesto scusa subito dopo alla vittima. La terza sezione della Cassazione, giudice estensore una donna, ha stabilito che le scuse hanno fatto sì che la libertà sessuale non sia stata compromessa. Alcuni difensori di imputati per fatti simili hanno fatto riferimento a questa sentenza per chiedere sconti di pena per i loro assistiti. Ed effettivamente in un caso, a un fisioterapista accusato di aver palpeggiato una donna mentre le praticava un massaggio, è stata riconosciuta l’attenuante della lieve entità della violenza sessuale, prevalente sull’aggravante del ruolo ricoperto dal sanitario quando lavorava, nel 2011, in un ospedale della Capitale.
Non solo lettrici. Al Premio Strega mai tante candidate come quest’anno: 8 su 12, traguardo sottolineato da quasi tutti i quotidiani. Favorite Rosella Postorino, già premio Campiello 2018, Romana Petri, Igiaba Scego, Silvia Ballestra. Il 6 luglio prossimo il verdetto. Ha rattristato la notizia della scomparsa di Ada D’Adamo, una delle finaliste (il libro resterà comunque in gara).
Sport e pettegolezzi. Due buone interviste della Gazzetta dello Sport alla nuotatrice Simona Quadarella e alla campionessa di golf Carolina Melgrati: in questi due servizi, oltre a soffermarsi sugli aspetti tecnici, si dà conto delle passioni extrasportive delle due atlete, per raccontarle anche come donne fuori dal contesto sportivo. Sempre sulla Gazzetta, retroscena del divorzio tra Julius Nagelsmann e il Bayern: “qui -scrive GiULia- si riportano i pettegolezzi secondo i quali all’origine della fine del rapporto fra la società e il tecnico ci sia la fidanzata giornalista di lui, Lena Wurzemberger, accusata di divulgare sulla Bild i segreti di spogliatoio. La mesta conclusione è che il tecnico è stato esonerato e lei ha dato le dimissioni dalla Bild e si è trovata un altro lavoro in un ufficio stampa”.
(nella foto, Aung San Suu Kji)