di GIAMPIERO GRAMAGLIA

E’ un momentaccio, per le tv “all news” negli Stati Uniti: la Fox paga, in termini di credibilità, più che di audience, la fedeltà di alcune sue stars a Donald Trump e alle sue menzogne, più che alle notizie e alla verità; e la Cnn, che arranca in termini di audience, torna nella bufera aziendale e organizzativa, un anno dopo avere cambiato presidente e amministratore delegato.

Proprio l’amministratore delegato, Chris Licht, ha lasciato di punto in bianco con effetto immediato a inizio giugno, con gli indici di ascolto e gradimento ai minimi storici e lo staff in subbuglio. Il suo posto è stato preso in via temporanea da un “quadrumvirato”, la cui composizione è stata annunciata dall’azienda madre, la Warner Bros Discovery: Amy Entelis, Virginia Moseley, Eric Sherling e David Leavy, che si occuperà delle questioni commerciali.

washington post, si cambia

Aria nuova anche al Washington Post, dove Fred Ryan, alla guida dell’azienda editoriale per quasi un decennio, da quando il fondatore di Amazon Jeff Bezos ne divenne proprietario, lascerà il posto ad agosto, per assumere la guida di un nuovo centro della fondazione presidenziale Ronald Reagan.

A rinfocolare le polemiche su Fox News è stato, questa settimana, l’epiteto di “wannabe dictator”, riferito al presidente Joe Biden, comparso su un banner andato in onda in un’ora di alto ascolto, intorno alle otto di sera. Il testo trasmesso, tutto in maiuscolo, recitava: “WANNABE DICTATOR SPEAKS AT THE WHITE HOUSE AFTER HAVING HIS POLITICAL RIVAL ARRESTED” (“L’aspirante dittatore parla alla Casa Bianca dopo avere ottenuto l’arresto del suo rivale politico”).

misure annunciate

Biden non era citato in modo espicito, ma il presidente stava proprio parlando alla Casa Bianca dopo che il suo predecessore Donald Trump s’era dichiarato innocente di 37 capi di imputazione contestatigli in un tribunale federale di Miami per essersi impossessato di documenti federali classificati e destinati agli Archivi nazionali.

Investita dalla critiche, Fox News ha riconosciuto che il banner era “inappropriato” e ha annunciato misure per affrontare la situazione al suo interno, dove, evidentemente, neppure l’uscita dai ranghi di Tucker Carlson, che ha trovato un’intesa con la rete per i suoi nuovi prodotti editoriali sui social, ha inciso sulla linea editoriale che, per compiacere l’audience, continua ad anteporre le menzogne di Trump alla verità dei fatti.

ridimensionare le accuse

Secondo i media liberal, nella vicenda dei documenti sottratti alla Casa Bianca, Fox ha sempre cercato di ridimensionare l’importanza delle accuse mosse all’ex presidente, venendo così incontro al suo pubblico in gran parte “trumpiano”. Fox ha pure trasmesso in diretta le dichiarazioni di Trump dopo il rinvio a giudizio formale, mentre Cnn e altre tv generaliste non lo hanno fatto, in particolare – ha spiegato Cnn – “per la propensione di Trump a mentire”. Cosa che ha puntualmente fatto pure in quest’ultima circostanza, continuando a sostenere che era suo diritto conservare quei documenti, perché sarebbe stato suo potere declassificarli – cosa che però non fece -.

Se Atene piange, Sparta non ride. “Segnata da una serie di passi falsi”, come osserva sull’Ansa Alessandra Baldini, una delle voci italiane più acute su quanto avviene nei media Usa, l’era di Licht alla Cnn è durata poco più di un anno. L’ormai ex Ceo, cresciuto come producer in show tipo Morning Joe della Msnbc e This Morning e il Late Show con Stephen Colbert della Cbs, era stato assunto al posto di Jeff Zucker nel maggio 2022 con il mandato di “ricostruire la fiducia” nella rete.

 “notizie e verità”

A giudizio dell’amministratore delegato di Warner Bros Discovery David Zaslav, e in base ai dati dell’audience, la Cnn aveva perso la bussola negli anni di Donald Trump: era diventata eccessivamente faziosa e non era più una piattaforma di “notizie e di verità”, per usare un’espressione dell’era di Ted Turner.

Insomma, se l’essere pro-Trump ha nuociuto alla credibilità della Fox News, l’essere anti-Trump ha nuociuto di più alla Cnn, colpendone credibilità e audience. Su entrambi i fronti, il giornalismo è stato colpito e affondato.

L’uscita di scena di Licht è stata accompagnata da dichiarazioni di prammatica. “Ho grande rispetto per Chris, a livello personale e professionale”, dice Zaslav: “La guida della Cnn non è facile, soprattutto in un periodo di trasformazione, e lui ci ha messo il cuore e l’anima. Mentre lavoriamo per identificare un nuovo leader, abbiamo assoluta fiducia nella squadra decisa per continuare”.

capo cosparso di cenere

Già da tempo nel mirino delle critiche, a maggio Litch si era dovuto cospargere il capo di cenere con i suoi dipendenti dopo che un suo recente profilo di 15 mila parole pubblicato sul magazine Atlantic aveva sollevato una rivolta dentro il network. Nell’articolo del giornalista Tim Alberta, che aveva goduto per mesi di un eccezionale accesso al manager, Litch aveva criticato le performances della Cnn sotto Zucker da cui, scriveva The Atlantic, il nuovo Ceo sembrava ossessionato.

Licht – aveva inoltre rivelato Alberta – sapeva che nell’ultimo town hall organizzato dal network con Donald Trump il pubblico in sala era “extra Trumpy”, cioè molto a favore dell’ex presidente, una scelta immediatamente criticata nelle chat interne dei dipendenti.

town hall

Il town hall stesso era stato duramente contestato, aumentando la pressione su Litch già nel mirino per alcune sue scelte editoriali, oltre che per comportamenti percepiti come arroganti. Senza che ciò avesse portato più spettatori alla rete fondata da Turner; anzi.

Il fallimento di Litch è, quasi per assurdo, un’eco del terremoto a Fox News: si paga la scelta di dare al pubblico quello che vuole sentirsi dire, anche se non è vero. Una filosofia dell’informazione ispirata dalla ricerca dell’audience e quindi del profitto: una tomba del giornalismo, che dovrebbe, invece, essere avere l’onestà di dire, alle fonti e al pubblico, anche quello che è scomodo sentirsi dire, se è vero.

(nella foto, Chris Licht)

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